mercoledì 14 dicembre 2011

Cassandra e le due realtà di Micol A. S.


Ho deciso di "fondare" qui da me una piccola rubrica. 
Io sono per dare spazio a chi ha qualcosa da dire, amici, conoscenti, persone capaci, gente che vuole farcela o semplicemente chi ha talento e non se ne accorge...ecco perchè vorrei farvi partecipi di alcuni brani letti durante le settimane di corso.
Tra le righe cerco delle emozioni ed è per questo che inizio con questo racconto struggente e d'effetto. 

CASSANDRA E LE DUE REALTA’ 
di Micol A. S.

Cassandra è in treno. Ancora poco tempo e finalmente si reincontreranno.
Non vede Marco da più di sei mesi, un’infinità in cui non si sono neppure sentiti e in cui si sono scritti
pochissimo. Poche righe, in cui lui le faceva aggiornare il suo diario di bordo, così per farle sentire che
non è sparito del tutto, che qualcosa ancora resta, nonostante tutto.
E’ l’amore ai tempi dei licenziamenti, come dice la canzone. E’ il tempo in cui ci si ama e lo si dimostra
solo facendosi a brandelli. Quando le difficoltà ci impediscono di amare. O quantomeno, non ti fanno
sentire libero di farlo con tutto il tuo essere e l’unica scelta possibile è quella di serrare i ranghi e
combattere. Combattere per sopravvivere, nulla di più: nessun pensiero, nessuna distrazione. E amare ti
fa pensare. Ti fa mettere in discussione tutto quello che hai fatto sinora e capire a 40 anni di aver
sbagliato direzione è difficile per tutti; accettarlo e cambiare rotta una sfida che pochi accettano.
Convincere Marco a ritagliarsi un piccolo spazio tra gli impegni del nuovo lavoro non è stato facile.
Cassandra ce l’ha fatta solo arrabbiandosi. Finalmente! Ha tirato fuori la domanda cruciale, quella che
le faceva paura e intorno alla quale ha girato per mesi, fino a realizzare che non ce la faceva più: “Tu mi
vuoi sì o no? Perché non lo sento, non lo sento più. Non le me lo dici, non me lo scrivi mai! Se non mi vuoi,
dimmelo! Ora! Se invece anch’io sono importante per te, vediamoci! Si può fare, basta organizzarsi!”.
“Nulla conta il potere, la Forza sola è il Volere”, questo è il ritornello che vorticosamente gira da mesi
nella testa di lei. E la volontà di Cassandra ha aspettato sei mesi. Sei mesi di silenzi, di attese disilluse, di
rimandi, di rimbalzi. Sei mesi in cui lei ha capito di essere innamorata davvero, nel profondo perché lui le
ha fatto sentire di avere un’anima. Sei mesi in cui lei si è aperta sempre di più a lui, facendo leggere a
Marco tutto quello che è nel suo cuore, senza paure, difese o protezioni, nonostante le mancate risposte.
Non ci si protegge dall’amore, lo si vive, semplicemente. Così Cassandra vuole essere, per poter essere
davvero.
Lei sa già che anche oggi dovrà aspettare, perché lui non è mai in orario, ha sempre un imprevisto e
soprattutto sa che lei c’è, sempre e comunque. Lì, appesa, ad aspettare. Incollata a una ragnatela di
ricordi, emozioni, sensazioni e vita, quella vera, quella dell’anima. Ma una ragnatela che sta diventando
pesante e tagliente, fatta anche di sofferenze e lacrime nascoste. Perché per Cassandra sarà oggi, o
mai più.
Arriva finalmente a destinazione. Lei e la bottiglia di champagne che ha portato per festeggiare. Una
follia, soprattutto di questi tempi, un azzardo vista la situazione, ma Cassandra ama e per lei l’amore sta
nei dettagli, nelle piccole attenzioni e sì, nelle follie che ci fanno sentire ancora vivi.
Manda un messaggio per avvisare. Aspetta una canonica mezz’ora prima di ricevere risposta: “Ho quasi
finito. Mi libero e ti chiamo”. Passa un’altra ora.
Cassandra oggi è bellissima. Ed è lì, nel suo splendore, con una bottiglia di champagne in una stazione di
passaggio, con un via vai di gente che in quel momento esiste, ma nulla più, perché arriva, scappa,
torna, ma non si ferma a pensare. Non ne ha il tempo.
Prova a chiamare. Nessuna risposta. Pochi minuti e un altro messaggio. Un imprevisto di lavoro.
Cassandra dovrà aspettare ancora un’ora e mezza. Almeno. Le viene comunicato senza formule di
cortesie, gentilezze, attenzioni così semplicemente dettato dalla fretta e dall’urgenza del lavoro, anche
qui senza pensare. Senza pensare al fatto che Cassandra ama, ma non è a disposizione di nessuno. Da
quel momento Cassandra smette di aspettare e se ne va. Sarebbe bastato un “Mi dispiace. Faccio il
possibile”. Un “Mi manchi” alla Flaubert, di quelli che accarezzano l’anima.
