sabato 31 dicembre 2011

31-12-2011

...Non smettere mai di farmi capire che esisti...

venerdì 30 dicembre 2011

50 cm di scalino.

Il solito giorno di corsa per le scale e un incontro, come in quei film dove ti ricordi solamente una scena: per assurdo ora s'intende la mia!
Sentii prima un buon profumo e solo poco dopo intravidi lui.
Stava salendo le rampe e ad attimi alterni vedevo la maglia bianca e i jeans troppo usati.
C'era e scompariva, si avvicina e diventava fantasma.
Ero ferma ad aspettarlo su quello scalino mai stato così fondamentale.
Non so nemmeno perchè non continuai la mia salita, mi ricordo solo il mio ripetermi di muovermi perchè sarebbe arrivato da lì a poco.
Ero irrigidita da una forza che m'imponeva quell'odore magnifico.
Lo conoscevo e l'ho capito dopo aver scorto, quasi furtiva, l'unicità della sua figura.
Era esattamente non definito. Perfetto!
Faccia a faccia a fermare il tempo in due.
Abbiamo insistito per congelarci su 50 cm di purezza.
Gli inquilini ci scavalcavano (me lo ricordo) si chiedevano perchè mangiavamo lì, perchè ci baciavamo, perchè non parlavamo mai, perchè facevamo l'amore davanti a tutti, ipotizzavano una casa vera e se ci saremmo mai tornati davvero.
Stupida gente. Passanti di cartone tra vite che ardono.
La comodità era la condanna, gli occhi vigili la sfida, il tempo il rammarico.
Non avrei mai immaginato di consumare una vita in un giorno.
Le donne pulivano con l'acqua i peccati e abbellivano di vaniglia il giorno e la notte.
Correre sugli scalini può essere pericoloso.
Io decisi di riposare per un pò perchè sapevo non sarei stata sola.




Blu

Non parlava il vecchio ladrone
quegli orgogli trasformati in beni 
erano nel letto dei nascondigli 
spacciati per anagrammi celati
svelati da Arianna.
Si divertiva facilmente 
con le gambe tra i giornali
le mani tra le carte
i sigari tra le labbra
e le pareti blu che confondono.
Scambi di denari per eccitazioni
egoismo per epinefrina.
Non aprire l'abitudine
non conoscere l'ordinario
disse lei.
Tra cattivi e belle donne
nasce il bisogno.
Negli anni fanno ritorno 
storie già sentite.
Oro, senza controllo e notte blu.


Dipende dal momento.

La mia convinzione su noi non ha età
ha la voglia perpetua della rincorsa.
Non sorpasserà la moda
sarà l'abito ideale
renderà bella chi lo indossa.
Spersa dovunque
tra neve e sole
ma accompagnata da te.
Se mi privassero della voce
non noterei le differenze 
infondo non mi è mai servita!
Se mi togliessero te
cancellerebbero la mia parte migliore:
l'espressione mai sprecata.
Addolcisco le parole
mitigo il dolore
mescolo e reinvento
un parallelo cammino.
Qualsiasi lettura 
verrà rapportata alla PROPRIA vita,
all'animo del momento...
io non c'entro.




giovedì 29 dicembre 2011


Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati,
che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.
Ci colpiscono degli altri le parole
che risuonano in una zona già nostra - che già viviamo -
e facendola vibrare ci permettono
di cogliere nuovi spunti dentro di noi.
 
Cesare Pavese

Ricapitolando un duemilaeundici!

Anche quest anno ho qui sulle gambe il mio bello scatolone con dentro (quasi) 365 giorni vissuti come è capitato ..con testa o anche no!
Ci sono momenti o frasi che vanno ricordate.
E' stato uno degli anni più veloci, non me ne sono nemmeno accorta forse, ho la sensazione d'aver vissuto su una pista per moto!
Credo di aver fatto davvero un milione di cose, ho pensato tantissimo..quello sì..mi ricorderò il via vai di flash che sconvolgevano o davano un senso alle mie giornate.
E' stato un anno condito da felicità estreme e momenti passati sotto un treno...ma sono qui abbastanza chiara con me stessa (che detto da me fa un pò paura!).
Sicuramente non lo scorderò per svariati motivi.
Lo definirei quasi "personale", ho avuto modo di leggermi sotto un'altra ottica, di scoprire segreti mai svelati.
Ho riso molto. Ho sentito l'affetto delle persone...quelle che per me contano davvero, quelle che continuano a stare qui e non mollano questa donna scema fatta di corse e parole veloci!, quelle che hanno capito che la mia vita sta cambiando ma han deciso di tenermi in un angolo di cuore, quelle che cresceranno con me, quelle che non vorrò deludere mai, quelle che pian piano si stan spogliando dai veli per rimanere nude e facili da toccare, quelle che possono dire sfacciatamente che il bene che hanno preso da me non glielo darà mai nessun altro...ed è così.
Che io sia nostalgica per natura è chiarissimo anche ai sassi ma è fine anno ed è tempo di resoconti e non posso escludere il discorsetto strappalacrime.
Voglio ringraziare chi tiene a me nonostante ci si veda poco, nonostante le montagne intime da superare, nonostante il solo tempo per una telefonata, nonostante lo stesso tetto che ci accoglie 2 ore alla sera, nonostante un ufficio che sembra una prigione ma è lì che sai d'incontrare la maggior parte dei sorrisi , nonostante un milione di queste cose... io vi voglio con me. 
E' stato l'anno del mio matrimonio, delle mie promesse, di un viaggio indimenticabile, della resa dei conti con me stessa, della voglia di maturare alla faccia della fatica cane, della cancellazione di alcuni parassiti, delle timidezze, della riscoperta di alcune sensazioni nascoste per troppo tempo, del mio libro, delle piccole ed enormi soddisfazioni, della voglia di farcela e di lanciarmi, del confrontarmi a testa alta con dei giganti, delle ricadute risapute, degli occhi, delle mani e dell'abbraccio che mai scorderò.
Mettiamoci dentro anche le amicizie a distanza chiaramente vicine e quelle nate per gioco che equivalgono al fuoco vivo che aspettavo da secoli.
E' stato un anno che ha lasciato un segno inevitabile : non è stato per nulla anonimo insomma!
Ovviamente c'è sempre qualcosa che mi lascia l'amaro in bocca, non sarei io senza questa vena che va contromano.
Sò che certe cose da quest anno cambieranno per sempre, non aggiungo altro, se non che è la vita e a volte non la sopporto altre invece la amo.
Dò spazio alle note e alle melodie che mi accompagnano, che giustificano le mie domande, che appoggiano le mie paure e assottigliano la soglia tra realtà e finzione...quella dimensione dove spesso vivo con la mia penna e il mio foglio.
Dò credito a ciò che sono e a chi mi circonda anche per questo.
La musica è la coinquilina che sorregge me assieme a voi.
Se mi guardo indietro vedo alcuni di voi con quelle faccette furbe assieme alla mia,  con l'inesperienza, con le lacrime nate dalle risate, con il sostegno, con le cavolate migliori della mia vita.
Siete grandi. Lo siete davvero!
Buttiamoci nel 2012....deve succedere qualcosa di grande perchè lo dicono tutti gli oroscopi della Vergine!
Stiamo a vedere!
Festeggiate come si deve e buttate dalla finestra solo quello che uno sguardo non merita di vedere...il resto rimane importante.
A te che leggi ....ti voglio bene!

Cin cin!
Lisa


Parole da dedicarmi -Nesli-

Una delle canzoni che ascolto da anni, quelle che sembra sempre la prima volta, quelle che vorresti sentirti cantare e dedicare, quelle che ti fanno pensare VeramentE per 3 minuti della tua giornata.
 E' impossibile non innamorarsi artisticamente di uno che scrive testi semplici e di una verità assoluta mescolandoli ad una musica che regala l'atmosfera perfetta, quella che piace a me almeno. 
Gabbiani, onde e dolcezza.
Senti l'anima e nascono i brividi. 
Mi basta davvero poco per star bene a volte.
Auguri ai poeti...



Non sarà il buio a far dormire la mia anima
non sarà un foglio pieno di frasi che racconterà
di me come di te in fondo di molto poi non cambia
lo stesso cielo, stesso mondo con la stessa rabbia
eh già, vorremmo che potessero tutti sentire
le nostre voci e quello che ognuno vorrebbe dire
dobbiamo dare, qualcosa in mezzo agli altri
dobbiamo stare, uniti ma distanti
anche se spaventati dai giorni che son più brutti
preghiamo per i nostri sogni tutte le notti
tutte le notti nei nostri sogni c'è un po' di realtà
abbiamo negli occhi la luce della libertà
aldilà delle montagne, dei fiumi, dei mari
restiamo ciò che siamo semplicemente esseri umani
semplicemente qualcosa di stupendo,
qualcosa di orrendo, qualcosa che a volte non comprendo

Ma so che c'è qualcuno che mi sta ascoltando
e so che lassù qualcuno sta guardando proprio me
E se lo sta facendo ci sarà un perchè

Forse è utile dire ciò che si prova inutile
Cercare una parola nuova per descrivere
il momento in cui so vivere meglio, inutile
aspettare che ci arrivi un segno utile
l'impegno cos'è se non cercare di essere degno
per questa vita è normale voler dare il meglio
desideriamo ciò che è inutile dicendo "voglio"
non sorridiamo se non l'abbiamo dicendo "muoio"
leggo un foglio con delle frasi che non ricordo
se scritte da me o scritte da te che importa in fondo
sotto lo stesso cielo, stessa rabbia, stesso mondo
lo stesso modo di dimenticare in un secondo
o di guardare sempre indietro ogni singolo giorno
finchè non è il nostro turno non saremo di ritono
dal viaggio che ci tiene in pugno e che ci rende simili
tutti con la stessa paura di essere inutili

Se hai parole da dedicarmi sono qui ora
ad ascoltarle prima di allontanarmi
le mie parole avranno il tuo sapore
ogni giorno di più ed ogni giorno avrò più calore
per ogni singolo uomo esiste un sole
che nasce con te e ti sorride quando muore
dobbiamo solo dare il nostro amore a chi lo vuole
stare in pace anche se non si è dove ci piace
capire se è il momento di parlarsi sotto voce
fuori c'è luce, poi buio, poi ancora luce
tutto quanto accade in modo rapido e veloce
tutto quanto accade in modo così naturale
a volte ci fa star bene, a volte ci fa star male
e vale la pena di evadere
senza avere regole come le favole
senza la paura di sentirsi inutile

mercoledì 28 dicembre 2011

Il momento migliore

Mi chiedo se il bene che uno immagina per la propria vita, poi alla fine, lo ottiene...se lo porta a casa insomma!
Non tutti hanno necessariamente quel giorno dove si svegliano, si lavano i denti e con una bella faccia nuova dicono "Oggi voglio questo per me"..non tutti vivono la stessa cosa nello stesso momento ma tutti dovremmo riuscire a vivere questo maledetto/benedetto attimo di speranza che si deve avverare.
Ma IL momento decisivo è uno o più di uno?
Ci sono persone che ti cambiano la vita ma esiste l'attimo in cui sta scritto che è arrivato il TUO essere protagonista della tua stessa felicità?
Il giorno che non dimenticherai deve essere solamente UNO secondo la storia, deve essere quello che hai già vissuto o che vivrai forse domani.
Sono dell'idea che bisogna per forza decidersi, proclamare un vincitore.
E' anche vero che finchè si è in vita non si smette mai di dirsi "Ma se mi capitasse qualcosa di migliore?"...Allora non è mai finita cari miei!
E' come buttarsi in una vasca di palline colorate, ti schianti dall'alto e sei attratto dalla moltitudine di colori, ti sembra che il rosso sia per te, oppure il verde, ma anche il giallo non è male, e il blu??..aaa il blu è carino tanto quanto l'arancio ecc...Mille frangenti della nosta vita possono sembrare importanti ma deve esserci un primo posto, un vincitore supremo e non importa aver 12 anni, 28, 46 o 93...secondo me te lo senti.
Quando arriva arriva, c'è sempre qualcosa in più che ti scatta dentro, c'è sempre una sorta di lievitazione dalla terra che in altre cose non senti nonostante siano basilari forse o cose simili.
Il valore è la vera chiave che noi possiamo dare al NOSTRO momento ics. Dobbiamo esser in grado di esaminarlo senza metterci troppo tempo. Cosa racchiude una situazione, che brividi ci dà, che pulsazioni del cuore ci dona...Tutto deve combaciare perfettamente in una perfezione che mai troveremo altrove, mai più nella nostra vita, e se dico mai è mai. Almeno per me.
Credo che lo scalino più grande da superare sia "il sentirsi in colpa" nei confronti del resto dei nostri giorni. Eh qua è un casino! perchè spesso vorremmo aver il piede in più scarpe, prendere tante cose e selezionarle come "superiori" ma non può essere così. Si deve dare un'importanza pensata a ciò che riteniamo risponda completamente a quanto citato prima.
Parlo come sempre di me per mettere a nudo quel poco che posso immaginare e ....bhè che dire...Io il mio giorno ce l'ho. E' lui, è segnato qui dentro, incancellabile, fisso e voglioso di mantenere quel posto finchè sarò su questa terra.

Medusa

Immerse in acque blu
mutano la forza.
Si fan angeli di viola pelle
con ali sensibilmente sospese
pregne di luminosa fluorescenza
trasparenti e taciturne.
Gonfiano l'autostima
per l'ammirazione di altri,
spostano l'armonia che regalano
e lasciano una scia con tentacoli di prodigio
particolari e infiniti
muti e travolgenti.
La bellezza ammutolisce
si fa desiderosa di carezze.
La mollosità trasforma l'aura in rete spinosa
la melodia s'intreccia alla morte
si fa sontuosa e imponente.
Risuonano le urla della regina
tra le onde che non cedono al contatto
e la osservano nel silenzio.

Danza nel cielo.

Chissà se le persone vedono i miei pensieri...
Si formano in gonfie figure animate
si muovono tra alberi e tetti
scivolano sui colori
sanno di rammarico e gioie inespresse.
Tra le passeggiate banali di tutti i giorni
un passante verrà mai sfiorato da ciò che sono?
Da quello che sento e spazzo via intendo...
Sentiranno il mio profumo?
Piacerà?
Arriva al cielo la mia mente
e come fumo oscura gli sguardi di chi non sà.
Volano in cielo le mie facciate
sorpassano i corpi
si fanno piccole
inesistenti
ma loro esistono
ed io le sento come macigni.

Persa.

I tuoi dubbi aiutano a capire i miei
le tue perplessità si fondono con quelle nascoste sotto il mio cuscino.
Mi ci siedo sopra alla voglia di sentirti parlare!!
Trattengo con le braccia anche quest ottusa passività
cancello dagli occhi un'intuizione perversa
e prometto vivendo nello sforzo 
azzardando un sentiero sconosciuto
non riuscendoci poi mai.
Tu dici che sarebbe stato
e sarà.
E perdo ogni cognizione.



venerdì 23 dicembre 2011

Sbagliando si impara? Mah!

A volte ti sembra di fare tutto per bene. 
Arrivi ad una conclusione difficile forse, ma qualcosa dentro di te ti dice che è la cosa giusta da fare...e la fai! Devi!
Vivi dimenticando.
Metti un punto gigante come una casa e prosegui per la tua solita esistenza.
Tutto fila liscia.
Passano mesi, anni e improvvisamente in un giorno qualsiasi tutto crolla.
Basta incontrare il motivo della tua chiusura, basta trovarti faccia a faccia con quella persona o rivivere una situazione troppo familiare e ciao!
Tutto va a puttane! Si cancellano i tuoi buoni propositi, le tue convinzioni, il tuo giudizio e la tua maturità.
Ti rendi conto che non avevi nulla di tutto questo, che sei spoglio...esattamente come lo eri all'inizio della tua voglia di cambiare detta battaglia.
Ma può essere possibile tutto questo?! Sembra uno scherzo del destino! 
Dove va a finire tutta quella grande persona che crediamo di essere? 
Mi rendo conto che sono fragile nonostante la mia corazza creata per difendermi dai dolori.
Ma può un individuo fatto in carne ed ossa come te rovesciarti e ribaltarti come un calzino??
La cosa assurda e che mi rattrista è che non vale assolutamente la pena cadere in questa trappola (teoricamente) ma sento già un dito nella ragnatela e mi incazzo con me stessa perchè non so essere così tosta come vorrei.
Sono così brava a dire Basta quando serve che mi stupisco di non riuscirci MAI con certe persone.
Mi guardo indietro e prendo una bilancia, ci metto su cose belle e brutte e le prime sono molte di più ma so che non è così cristoooooo! Lo so che non è altro che un convincimento falso imposto dalla mia testa malata. Sono ben  cosciente che il male ricevuto è nettamente superiore ma non lo ammetterò mai al mio cuore. 
E' sempre lui che ti crea le confusioni migliori e peggiori! E' lui che ti fa perdere autostima e controllo, che ti inebetisce davanti all'evidenza che tutti chiaramente vedono...tutti tranne te!
Quasi mi odio per questo.
Si fa l'errore di autoincitarsi su qualcosa che non è altro che una falsità mascherata da verità. Si coltiva con estrema attenzione e poi arriva un trattore a scavar su tutto quello che stava crescendo.
Sei sempre tu però! L'ideatore e il cattivo! Ti autodistruggi!
Incomprensibile cazzo!
Io sto qua a chiedermi da giorni se fare un passo indietro comporterebbe un cambiamento nelle persone, un cambiamento voluto da sempre ma che forse non mi è dovuto per non so quale motivo.
Persisto nel chiedermi cosa devo fare, come mi devo muovere e non trovo la risposta che fa per me...quella senza dubbi insomma.
Tutto mi sembra sbagliato a prescindere, mi sembra di essere rinchiusa in una stanza piena di quegli aggeggini di cristallo dove me ne sto con uno zaino stracolmo e gonfio a muovermi di continuo con la voglia di guardare di qua e di là senza però spaccare ogni cosa. Si percepisce il disagio??
So cosa mi aspetta se mi rilancio nel passato.
So cosa mi rovina se lo ripesco per metterlo nel presente.
Non c'è futuro in nessun caso.
Eppure la voglia di provare rimane sempre. perchè?? perchè?? perchè mi chiedo??!!
La gente non fa che dirti che sbagli, che è tutto come non dovrebbe essere, che se cadi in una buca poi è difficile risalire in superficie, che sarai sola per l'ennesima volta. 
Ad un certo punto vorrei poter urlare..."COSA POTETE SAPERE DI QUELLO CHE DAVVERO SENTO IO??!" 
Nessuno può importi di non fare cazzate perchè è giusto farle. Poi ne paghi le conseguenze ma frusti la tua pelle e non quella di altri.
Sembra follia? Io credo sia solo voglia di vivere sbagliando tentando di non farlo davvero.

Natale.

Chissà come potrebbe essere un Natale insieme
magari rumoroso e impegnativo
oppure rilassante e delizioso.
Non lo saprò mai
me lo immagino solamente.
Staccata dalla terra,
mentre un vecchio scende sul mondo
io occupo il suo posto tra la neve.
La osservo cadere sulla mia pelle
che si fa gelida 
che tu non riscaldi.
Credo nella voglia di essere come dovrei
ma non sono da troppo tempo.
Spero 
tra quei scorci fittizzi ma capiti.
Ti realizzo stanco ma accogliente
impadronito dal sapere
forse troppe volte sbagliato.
In questi giorni di quiete
me ne sto quassù
tra i regali dimenticati
adorando tra le mani
dei giochi che non si usan più.


Auguri!!


giovedì 22 dicembre 2011

Alice senza meraviglie.


Mormorante e imbronciata fece capolino tra le coppie chiacchierone sedute nel ristorante.
L'inaccettabile divenne una semplicità imbarazzante.
Ordinò un'insalata e la masticò insipida credendo di ingoiare quell’incomprensibile superficialità.
All'epoca dei fugaci motel non avrebbe certo pensato all'imminente futuro e non avrebbe disseppellito momenti del travagliato passato.
Il caffè lo chiese corretto per rimettere in riga il flusso di perplessità che solo un grado alcolico sa plasmare.
Uscì e s'incamminò snobbando gli sguardi piacenti degli uomini in cerca di un accoppiamento frivolo.
Era bella da osservare e se ne rendeva perfettamente conto. Nonostante l'apparenza c'era chi aveva tradito magistralmente quella promessa tanto intima quanto allegorica.
Aveva giurato ai suoi valori nascosti che non gli avrebbe traditi in cambio del dolore ingombrante già vissuto a tempo debito.
Omar sarebbe dovuto rimanere all'oscuro dei fatti perchè sarebbe stata lei a pagarne le conseguenze.
Il suono del telefono non cessava e, anziché un nome, lampeggiava un'enorme scritta di scuse ad intermittenza.
La rabbia e la delusione la gettarono tra i rifiuti di una società capace di non capire.
Comprò una rivista per soli uomini dall'edicolante sulla strada e la mise in borsa assieme a gocce colanti di strafottenza.
La giornata poteva dichiararsi finita assieme alla sua reputazione. 
Vagava pensando all'interrogatorio al quale sarebbe stata sottoposta nelle ore successive.
Distrattamente si ritrovò a camminare sulla terra battuta che portava alla vecchia scuola, in quel nascondiglio per bambini che non si amano.
Sembrava vergognarsi, sembrava non capacitarsi del mutamento ma la saggezza e gli sforzi afferrarono le sue larghe mani e l'accompagnarono all'esplorazione del suo corpo.
Rischiò d'amarsi senza scandalo in un luogo vergine.
Uno spasmo fu interrotto dal rumore insistente di quella tecnologia logorroica in cerca di pena.
Frugò tra rossetti e salviette e scrisse velocemente.
Abbozzò un ghigno del male e si sentì una femmina pronta alla vendetta.
Gli uomini hanno la forza fisica ma il gentil sesso quella deleteria e asfissiante che t'induce a cedere e renderti commiserevole per il resto dei tuoi giorni.
Pronta e fugace arrivò la risposta al suo veleno ma i seni di una bionda americana e un fondoschiena cubano e patinato, in quel momento, avevano la meglio sulle bassezze della mentalità umana e soprattutto familiare.
Finì la sua fantasiosa libidine mostrando un entusiasmo accantonato da diverso tempo.
Lesse:" Omar era passato per allungarmi una gonna credendo che l'avessi lasciata da voi la notte in cui mi avete ospitata ma gli ho detto che era tua!!!! Scusami pensavo lo sapesse. Mamma"
Alice non smise mai di odiare quella madre che la obbligò in un corpo estraneo e le provocò il disincanto di una rinascita unita al suo unico e ultimo amore.


Spiegare un'attitudine _Bassi Maestro_

può sembrare facile spiegare un'attitudine
faccio due parole per sentirmi meno inutile
incontro un tipo al bar, qualche amico di scuola, un mio professore
mi sembra di parlare del tempo in un ascensore
per me sentirsi a casa non è facile
quelli come me si ritrovano in due pagine
scritte a testa bassa, di getto, per sfogo
dicono un poeta ma non è nemmeno un uomo
non è nemmeno un dono, è solo allenamento
difficile spiegare se ci metto il sentimento
se puoi capirmi sai cosa voglio e non voglio
che ho poche parole per i miei amici ma mille per questo foglio
molti dicono che un voto è come una missione
per me è come vivere in volo è la mia ricognizione
guardo in basso da qui non si cade
e provo a far soffiare un vento nuovo sulle vecchie strade

oggi le parole mi sembrano così stupide
messe a tempo in fretta pesano come un'incudine
mi hanno detto aspetta non bastano frasi ruvide
per spiegare un'attitudine
ma oggi le parole mi sembrano vuote
sbaglio sempre arrangiamento e non trovo le note
e non mi serve navigare tra le musiche, è inutile
se non puoi spiegare un'attitudine

vedi, un'attitudine è uno sguardo, un credo
la forza di essere se stessi di dire io c'ero
conferirsi una credibilità, cercare il vero
anche quando ti senti un vecchio mobile in un nuovo arredo
procedo per spiegare un'attitudine come la mia
devo mischiare insicurezza e energia
la faccia tosta di chi lascia una bomba in portineria
ma non scappa anzi rimane gridando la vita è mia
faccia di cazzo, faccia da culo, questo è poco ma sicuro
devo giurare ancora? lo giuro!
fatico a vendermi al prezzo che valgo
ma contano più soldi o chi è venuto sotto il palco?
davvero non lo so più, dimmelo tu!
non l'hanno detto in radio tantomeno in tivù
per questo mi rifugio in un mondo di cose mie
vedo, leggo e scrivo, ma uso solo parole mie

La mia preferita dell'ultimo album!


Bentornato anche a Bassi!  ;)..  e andate a vederlo stasere in Via Marconi da Move Shop se potete che io son costretta a rinunciare a lui per stare a sentire le istruzionicasa dei miei e far provapesovaligie perchè che se vanno ai caraibi alla faccia mia!!! Ingiustizie come regali di Natale quest anno! 




Settima Lezione 20-12-11

Ho ritardato un paio di giorni ma c'è una spiegazione logica!
Partiamo per ordine:
martedì eravamo in pochi e senza nulla togliere a nessuno perchè siam tutti cardini di una ruota che va alla grande..è stata senza dubbio una lezione intima e particolare!
Non so esattamente cos'ho capito perchè la mia testa era su altri fronti ma la sensazione captata è stata quasi armoniosa oserei dire!
Il compito era sul segreto ed ecco il mio:



SCATTI PER L’IMPERO
di Tesini Lisa

Anna, 3 ore di volo e la terra dai colori caldi dove sprofondare per l'ascesa. Il Marocco sarebbe stato come le suggerivano le spezie della drogheria?
Assan la stava aspettando all'aeroporto. Avere una guida fu l'unico lusso che decise di concedersi per quell'esperienza inusuale.
Il dicembre nel deserto era pronto ad accoglierla e lo s'intuiva dal sole fermo sulla grandezza architettonica di Rabat e dal libro aperto nella teca della biblioteca internazionale.
Armata di zaino e desiderosa di scoperta iniziò a conoscere chi fosse veramente il fascino del passato mussulmano e Assan. Tra una jeep ed una duna scoprì quanto basta: entità berbere, diversità culturale, molteplicità di paesaggi, 45 anni, un’esperienza in Italia per imparare la lingua, 6 fratelli ed un padre ucciso.
Anna studiò la strada leggendaria della Kasbah di Ourarzazate e le mani di lui fisse sul volante: erano da lavoratore e non da guida turistica, notò marcate rughe ad ogni sorriso, una cicatrice importante sulla fronte e una pancia morbida che dava forma al caftano color crema.
L'interferenza tra le spiegazioni esaustive e i racconti di chi percepisce in fretta erano impercettibili: tutto filava liscio.
Assan, al mattino, arrivava stanco ma disponibile, chiacchierava nei lunghi tragitti come una persona bisognosa di farsi conoscere, eppure di gente ne conosceva davvero tanta!
Arrivati a Marrakech Anna si sentì alquanto scombussolata. Veniva strattonata dalle piazze chiassose con gli incantatori di serpenti, dalle frange dei tappeti sventolanti e dalla calma assoluta dei passi d'asino per le salite alla periferia. Era la città dalle notti incantate e del lusso riscoperto ed era d'obbligo festeggiare come pomposi sceicchi.
Le venne suggerito un abbigliamento sfarzoso ma in un viaggio d'avventura non ci si portano lustrini perciò optò per un vestito di cotone con una collana d'argento comprata prima di entrare in albergo.
L’accompagnarono ad un podere addobbato di festoni blu e cuscini dorati  e sentì frenesia e libertà anche se non si trattava esattamente di salite su cammelli o incontri con beduini: per quello c'era tempo.
Il fido "amico" era particolarmente voglioso di illustrarle i piatti della tradizione, la fece ballare con le danzatrici del ventre e usò la fotocamera di Anna per immortalarla sognante.
All'improvviso un cerchio di fuoco si fece notare dall'arena appena fuori, tutti accorsero, era un'attrazione per turisti fatta di luce e portante la scritta "SALAM".
"Non andare" disse Assan solleticandola ad alzarsi e a seguirlo dalla parte opposta del luogo chimerico.
Tra bougainville rampicanti e mosaici di una perfezione indiscutibile uscirono da un arco di mattoni, abbassarono le teste e fu subito miseria.
Gli occhi di Anna cancellarono quanto visto poco prima e la ponderata stabilità riflessiva s'impadronì di lei.
"Ti mostrerò ciò che la gente non racconta. Sarai mia ospite se lo vorrai". 
Lei con sguardo di conferma assecondò quel sincero volere.
Un labirinto di alte mura e fenicotteri addormentati li accompagnarono innanzi ad un cancello alto e stretto.
"Mamma sono io" disse l'uomo che lei non capiva, spostando la tenda pesante di color petrolio.
Nessuna risposta li accolse. Assan la invitò ad accomodarsi, lui si sarebbe assentato un solo istante.
Un colpo di tosse e un'improvvisa mano sulla schiena quasi dolorante lo fecero allontanare.
Introversa si sedette su un pouf scucito e poco accogliente a scrutare borsoni e disordine. I minuti passavano ed era ancora sola in una stanza che non decifrava, assuefatta da afa e maleodoranti acque stagnanti.
Picchiettando un piede più e più volte, decise, innervosita, di darsi una spinta per alzarsi e cercare soluzioni.
Chiamò Assan all'infinito. A passi tremolanti indagò la casa fino a spingersi ad una porta di legno che dava all'esterno. Sentì vociferare in modo continuo e vicino.
Corse incontro alla sconosciuta chiamata e si ritrovò in pieno giorno nel bel mezzo del suk tra le spallate di vecchi anziani dal viso diroccato. Sbirciò tra le botteghe senza capire in che razza di tempo fosse capitata.
Assan dov'era? Cosa stava succedendo? Era notte? Era giorno? Era realtà e tradizione o illusione da caffeina dei troppi the?  Chi era veramente quella guida trovata per caso sulla rete? Cosa stava escogitando?
Si fece coraggio e senza una cartina o un appiglio umano allungò il passo fino ad una zona apparentemente tranquilla.
Il gradino di roccia sembrava un'oasi di purificazione da tutto quel delirio. Le mani smisero di tremare, gli occhi di cercare e il fiato tornò.
Con un filo di voce marocchina da dizionario tascabile fermò una giovane ragazza e chiese dove fosse il bar più vicino per una telefonata ad un taxi. La pelle mulatta e lo sguardo complice la indirizzarono alla conclusione di tutto ciò che stava vivendo.
Le offrirono con gentilezza quella chiamata e aspettò sul marciapiede la partenza per la fuga.
Dopo 20 minuti frenò bruscamente un vecchio Mercedes ocra, salì e ordinò di condurla all'aeroporto.
"Certo” rispose il tassista.    "Sei italiana?" chiese.     "Si, mi chiamo Anna" disse lei.
L'uomo si voltò con un sorriso accompagnato da un occhiolino divertito disse "Piacere Assan!" e le porse quella foto.
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Bene, l'argomento della serata si è concentrato poi sull'ossessione! 
Chi non è ossessionato da qualcosa? 
Io mi sono posta questa domanda e, a dir il vero, credevo di rispondere in un nano secondo...bhè non è stato così! Mannaggia! Qua è sempre un cercare, sempre una rincorsa al non banale, sempre un mettersi in gioco e che dire...mi piace un sacco!
Sono qua che elaboro le mie ossessioni, che cerco di capire se sono realmente tali oppure solo accenni della mia risaputa voglia di perfezione...che poi una è sinonimo dell'altra probabilmente!
Cose, persone, situazioni? qual'è la tarma nel mio cervello?
Mille cose avrei da dire ma cerco di cambiare rapidamente discorso per parlare di ieri sera: c'è stata la Festa del Teatro Stabile di Verona e con sommo orgoglio posso considerarmi una persona soddisfatta!
Erano invitati a questa "festa" alunni di teatro, di scrittura e ovviamente i docenti ...
Il mio pezzo di Natale "Rivoluzione Babbiana" è stato scelto (assieme ad altri 3) per esser interpretato su un palco. Insomma, ditemi anche che sarà una cavolata ma sentir "interpretare" qualcosa scritto da te da altri è una gran figata! 
Ringrazio chi si è prestato a rendermi felice!
Mi sento come una bambina al parco giochi!!  Ma da quant'era che non mi sentivo così?? Voglio non finisca mai! Ditemi che sarà così! Respirare a pieni polmoni ciò che mi dà carica è una cosa pazzesca! Doveva capitare anche a me prima o poi! Scopro pian piano un mondo nuovo, persone diverse e culturalmente piene e non mi sento indifesa nonostante io non abbia 2 lauree da sventolare! Voglio una rivincita da lanciare in faccia a chi mi ha sempre dato un valore zero! Ce l'avrò!!

martedì 20 dicembre 2011

Il Cigno Nero

Non so perchè mi sia venuto in mente solo oggi questo film ma a me è piaciuto un bel pò perciò consiglio vivamente!



Attesa d'ospedale.

Gente sconosciuta che calpesta tipetutamente pavimenti lisci e grigi come i volti di chi è costretto a passare da qui.
Lamentele e prese ingiro, donne indispettite e uomini in lamento.
Tutti completamente indifesi, nel limbo della speranza, di un sorriso continuo, senza inceppi, senza limiti nella pazienza.
E tu sei piccola e infastidisci il mio timore, canticchi incosapevole di ciò che verrà.
Dovrebbe nascere il perdono da minore età ma non sarà questa la tua salvezza. 
Il rispetto per mio stato lo esigo tanto quanto la voglia di farti muta.
Smettila di muoverti.

venerdì 16 dicembre 2011

E' amore dal momento in cui governi sugli altri, tralasci l'incapacità che credi di avere e rischi per conoscere.
Liberi i gesti e ti fai assoluto per lei.
Contrapponi l'intelligenza ad un piccolo cuore pratico e oscillante.
E' amore se sei in grado di dargli un significato.

Si fa nero.

Mi disintossico dal bianco per avere solo il nero.
Tolgo la chioma fatiscente che copre la mia testa
e riscopro il mio cervello.
Con difficoltà gestisco il marcio, l'idoneo e tutto il resto.
E' scuro qui intorno a me 
non si distinguono le linee.
Non mostro spasmi o difetti nella cecità
non amo, non odio, 
non porto nulla se non la concezione di un silenzio.
Vibra un terremoto muto e crepa il mio corpo
macchio ciò che ho dentro per confondere il meglio col peggio.


"NON C'E' PUBBLICO MIGLIORE DI QUELLO FORMATO DALLE PERSONE CHE AMI"    cit.

giovedì 15 dicembre 2011

Sveglia.

Necessito di tempo.
E' chiara la mia mancanza di posti dove mettere, in ordine anche non logico, le mie multitudini di idee.
Mi sembra di scoppiare da un momento all'altro.
E' come esser schiacciati dall'alto e sentirsi allargare finchè non fai parte integrale del pavimento che ti teneva in piedi fino a poco prima.
Le spinte che mi arrivano sono enormi, mi eccitano in maniera viscerale, mi accompagnano di notte e mi danno il buongiorno al mattino.
L'esagerazione che metto in queste righe non è sufficientemente adeguata allo stato delle cose.
Il fatto di sembrare sfacciata e creare dissapori non mi tocca affatto, non mi affievolisce la forza di lottare e di cercare sempre qualcosa.
Prima pensavo ad un fatto che mi ha aperto il cuore a metà.
Non è che mi sia soffermata su un argomento nuovo ma stavolta l'ho visto con occhi diversi, sotto una prospettiva più cruda che, grazie a Dio, ho scoperto di avere dopo 30 anni.
Mi son chiesta se è davvero importante per me essere tenuta in secondo piano e la mia risposta è decisamente no!
Spiego. Il fatto di sentirmi in più, di cercare qualcosa senza il minimo riscontro dall'altra parte, il fatto di impormi di passarci su ricevendo sempre la solita moneta come paga...non fa più per me.
Io voglio essere qualcuno perchè lo sono.Punto.
Accontentarsi lo lascio ad altri. Sarà, ma maturando o avendo a che fare con gente che ti prende per le spalle, ti squote e ti dice "Ohhh ma ti svegli fuori??! Affanculo tutto. Pensa per te!" mi dà quella carica che non ho mai avuto e che mi fa bene.
Nel momento stesso in cui sputtano tutto scrivendo mi sento alquanto debole e irreale ma scrostare la ruggine richiede tempo, forse troppo per quanto mi riguarda.
Ci sono quei giorni dove mi sento un leone dove sbranerei chiunque e quei giorni che non mi si può guardare diversamente perchè mi chiedo cos'ho che non va ...ma fa parte di me e continuerò a rappresentare la mia immagine con queste scene..solo con un pò più di palle.
Sentirsi non appoggiata o addirittura snobbata è una cosa disgustosa che dovrebbe esser provata solo da chi vive lanciando queste limitazioni umane che non fanno bene a nessuno. Tantomeno a me.
Alla fine cosa chiedo? Richiedo fatiche esasperanti? Tolgo tempo prezioso?
Io non mi pongo queste domande se la persona che ho davanti per me vale DAVVERO qualcosa. 
Non me ne frega di niente e nessuno perchè io guardo e ascolto la voce che nasce da chi abita qui dentro.
Quante carestie ho patito, quante giornate a chiedermi cosa c'è di sbagliato in me, quanta poca considerazione alla mia persona, quante attese buttate nel cesso, quanti attimi sprecati per delle cazzate.
Basterebbe coerenza e lo dico io che non ne avrò mai ma è un consiglio che voglio dare e che mi dò.
Basterebbe ragionare e non aspettare di provare a ragionare in un domani che non arriverà probabilmente mai. E lo si sa benissimo che è così!
Sono qui adesso e qui adesso ci vivo. Prendere o lasciare. Adesso. Non poi.
Chi torna strisciando non mi è mai piaciuto, può succedere al massimo una volta ma dopodichè significa che non sei altro che incapace di giocarti le tue carte e la speranza dopo un pò fa la muffa.
Facile aspettare i passi dagli altri, facile credersi superiori all'umanità ma le rivoluzioni partono sempre dalla plebe..ci sarà un perchè. Dopo quelle battaglie cambia tutto.
Come voglio proseguire? Bhè un pò più incazzata senza dubbio.

Suono con le mani

Battiti di mani scandiscono la musica nell'aura plastificata.
Un imbarazzante estetica insolente
inusuale e giusta.
La facciata sorprendentemente nuova e irriconoscibile
suona e rimbomba sull'ombra di un tempo.
L'appello alla creatività diventa l'avventura
che introduce una scoperta.
Lo schioccare delle dita
accompagna la partenza
e conduce all'arrivo pensato.


mercoledì 14 dicembre 2011

Cassandra e le due realtà di Micol A. S.


Ho deciso di "fondare" qui da me una piccola rubrica. 
Io sono per dare spazio a chi ha qualcosa da dire, amici, conoscenti, persone capaci, gente che vuole farcela o semplicemente chi ha talento e non se ne accorge...ecco perchè vorrei farvi partecipi di alcuni brani letti durante le settimane di corso.
Tra le righe cerco delle emozioni ed è per questo che inizio con questo racconto struggente e d'effetto. 

CASSANDRA E LE DUE REALTA’ 
di Micol A. S.

Cassandra è in treno. Ancora poco tempo e finalmente si reincontreranno.
Non vede Marco da più di sei mesi, un’infinità in cui non si sono neppure sentiti e in cui si sono scritti
pochissimo. Poche righe, in cui lui le faceva aggiornare il suo diario di bordo, così per farle sentire che
non è sparito del tutto, che qualcosa ancora resta, nonostante tutto.
E’ l’amore ai tempi dei licenziamenti, come dice la canzone. E’ il tempo in cui ci si ama e lo si dimostra
solo facendosi a brandelli. Quando le difficoltà ci impediscono di amare. O quantomeno, non ti fanno
sentire libero di farlo con tutto il tuo essere e l’unica scelta possibile è quella di serrare i ranghi e
combattere. Combattere per sopravvivere, nulla di più: nessun pensiero, nessuna distrazione. E amare ti
fa pensare. Ti fa mettere in discussione tutto quello che hai fatto sinora e capire a 40 anni di aver
sbagliato direzione è difficile per tutti; accettarlo e cambiare rotta una sfida che pochi accettano.
Convincere Marco a ritagliarsi un piccolo spazio tra gli impegni del nuovo lavoro non è stato facile.
Cassandra ce l’ha fatta solo arrabbiandosi. Finalmente! Ha tirato fuori la domanda cruciale, quella che
le faceva paura e intorno alla quale ha girato per mesi, fino a realizzare che non ce la faceva più: “Tu mi
vuoi sì o no? Perché non lo sento, non lo sento più. Non le me lo dici, non me lo scrivi mai! Se non mi vuoi,
dimmelo! Ora! Se invece anch’io sono importante per te, vediamoci! Si può fare, basta organizzarsi!”.
“Nulla conta il potere, la Forza sola è il Volere”, questo è il ritornello che vorticosamente gira da mesi
nella testa di lei. E la volontà di Cassandra ha aspettato sei mesi. Sei mesi di silenzi, di attese disilluse, di
rimandi, di rimbalzi. Sei mesi in cui lei ha capito di essere innamorata davvero, nel profondo perché lui le
ha fatto sentire di avere un’anima. Sei mesi in cui lei si è aperta sempre di più a lui, facendo leggere a
Marco tutto quello che è nel suo cuore, senza paure, difese o protezioni, nonostante le mancate risposte.
Non ci si protegge dall’amore, lo si vive, semplicemente. Così Cassandra vuole essere, per poter essere
davvero.
Lei sa già che anche oggi dovrà aspettare, perché lui non è mai in orario, ha sempre un imprevisto e
soprattutto sa che lei c’è, sempre e comunque. Lì, appesa, ad aspettare. Incollata a una ragnatela di
ricordi, emozioni, sensazioni e vita, quella vera, quella dell’anima. Ma una ragnatela che sta diventando
pesante e tagliente, fatta anche di sofferenze e lacrime nascoste. Perché per Cassandra sarà oggi, o
mai più.
Arriva finalmente a destinazione. Lei e la bottiglia di champagne che ha portato per festeggiare. Una
follia, soprattutto di questi tempi, un azzardo vista la situazione, ma Cassandra ama e per lei l’amore sta
nei dettagli, nelle piccole attenzioni e sì, nelle follie che ci fanno sentire ancora vivi.
Manda un messaggio per avvisare. Aspetta una canonica mezz’ora prima di ricevere risposta: “Ho quasi
finito. Mi libero e ti chiamo”. Passa un’altra ora.
Cassandra oggi è bellissima. Ed è lì, nel suo splendore, con una bottiglia di champagne in una stazione di
passaggio, con un via vai di gente che in quel momento esiste, ma nulla più, perché arriva, scappa,
torna, ma non si ferma a pensare. Non ne ha il tempo.
Prova a chiamare. Nessuna risposta. Pochi minuti e un altro messaggio. Un imprevisto di lavoro.
Cassandra dovrà aspettare ancora un’ora e mezza. Almeno. Le viene comunicato senza formule di
cortesie, gentilezze, attenzioni così semplicemente dettato dalla fretta e dall’urgenza del lavoro, anche
qui senza pensare. Senza pensare al fatto che Cassandra ama, ma non è a disposizione di nessuno. Da
quel momento Cassandra smette di aspettare e se ne va. Sarebbe bastato un “Mi dispiace. Faccio il
possibile”. Un “Mi manchi” alla Flaubert, di quelli che accarezzano l’anima.
Cassandra compra un biglietto, prende il primo treno e, in lacrime, se ne va, lei e la bottiglia di
champagne. Saprà cosa farne stasera.
Marco è in macchina, appena uscito da un cliente che non lo mollava più. D’altronde si parla della
salute delle persone, non di piccolezze e non ci si può passar sopra velocemente. Ora si trova a dover
risolvere una situazione professionale urgente, imprevista, inaspettata. Perché quando ti chiedono
qualcosa deve essere tutto e subito, anzi se non l’hai già risolta nel momento in cui te la chiedono, sei in
ritardo. E Marco che qualche mese fa si è ritrovato senza lavoro da un giorno all’altro, qui è ancora in
prova. Un messaggio veloce, scritto mentre guida, a Cassandra che lo aspetta in stazione. Ha così tanta
voglia di vederla ma non sa dirglielo. Ammetterlo è ammettere di avere qualcosa dentro che ti
sconvolge e soprattutto è ammettere di aver sbagliato tutto, a partire da 18 anni prima, quando la
paura di amare troppo e, soprattutto di riconoscere se stessi in un altro essere, gliel’ha fatta allontanare.
Prima che tutto potesse sbocciare, ma dopo che tutto era già nato, nel profondo, con uno sguardo e
poche confidenze, così all’improvviso, spontanee, segrete a tutti, ma non a loro.
Ha vissuto gli ultimi 18 anni pienamente, senza limitarsi perché Marco ha grandi sogni, ma un pensiero a
lei c’è sempre stato: “Chissà cosa starà facendo, chissà dove sarà?”. E quando il destino gli ha dato
l’occasione di ricontattarla, anche se dopo così tanti anni, non ha perso l’occasione e l’ha assediata.
Per convincerla a rivedersi. E poi l’ha assediata ancora, per convincerla ad aprirsi di nuovo e ad amarlo
ancora. Ce l’ha fatta e l’emozione è stata così grande, così intensa che non ha saputo trattenersi e le ha
confessato tutto ciò che ora tiene abilmente celato nel suo cuore. Perché lei è l’unica persona con cui
lui si sente solo e semplicemente se stesso. Senza la maschera del guerriero, dell’uomo forte che gestisce
sempre tutto e tutti, senza debolezze e senza crolli. Ed è riuscito non a dirglielo, quello no troppo difficile,
ma a scriverglielo sì, insieme a tanti altri pensieri pieni d’amore. Almeno, fino a sei mesi fa, fino ai
problemi, quelli gravi. Fino al silenzio, necessario per concentrarsi e non distrarsi.
Ancora un po’ di pazienza e si vedranno. E lei lo guarderà come solo lei sa fare: dentro, nel suo profondo
e lui potrà finalmente sentirsi a casa. Per poche ore, un po’ di pace, finalmente.
Un trillo inaspettato. Un messaggio. E’ di Cassandra: “Marco … me ne vado”.
E’ il crollo di una certezza. Uno squillo. E’ lei che prova a chiamare. Marco non risponde. E’ senza parole.
L’unica certezza che aveva in quel castello di carte al vento che è la sua vita se ne sta andando via.
Non lo sta aspettando più. La sua risposta: il silenzio. Solo il silenzio. E chissà per quanto.
Marco non risponde. Cassandra capisce che anche questa volta lui si chiuderà. Ha paura, paura di
mettersi in gioco, paura di scoprire il fianco. Non ha ancora capito davvero chi Cassandra sia e cosa lei
possa dargli davvero. Solo amore, perché Cassandra è solo questo e null’altro.
Perché lei vuole solo amare e sentirsi libera. Marco invece vuole amare, ma anche proteggersi.
Impossibile da farsi in contemporanea e così anche loro, come tanti, si amano soli, facendosi a brandelli.
“Ma quante volte può morire un’anima in una stessa vita?” si domanda Cassandra. “Quante volte in una
vita si può sopportare di sentir lacerare il proprio essere così, nel profondo? Quante?”. Per Cassandra
sono due di troppo.
E sarà silenzio. Ma silenzio in attesa di qualcosa? Cassandra lo spera, ma non lo sa. Per la prima volta da
tantissimo tempo non riesce a percepirlo. Sente solo tanta confusione, da parte di entrambi.
Quella stessa sera ognuno torna alle proprie vite, alle proprie responsabilità, alle proprie realtà. Ognuno
più solo e più svuotato.
E’ una fine o è un nuovo inizio? Questo è il pensiero tra una lacrima trattenuta e l’altra. Nessuno ancora
lo sa.
Un rumore distoglie Cassandra dalle sue riflessioni. E’ il ribollire dell’acqua nel pentolino. E’ per la
camomilla, con zenzero e vaniglia. Altro che champagne.
Una voce chiama “Cassandra? Vieni da noi? Tutto ok?”. “Sì, tutto bene. Arrivo”. Cassandra indossa un
sorriso e va, con la tazza bollente in mano, nell’altra stanza. La sua vera vita è lì, che l’aspetta.
Non si è più liberi neppure di piangere.


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Grazie Micol  :)