Cassandra compra un biglietto, prende il primo treno e, in lacrime, se ne va, lei e la bottiglia di
champagne. Saprà cosa farne stasera.
Marco è in macchina, appena uscito da un cliente che non lo mollava più. D’altronde si parla della
salute delle persone, non di piccolezze e non ci si può passar sopra velocemente. Ora si trova a dover
risolvere una situazione professionale urgente, imprevista, inaspettata. Perché quando ti chiedono
qualcosa deve essere tutto e subito, anzi se non l’hai già risolta nel momento in cui te la chiedono, sei in
ritardo. E Marco che qualche mese fa si è ritrovato senza lavoro da un giorno all’altro, qui è ancora in
prova. Un messaggio veloce, scritto mentre guida, a Cassandra che lo aspetta in stazione. Ha così tanta
voglia di vederla ma non sa dirglielo. Ammetterlo è ammettere di avere qualcosa dentro che ti
sconvolge e soprattutto è ammettere di aver sbagliato tutto, a partire da 18 anni prima, quando la
paura di amare troppo e, soprattutto di riconoscere se stessi in un altro essere, gliel’ha fatta allontanare.
Prima che tutto potesse sbocciare, ma dopo che tutto era già nato, nel profondo, con uno sguardo e
poche confidenze, così all’improvviso, spontanee, segrete a tutti, ma non a loro.
Ha vissuto gli ultimi 18 anni pienamente, senza limitarsi perché Marco ha grandi sogni, ma un pensiero a
lei c’è sempre stato: “Chissà cosa starà facendo, chissà dove sarà?”. E quando il destino gli ha dato
l’occasione di ricontattarla, anche se dopo così tanti anni, non ha perso l’occasione e l’ha assediata.
Per convincerla a rivedersi. E poi l’ha assediata ancora, per convincerla ad aprirsi di nuovo e ad amarlo
ancora. Ce l’ha fatta e l’emozione è stata così grande, così intensa che non ha saputo trattenersi e le ha
confessato tutto ciò che ora tiene abilmente celato nel suo cuore. Perché lei è l’unica persona con cui
lui si sente solo e semplicemente se stesso. Senza la maschera del guerriero, dell’uomo forte che gestisce
sempre tutto e tutti, senza debolezze e senza crolli. Ed è riuscito non a dirglielo, quello no troppo difficile,
ma a scriverglielo sì, insieme a tanti altri pensieri pieni d’amore. Almeno, fino a sei mesi fa, fino ai
problemi, quelli gravi. Fino al silenzio, necessario per concentrarsi e non distrarsi.
Ancora un po’ di pazienza e si vedranno. E lei lo guarderà come solo lei sa fare: dentro, nel suo profondo
e lui potrà finalmente sentirsi a casa. Per poche ore, un po’ di pace, finalmente.
Un trillo inaspettato. Un messaggio. E’ di Cassandra: “Marco … me ne vado”.
E’ il crollo di una certezza. Uno squillo. E’ lei che prova a chiamare. Marco non risponde. E’ senza parole.
L’unica certezza che aveva in quel castello di carte al vento che è la sua vita se ne sta andando via.
Non lo sta aspettando più. La sua risposta: il silenzio. Solo il silenzio. E chissà per quanto.
Marco non risponde. Cassandra capisce che anche questa volta lui si chiuderà. Ha paura, paura di
mettersi in gioco, paura di scoprire il fianco. Non ha ancora capito davvero chi Cassandra sia e cosa lei
possa dargli davvero. Solo amore, perché Cassandra è solo questo e null’altro.
Perché lei vuole solo amare e sentirsi libera. Marco invece vuole amare, ma anche proteggersi.
Impossibile da farsi in contemporanea e così anche loro, come tanti, si amano soli, facendosi a brandelli.
“Ma quante volte può morire un’anima in una stessa vita?” si domanda Cassandra. “Quante volte in una
vita si può sopportare di sentir lacerare il proprio essere così, nel profondo? Quante?”. Per Cassandra
sono due di troppo.
E sarà silenzio. Ma silenzio in attesa di qualcosa? Cassandra lo spera, ma non lo sa. Per la prima volta da
tantissimo tempo non riesce a percepirlo. Sente solo tanta confusione, da parte di entrambi.
Quella stessa sera ognuno torna alle proprie vite, alle proprie responsabilità, alle proprie realtà. Ognuno
più solo e più svuotato.
E’ una fine o è un nuovo inizio? Questo è il pensiero tra una lacrima trattenuta e l’altra. Nessuno ancora
lo sa.
Un rumore distoglie Cassandra dalle sue riflessioni. E’ il ribollire dell’acqua nel pentolino. E’ per la
camomilla, con zenzero e vaniglia. Altro che champagne.
Una voce chiama “Cassandra? Vieni da noi? Tutto ok?”. “Sì, tutto bene. Arrivo”. Cassandra indossa un
sorriso e va, con la tazza bollente in mano, nell’altra stanza. La sua vera vita è lì, che l’aspetta.
Non si è più liberi neppure di piangere.


---------------------------
Grazie Micol  :)




Nessun commento: