martedì 31 gennaio 2012

India

Nellore, in India, è un distretto che si affaccia sul Golfo del Bengala e deve il suo nome alla parola tamil che designa il riso, la principale coltivazione della zona. Vi risiede una larga popolazione tribale, per la maggior parte Yanadi, esclusa dal resto della società a causa della rigida suddivisione in caste della cultura indiana, abolita sulle carte ma mantenuta nei fatti per cui le famiglie appartenenti a questo gruppo vivono ai margini dei villaggi, isolate, in piccole capanne di fango e paglia, non hanno accesso al sistema idrico pubblico e devono attingere l’acqua da bacini idrici naturali, essendo così esposti a malattie come colera e diarrea; tale rischio è aggravato dall’impossibilità di accedere ai pochi e poco adeguati centri medici e dall’unico appoggio a cure tradizionali a base di erbe e infusi. Sono costrette a svolgere i lavori più faticosi e avvilenti, come i braccianti a giornata e i cacciatori di topi per proteggere i campi dei grandi proprietari terrieri, spesso stranieri, a cui chiedono in affitto piccoli appezzamenti di terra per potersi sfamare, nella maggior parte dei casi con una ciotola di riso al giorno, garantendo con la propria vita e per questo devono lavorare gratuitamente i possedimenti dei latifondisti per anni, accumulando comunque debiti che vengono passati ai figli poiché il tasso di interesse si aggira intorno al 150%. Costoro lavorano già in tenera età e i pochi “fortunati” che possono permettersi degli studi si vedono soggetti a continue discriminazioni, così da doverli abbandonare il più presto possibile e di conseguenza nove persone su dieci sono analfabete.
(fonte: Actionaid, da adozione a distanza personale) 




Shiver



A parte che lei è di una bellezza disarmante!  :O

lunedì 30 gennaio 2012

Vi capita mai di esser sotto la doccia e magari vi siete già pure lavati e siete pronti per uscire ma vi impallate con lo sguardo alle mattonelle a pensare alla vostra vita?? Goccioline che scendono e docciaschiuma in bella vista. Stucco bianco nelle fessure e rotaie per plastiche trasparenti. Lì, fermi come ebeti con l'acqua che vi scorre sul corpo, lì a consumarne litri e litri pur sapendo che è sbagliato, lì a rilassarvi col caldino e il vapore, lì a prendere decisioni che non saranno mai prese nel momento in cui il piede verrà asciugato! A me piace questa sensazione nonostante tutti dicano che la vasca sia più rilassante. Certo, li ti puoi sdraiare e ascoltare anche il respiro perchè non c'è il rumore dell'acqua che sbatte a terra ma ....questa poi non diventa fredda in fretta?!!? é una cosa che non mi è mai andata giù...dura troppo poco il benessere e ci metti una vita per preparare "l'atmosfera"...il gioco non vale la candela!  Ne avrò fatte 10 in tutta la mia vita...anche troppe! Se leggi un libro lo bagni oltretutto! Che sia per quello che nei bagni girano Novelle 2000? cose di poca importanza insomma...mmm mi sa che quelle non sono vicino alla vasca.

giovedì 26 gennaio 2012

25-01-12

Mi sono seduta in macchina, l'ho accesa e sono partita, ho sbottonato i primi 2 bottoni del giubbotto e mi sono tolta il metro di foulard girato attorno al collo per il freddo. La mia musica c'era. Al semaforo ho sciolto i capelli da quella coda usata per l'ufficio...mi sentivo bella senza neppure guardarmi allo specchio, ho acceso una sigaretta e mi sono messa un dito in bocca per assaggiare che fossi proprio io.

E' questa la reazione di "libertà" che ho provato ieri sera. Quella voce che mi fa dire che io nella vita probabilmente ho sbagliato quasi tutto...le scelte insomma. Io dovevo calpestare altri ambienti e respirare altri volti. Lo senti quando sei "adatta" a qualcosa: succede con le situazioni e con le persone. E' un dato di fatto e sto cercando di fare il possibile per non piangermi addosso perchè recuperare non è sempre così semplice ma ci si prova....ad essere sè stessi intendo. 

Scale antiche, calpestate da non so quanta gente prima di me, passi affaticati e corse per un arrivo.
La stanza dai soffitti alti, con donne sole fatte di olio intente a guardarmi appese a pareti di storia, tende (quelle che tanto piacciono a me) che rinvigoriscono l'idea che il tempo passato dà sicurezza e ti appesantisce con dolcezza. Lo sento il profumo della tranquillità, con esseri viventi dagli emisferi destri e sinistri in conflitto perchè così è se vivi o provi a vivere.
La luce appena accennata si solidifica negli angoli e rende ombroso il resto, comode sono le poltrone che accolgono le menti all'apertura di un dialogo.
La musica, ah la musica e la sua terapia. Porta la razionalità a non esistere.
Domande, domande, domande e riflessioni.
Voce bassa, quiete intorno, sconosciute volontà con lo scopo di sorridere ancora una volta.

Non avrei potuto desiderare altro, di sera, tra me e me.
Mi sento ogni volta la piccola del gruppo se consideriamo l'età dei partecipanti ...e forse è anche questo che mi fa bene: non esser costretta ad esser grande per un pò.
Lisa

mercoledì 25 gennaio 2012

Decima Lezione 24-01-12

Seratona ieri! 
Divertente e piena di spiegazioni, trucchetti, nozioni ecc che mi stanno ancora girando per la testa. Effettivamente avevano ragione le voci che la davano come lezione Madre! 
Mi "abbindola" quest'esperienza e stasera avanti con questo mondo!...Ormai sto valutando di comprarmi un appartamento in pzzà Brà...accessibile no!? AAA cercasi fondi!
Comunque solo kili di teoria in piccionaia, perciò i compiti per casa non sono stati letti e saranno per la prossima volta..meritate ferie venite a me! ;)
In ogni caso questo è quello che avevo preparato...il tema ...sempre il solito.

Ps: e ricordate che nella scrittura c'è un'indole genetica e naturale che ci rende personali e a LEI non si può proprio scappare! Nasce dalle nostre esperienze di vita e da ciò che sentiamo! Siamo tutti  diversi  in ciò che abbiamo da dire!  AMOOOOOOOO! 
Vaben ciao!


Testamento sentimentale

di Tesini Lisa

Per la prima volta non rise come se fosse costretta a farlo: lui era una rivelazione.
Quando si sentirono pungere senza dolore si accorsero che, tra mente e ingarbugliati pensieri, non esisteva alcuna concezione dei limiti.
“Non ci credo che scrivi anche tu!!” disse Marlene proponendo un cin.
“Sì.” rispose lui intimidito in un’espressione fraintendibile tipicamente adolescenziale.
Bastò quel lato inconfessato fino ad ora per  conoscere improvvisamente il significato di “non c’è mai fine”.
Disturbati nei loro sogni ad occhi aperti si avvicinarono con le sedie per annusare un istinto dichiarato e per leccare le ferite degli anni precedenti e sconosciuti.
Promisero mentalmente di condividersi.
Fu così che le prime righe di Eddie diedero pace alla sua musa e prepararono quel cuore di donna ad appartenergli ad ogni condizione. Quasi egoisticamente divenne una presenza simbolica.
Le parole scorrevano tra le carte e la vita li allontanava lentamente facendo scivolare, con trasognante fierezza, un intimo abbandono.
Divenne abitudine rincorrersi seppur per un solo minuto al giorno. Il desiderio di sapere dell’esistenza di ognuno li rendeva schiavi di un’illusione.
L’effetto di un impegno costante disturbava due anime solitarie avvolte da disponibilità pronta a trasformarsi in mali decisivi.
Tagliavano le stesse vene che portavano sangue al cuore ma aspiravano ad una leggerezza dal volume incontenibile.
Sottolineavano l’una le frasi dell’altro, archiviavano storie inventate per la gente e sospiravano nel rileggerle.
Osservavano foto scattate in giorni dove sembravano maturi e irraggiungibili.
Attendevano l’incarnazione comune di un credo sottoforma di mail, status o pagine strappate.
Ogni inverno portava notizie incisive ed ogni estate malinconie mai gestite.
L’annuncio di una primavera risuonava tra le confidenze dei nuovi amori e arrivava l’autunno per spazzare via ciò che a terra si spegneva.
L’insofferenza lasciava spazio al rispetto delle circostanze che davano loro vesti nuove che, puntualmente, li distaccavano dall’inafferrabile.
Provocatori e protettori, idealmente perfetti, ufficialmente indivisibili in terra e in cielo, succinti in testi incriminati, grossolani e distratti, pulsanti e complici.
Il delirio del tempo che non combaciava con i fatti e lo scorrere degli anni divenne sentitamente giusto.
L’immaginazione rubava la voce lasciando segni d’inchiostro inciso e battiture da interpretare.
L’aderenza alla ragionevolezza produceva impeti di distrazione.
L’impegno nel dimenticare non riusciva e ammassava ricordi brevi incorniciandoli alle pareti del vero.
Una storia d’altri tempi, penserete, di quelle prive di tatto ma mai discrete.
Né carne, né odori, né suoni.
Freddi file murati su un desktop: ecco cosa li abbracciava.
Silenzi tombali in luoghi sgombri dalla quotidianità enfatizzavano e legalizzavano una fugace presenza.
Costantemente in attesa, in preda ad un’impazienza che manipola un’inquietudine senza soluzione.
Rimaneva per la vita un obiettivo nato per caso, trasformato in preghiera, servo sbattuto nell’anima per sfamare bocche di conoscenza reciproca.
Un’esperienza mistica e pressoché virtuale che, nella confusione rassicurante e visibile, dava ufficiosità ai momenti impagabili chiamati segreti.
Rincorrevano una relazione morbosa rimanendo a tratti frustati e a tratti indifferenti.
Meditavano su atteggiamenti ambigui e scontati che sembravano non appartenere ai loro vecchi occhi.
Sicuri della conquista della reciproca solennità misurarono gli incontri per mantenere la promessa d’affetto divenuta un incanto senza futuro.
Si cercarono nei frammenti del possibile per portare a termine la storia che ogni persona vorrebbe per sé tra sentimento e confusione.  



martedì 24 gennaio 2012

Un giorno.

Beffardo il tempo
amante del giorno dell'amore.
Fa paura agli altri come a me.
Un incanto non piangerà
sarà coraggio eterno.
Se non basta un impegno
dedico a lui la vita.
Rassegnata come una foglia caduta
che il vento magari rialzerà.
Un giorno.
Parole vane
che dormono tra le mie mani
sul cuore.
Vedo sfogliarsi
i miei segni nel possesso altrui
e per migliaia di stagioni
m'inginocchierò al loro decoro.
Un giorno.

lunedì 23 gennaio 2012

NON VEDO L'ORA ARRIVI IL 15 FEBBRAIO!
!MARLENE MARLENE MARLENE!

sabato 21 gennaio 2012

Ascolto uno che ne sa alla radio e predica che per arrivare al cuore della gente non devi far troppo tue le parole, scrivere in prima persona, metterci la tua vita senza coinvolgere chi ti legge e penso sia così quando devo fare un compito per casa ma se guardo chi sono dico che è una stronzata e che non mi interessa di fare del bene a qualcuno che non conosco perchè io scrivo per me e per chi amo e voglio che arrivi solo a quelle persone. Spesso oltretutto. Uno che sa non dovrebbe sminuire il fatto che il cuore ha dei valori da rispettare, che non si lavora a catena facendo sempre e solo lo stesso movimento. Se lo facessi per mestriere, scrivere intendo, avrebbe un senso obbedire alle regole ma visto che tutt oggi sono solo una che cerca di esprimere la sua vita attraverso un pc me ne sbatto e dico che quello che sa non sa niente di quello che ho qua dentro. Parlare per altri è sempre stata una forma di egocentrismo che sinceramente mi interessa come una serata all'opera.

venerdì 20 gennaio 2012

Destino

Quando provi a combattere
vedo il tuo coraggio
ne sento la forza
e nulla andrà perduto.
Ci sarà una luce a guidarti
per permetterti di non smarrirti a lungo.
Quaggiù o lassù io sarò lei
nel momento in cui non ti riconoscerai.
Una mano sul tuo viso
un appoggio senza paga.
Se perdi qualcosa
cercalo
esiste
nascosto ed impercettibile.
Vivrò nel cuore
nelle ricadute
imparerò da una canzone un gusto dolce.
Prendi per un attimo il respiro
regalami un destino.

giovedì 19 gennaio 2012

La cosa pazzesca è che si fa una cosa pensata dando vita ad una non pensata nel momento in cui si stava pensando troppo per poi pensare che, fondamentalmente, solo una delle due rimane vera. Chissà quale...

Pensiero.

C'è troppa poesia scritta così senza porsi domande. Ci sono dubbi nati da questa. Si formano speranze e uccisioni. E scusate se alcune fanno innamorare, altre pensare, altre scaldare i nervi. Alcune vi sbattono in faccia la condanna dell'uomo nell'essere perennemente invaghito da ciò che non si può toccare. Fate come se la mia vita fosse la vostra oppure proviamo viceversa. Per arrivare al paradiso si passa dall'inferno credo, dunque, come puoi essere angelo se non provi ad essere un diavolo? Ci sono righe nate apposta per non dare fine a ciò che tocchiamo e che sappiam bene troverà un arrivo. E' stimolante essere altri. Cambiando l'ordine si ottiene ciò che si vuole. Un rapito istante è sufficiente per far apparire una lettera su di un tavolo. Potrebbe essere qualsiasi cosa: amore dichiarato, una perdita di valori, una chiamata per non rivedere mai più il presente, un foglio bianco. Se non cambi la vita... poi finisce.

Philadelphia

Ogni volta che riguardo Philadelphia dentro me si genera un vuoto.Mi spoglia da ogni cosa. E' quasi incapibile. L'ho visto e rivisto 200 volte per riconfermare che è il mio film preferito, ho pianto per l'ennesima volta ma è come se mi servisse sempre. Non so, ma la lotta in qualcosa in cui credi davvero, la forza interiore che si può scoprire di avere in un momento buio o l'affetto delle persone che credono in ciò che sei in base a quello che hai saputo dare mi rendono il tutto molto familiare. Amo questa pellicola ogni volta di più. Amo la sofferenza combattiva e chi ti guarda con l'occhio di una pietà che poi si rimangerà. Amo alcune scene: potrei disegnarle. Amo la semplicità di  un essere umano che vive per dimostrare quanto vale, amo l'amore che puoi ricevere solamente da chi ti conosce davvero.



Ero malridotto e non riuscivo a capire 
cosa sentivo 
Non riuscivo a riconoscermi 
Vedevo il mio riflesso in una vetrina 
e non riconoscevo la mia stessa faccia 
Oh fratello mi lascerai 
a consumarmi 
Sulle strade di Philadelphia 

Ho caminato lungo il viale finchè le mie gambe sono diventate come pietra 
Ho sentito le voci di amici spariti e partiti 
Di notte potevo sentire il sangue nelle vene 
Nero e sussurrante come la pioggia 
Sulle strade di Philadelphia 

Non c'è alcun angelo che venga a salutarmi 
Ci siamo solo io e te amico mio 
I miei vestiti non mi vanno più bene 
Ho camminato mille miglia 
Solo per sfuggire a questa pelle 

La notte è arrivata, sono sdraiato e sono sveglio 
Mi sento indebolire 
Quindi fratello ricevimi con il tuo bacio infedele 
O ci lasceremo soli così 
Sulle strade di Philadelphia 

mercoledì 18 gennaio 2012

DOMANDONE

La domanda che mi affligge oggi è : 
se una persona è "carina" sento una vena di paraculismo imminente. Che sia per il 98% fondata la cosa o dovrei "crederci" a volte?

Nona lezione 18-01-12

Ecchimequa!
Compito sull'ossessione fatto.
Come sempre s'intuisce la forma d'allegria che regna in me! Olè!

IL SILENZIO NON E’ DOVE IMMAGINI

di Tesini Lisa

Lasciata la confusione degli incubi, Virginia, prende il solito caffè alla macchinetta posta nel lungo corridoio, s’infila con cautela non comune il camice dalla stiratura impeccabile e per alcuni secondi tiene premuto il pulsante rosso al centro del muro. Oltrepassa la grande porta dai vetri oscurati e se ne và verso una giornata fantastica. Con un gesto quotidiano accende la luce e uno alla volta, i neon, danno voce ad una stanza silenziosa ma efficace. Uno sguardo furtivo per esaminare l’ordine lasciato la sera prima accerta la morbosità della pulizia.
La cartellina detta: “ Amedeo, 60 anni, imprenditore, saluto naturale”.
“Spero di non averla fatta aspettare troppo” disse appoggiando timidamente l’anulare pallido facendolo scivolare sulla lunghezza del lenzuolo.
“Speravo fosse un uomo stamattina sa?” La immagino brizzolato, con occhi concreti, in un completo gessato che scaturisce rispetto, con la cravatta delle occasioni e l’indice sporco  d’inchiostro da stilografica. Indovinato??”
Senza blocchi e tremori evidenti, alza il velo adagiato su quel corpo con la stessa forza di un maestro d’orchestra pronto a dirigere con una fine bacchetta un insieme di differenti armonie. Tutto si può comandare, anche l’umiliazione.
Un respiro distaccato ed un sorriso garbato onorano la salma del tavolo 5.
Attenta si aggira tra i banconi d’acciaio, apre delicatamente un cassettone e, immediatamente, la vasta scelta di trucchi e prodotti di bellezza danno colore animato all’ambiente inespressivo.
“Ho sentito voci dire di non averla presa in considerazione nella giusta misura, mi han suggerito pure una sottile vanità mal interpretata e trasformata in segni di superficialità. Incettabile!!”.
Senza guanti di routine, accarezza l’attaccatura dei capelli, li ferma con una forcina di ferro e con del cotone morbido imbevuto di detergente disegna delicatamente il contorno del viso fermo e immacolato, poi passa alle gote sporgenti, poi alla bocca screpolata e desiderosa di conforto e finisce sul collo sospettando un profumo regalato dalla moglie.
Disgustoso! Solo una femmina assillata dall’apparenza persecutrice poteva osare un’essenza nauseante!
Muove il cranio di Amedeo per ammettere quella ragione e riprende velocemente il suo lavoro.
Lui ha qualcosa di diverso.
Virginia osserva dallo sgabello mobile il movimento impercettibile di carne vuota. L’anima regala segni di presenza anche dopo pochi giorni dalla morte: è lei che riscalda ciò che rimane e produce suoni inarticolati.
La crema di mandorla è adatta ad un uomo apparentemente scontroso ma amante del dolce poco materializzato. Appena si gira per scegliere la spugnetta sente come dei sospiri. Sembrano sorrisi in alcuni frangenti.
“ So come renderla affascinante” afferma complimentando il suo bravo volto nelle lastre d’acciaio della parete B.
Polvere di cipria nuota nell’aria, pennelli e setole accarezzavano i lati grigiastri di una pelle usata per vivere, la barba non dà alcun intralcio perché curata e sicuramente fatta il giorno prima con un vecchio rasoio dal taglio perfetto, quasi da nobile.
“Aspettami qui. Per te ho un regalo!”
Le piastrelle bianche e lucide osservano in silenzio la scena di quella donna amante della restituzione (forse giusta) della piacevolezza alle salme.
Consapevole di emettere delizia, avvicina delicatamente il viso ad Amedeo quasi da sembrare un’unica entità, sente il respiro stanco di un tempo. Appoggia l’orecchio alla bocca di lui (dalla dentatura perfetta) chiude gli occhi e dondola la testa mostrando un’espressione orgiastica: percepisce quel poco calore rimasto al mondo.
Le matite nere, marroni e grigie recintano l’intera figura. Sfumature e ferma determinazione partoriscono una nuova rivincita umana.
Viginia accarezza il cadavere senza indugiare, sentendolo amico, come un vecchio dal quale rifugiarsi nel momento peggiore della tua vita. Il profumo cosmetico rende all’atmosfera una piacevolezza incontrastata.
Erano giornate ricche di cuore quelle di lei.
Vive una specie di esistenza parallela, riscoperta o addirittura inventata. Perso il corpo si perde tutto credono alcune persone, perfino quelle che commissionano la perfezione appariscente per un uomo che non si è mai voluto conoscere quando era il tempo.
“Dolce Amedeo: mi chiedono di camuffarti, di mostrare agli spettatori una pelle che non ha mai conosciuto sconfitte e paure, mi impongono in maniera crudele la visione di un individuo sostenuto ma a modo.”
Rovistando nella tasca della divisa da salvatrice prende un orologio comprato anni fa in uno di quei mercatini dell’antiquariato siti nelle città d’arte e con cura apre il pugno che lo contiene.
Spalanca le palpebre non pensanti della “suo bel quadro” e, fissandolo lo interpella: ” Lo vedi?? L’ho custodito per te, sapevo sarebbe arrivato il giorno del nostro incontro, sognavo di pettinare un cervello non artificiale, immaginavo l’istante in cui un burro di cacao avrebbe dondolato sensazioni inedite cancellando il pensiero di un bacio mai scoperto.”
Vede la tristezza incupita e osserva la faccia della morte arrivata ancora prima di quell’isolato momento pagato da una famiglia alla ricerca di vetrine in cui vendersi.
L’abito da sartoria, le scarpe di pelle italiana, la cintura in vista: nulla è bugia.
Manca solamente l’amore per le mani. Loro protagoniste, loro muro su cui appoggiare pianti, loro ultima possibilità di tatto con l’aldilà, loro portatrici di pace che dichiarano guerra tra le pieghe ormai ammalate e statiche.
Con la lima trasforma in pochi movimenti le 10 dita, in un insieme d’amore precario e costretto. Allaccia poi quel regalo sentito e appoggia un palmo ad un dorso nel rispetto di Dio.
“Sei come ti vogliono ma eri come ti ho costruito io oggi”.
Scatta una foto con la polaroid e dà il battesimo a quella strana voglia di conoscere chi non c’è ma vive nonostante la critica interiore.
L’impagabile soddisfazione del suo lavoro la implora di disseppellire l’immobilità delle lastre vuote di un obitorio. Riconferma, a sera ormai giunta, la monopolizzazione totale del non controllo.
Con un spray fissante immortala uno smarrimento a lieto fine. L’episodio da prima pagina poteva compiere il suo corso.
Sopracciglia pulite e delineate e busto dritto e non bisognoso aspettano una spruzzata d’acqua di rose per completare l’opera perfetta.
Servirà poco per cancellare l’odore acre del passato, basteranno fiori e doni inaspettati da donne sconosciute.
“Amedeo guarda le lancette: è ora di uscire”.

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Settimana prossima siamo ancora su questo argomento perchè mi sto accorgendo che qualsiasi cosa è pura ossessione cavoli! Amore, incazzature, religioni, omicidi, favole...Tutti arrivano sempre in un punto dove si ritrovano a perfezionare qualcosa, con la fissa di ..ecc....! Non ne esco da questo mondo! Ho scoperto perfino che c'è chi un bel giorno ha deciso di diventare un SENO! a questo punto...largo spazio alla fantasia!

18.01.12

Basterebbe non parlare
per diventare innocenti.
Vigliacchi forse
ma puri come chi non conosce amore.
Sarebbe indolore
non decidere mai
per aver la certezza di come andrà a finire.
Sbagliato forse
ma unica cura ad un cuore che cresce.
Le esigenze del presente
come buone intenzioni
placano l'opposizione innata.
L'amnesia cancella il pensare
ma chi ama non impaurisce
dunque ricostruisce.

martedì 17 gennaio 2012

L'ultima notte al mondo -T.Ferro-

Cade la neve ed io non capisco che sento davvero,
mi arrendo, ogni riferimento è andato via...
spariti i marciapiedi e le case e colline...
sembrava bello ieri.

Ed io, io...
sepolto dal suo bianco
mi specchio e non so più
che cosa sto guardando.

Ho incontrato il tuo sorriso dolce,
con questa neve bianca
adesso mi sconvolge,
la neve cade e cade pure il mondo
anche se non è freddo adesso quello che sento
e ricordati, ricordami:
tutto questo coraggio non è neve.
E non si scioglie mai, neanche se deve.

Cose che spesso si dicono improvvisando:
Se mi innamorassi davvero
saresti solo tu, l'ultima notte al mondo io
la passerei con te mentre felice piango

e solo io, io...
posso capire al mondo
quanto è inutile
odiarsi nel profondo.

Non darsi modo di star bene senza eccezione, crollare davanti a tutti e poi sorridere.
Amare non è un privilegio, è solo abilità,
è ridere di ogni problema
mentre chi odia trema.

Il tuo sorriso dolce è così trasparente
che dopo non c'è niente,
è così semplice, è così profondo
che azzera tutto il resto
e fa finire il mondo.
...e mi ricorda che il coraggio non è come questa neve.

Ho incontrato il tuo sorriso dolce,
con questa neve bianca
adesso mi sconvolge,
la neve cade e cade pure il mondo
anche se non è freddo adesso quello che sento
e ricordati, ricordami:
tutto questo coraggio non è neve. 





MI SEMBRA CI SIA POCO DA AGGIUNGERE.

lunedì 16 gennaio 2012

giovedì 12 gennaio 2012

Scusa? Stavi dicendo?

Quando mi succede reagisco snobbando il fatto, poi incazzandomi, poi cado in una lenta tristezza e alla fine dico "chisenefrega".
Le opzioni sono varie :
parlo una lingua incomprensibile
non dico cose interessanti (sempre)
non frega niente di me a chi ho davanti.
E' possibile, mi chiedo, avere quella sensazione che il tuo interlocutore (parolona) sia chiaramente lontano un kilometro da te nonostrante sia a 2 cm di distanza??
Credo sia una delle cose che più non sopporto e se me ne accorgo cosa faccio? Mi demoralizzo, chiudo il discorso velocemente, metto in tasca tutta la mia voglia di esporre un'idea, chino la testa e mi sento una cogliona...lascio sfogare gli altri.
Ho sempre pensato che fosse un problema relativo alla mia persona in quanto Lisa Tesini ma più vado avanti e più mi accorgo che mi ritrovo con la gente sbagliata nel posto sbagliato e di conseguenza tutto è un errore.
Non è che succeda sempre eh?! altrimenti mi sarei già sparata! Capita però che questi momenti di vuoto mi facciano riaffiorare quello stato d'incompletezza che un essere umano può darti o donarti!
Dovrebbe esser tutto più semplice. Dovrebbero darci la possibilità di fare esperienza ok ma arrivati ad una certa età basta! In quanto a rapporti tra individui dovremmo cercare di aver ognuno il proprio bel gruppetto a circolo chiuso, invece se ci pensate non è mai totalmente così...manca sempre qualcosa.
Ci sono quelli che devi tenere perchè ti tocca e rompono gli equilibri, quelli che non è facile dargli una scarpata nel culo e ciaociao, quelli che forse sarai costretta a vedere anche nell'ultimo dei tuoi giorni, quelli che son sono quasi sempre loro a crearmi queste mancanze e azzittirmi come una povera scema.
Credo sia una mia difesa personale se analizzata in modo corretto, nel senso che se chi mi sta davanti noto che è più incentrato su andare a correre alla sera o prenotare il film al cinema che a me, capisco che non ne vale la pena e ritorno nella mia testa. Perchè uno dovrebbe sprecare fiato? Tante volte mi accorgo che lo si fa e si è consapevoli del fatto che la persona ics non ci dirà mai quello che vogliamo sentirci dire, non sarà mai perfetta come ci immaginiamo, non userà il suo corpo o la sua voce in modo corretto...eppure stiamo li...chissà perchè.
Poi penso che in tutt altro posto c'è qualcuno che rispecchia esattamente ciò che si vorrebbe davvero.
Ma chi si muove!


Assenza di gravità.

So chi sei
ma ho il dubbio di non averlo saputo mai.
Spesso ho voluto dimenticarlo
altre volte rispolverarlo.
Ma la costanza può confermare un'incertezza?
Ci vuole più valore perchè avvenga.
Dunque nasce la risposta.
Quando ti si scaglia addosso una rarità
come si può evitarla?
Io non ci sono riuscita mai.
Sono costretta a viverti
non si può fare altrimenti
è la legge della vita
quella che ti presenta cos'è la libertà
ma ti rende schiava di essa.
E' inevitabile.
E' qui che mi formo e mi confondo
che mi rendo unica seppur uguale
che ci vedo chiaro ma sbatto.
Nell'espressione di una potenza che non ho
disintegro l'aver creduto.
Perdendoti forse mai
ma è quello che sento.

mercoledì 11 gennaio 2012

-mente

Amo le parole dal suono "mente".
Sento quel velo di sicurezza,
sono cuscini da saltarci sopra
estensioni infinite.
Fondamentalmente, sostanzialmente, puramente,
apparentemente, inconsciamente, sensibilmente.
Anch'io ho una fine in -mente,
in ciò che sono
nella maniera in cui agisco.
Nulla è più complicato dell'amico cervello,
di più complesso non esiste.
Mi paragono come in una metafora
e mi riconosco.
Follemente, tristemente,
momentaneamente, casualmente
magicamente e tardamente.
Mente.

Ottava Lezione 10-01-12

Ieri dopo una bella passeggiatina tra me e me fra il fresco di Verona ho raggiunto la mitica classe e le lezioni sono riprese alla grande!
Era stato richiesto il brano sull'ossessione ed ecco il mio:


SALLY SI SCRIVE CON LA ESSE

di Tesini Lisa   


 Sally è nata il 6 settembre del settantasette nel paese dei SexPistols.
Stupidamente sostiene da sempre che questa sottospecie di stravaganza farà da specchio alla sua strada sballata ma speciale.
Comunque, “essere” nasce da "esse" e le sembra straordinaria la somiglianza del suono!
Lo stabile sostegno dei suoi sensi è una soffitta soporifera senza segni sui sofà, sicura e silenziosa.
La si può scovare sopra le scale dopo aver spostato soprammobili e scavalcato scatoloni.
Dai solchi della stanza può sfuggire dallo sposo seccato che scaraventa sassolini per solleticare la sensibilità sconquassata dalle sfuggenti stanchezze di lei.
E' una salutista stimolata dallo sport (soprattutto dallo sci e dallo snow), sgranocchia sedano e sorseggia succo, è sorridente ma superstiziosa, sogna di scappare dal supermercato non strisciando il pos sollevando un saluto sornione al salumiere per scoprirsi un simpatico sinonimo di “scheggia”.
Ha una silhouette sottile che simpatizza sguardi quando in sottofondo si sente Sting.
Sinuosamente sostiene una sensualità succulenta che fa saliva. Superba! Spaziale!
E' single al sabato sera quando il suo Simone studia sistemi alla Snai o sforna soffici spaccatine all'olio Sasso.
E’ sola.
Sally si sveglia sudata dal letto del soldato sovietico, salta sul SUV spericolato della Samsung e, superata la soglia, stende vestiti sventolanti per poi stirarli.
Sprigiona spensieratezza e si fa signora serica e superiore come una stella.
Sostiene, sospirando, che “supercarifragilispichespiralitoso” sia una stravagante sintesi di Salvador Dalì, che la sanità sia in sonnolenza, che le sanguisughe stizziscano gli sbadati e che Sandy Marton sia un sempreverde.
"S" è il "simbolo" che le dà spessore e che scandisce scherzosamente ogni sciocca spiegazione.
E' una scrittrice di successo scoperta da uno spaventapasseri seduto di schiena in una storia surreale.
La signorina saltella per lo stivale sfoderando uno stile sacrale, sdrucito e scordato.
Stufa, spazza in semicerchio tra le sedie della scuola e se ne sbatte degli sguardi sinistri e sterili di chi suona la sirena solamente per i secondi di sole.
La superficie del selciato è sudicia e sdrucciolevole, ci si sbuccia, ci si asciuga il sangue con lo Scottex e non ci si stupisce se il saggio Seneca scorda spudoratamente che il sale del mondo è stabilito lì: la sosta sa da sfigato!
Sfortunata ma scema, sapiente ma smezzata, stufa ma spiritosa, saggia ma sbadata. Ama la satira e lo spazio. Dallo strozzino compra salmone e sottilette allo spiedo.
Sperimenta sonnellini sospesa sugli stuzzicadenti, schiaccia smile su Skype, svolta in salita, si scalda con la stufa, strizza l'occhio al santo, stringe mani, scatta foto, spegne luci, ha anelli satinati di Swarovski, spazzole scarlatte, spunta dal nulla, salta la siepe, sfida Superman, sviene dalla staccionata, sequestra saponette, sistema scaffali, stabilisce simmetrie, spreca sporcizia.

Stop! SSssshhh! State in silenzio senza sentenziare!
Sally non sopprimerà mai la situazione schematica di sé!

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Diciamo che dei bei sorrisi gli ho strappati e non posso negare la mia solita piccola soddisfazione.

La cosa che mi ha fatto riflettere è stata la nascita e la crescita di alcuni personaggi indicati come "malati" (perciò ricoverati) in preda alle loro maniacali ossessioni...E' vera l'osservazione fatta da Ongaro: dice che non è detto che una persona sia "malata" per "soffrire" di patologie di questo tipo...siamo tutti sulla stessa barca e tutti liberi da mura di ospedale. Ossessivi che non siamo altro!!!!!!?
Alcuni hanno parlato dell'ossessione che si può avere per una persona e a me sta cosa piace tanto quanto fa paura. A volte mi fa pure pena altre dolcezza.
Altri hanno menzionato numeri o sentimenti....

Una cosa ho capito da questo corso che non avrò migliore amico all'infuori di Borges! 
Prima della Lezione che ci aprirà gli occhi programmata per il 25 ci soffermeremo ancora un pò sulla nostra amica ossessione perciò un altro brano mi aspetta.
Sarà che sono un pò con la testa in altri fronti, sarà che ho poco tempo, ma ieri, tornando in macchina non mi è spuntata la solita idea per il martedì dopo! Bel segno  :/    
Ma la gente da cosa è ossessionata???? Ditemelo voi!! 

Baci 
Lisa

martedì 10 gennaio 2012

I dieci comandamenti


Pillola del giorno:

PER CERTE COSE BISOGNA ESSERE IN DUE.

sabato 7 gennaio 2012

Fogli.

A volte lo faccio. Ho preso su da casa un pò di carte e me lo sono messe in borsa, ci ho buttato dentro anche una penna e l'agenda. Prendo fogli a caso da un cassetto ben preciso.
Mi sembra poi di reinventare e di scoprire qualcosa di nuovo.
Accendo ITunes e quell'ora di assenza dal mondo inizia dolcemente.
Mi trovo ad avere in mano stampe di Word e mi accorgo di quanto sono stupida a volte! 
Capita che io legga di qua e di là righe bellissime, in grado di farmi emozionare, decido di tenerle per me, le incido sull'inchiostro e poi non scrivo chi le ha create, una data, un cavolo di riferimento.
Poi il tempo passa, ovviamente dimentichi e (come stamattina) sto qua con un pezzo di carta anonimo in mano con la speranza di un flash perchè le parole hanno più senso se sai chi le ha create.
Mah...ho davvero zero idee.
Oltre alla mia poca attenzione c'è anche il fattore "modernità"...se fosse stata una vecchia lettera avrei riconosciuto la scrittura, gli errori, le indecisioni, il marcare un'idea, l'urlare qualcosa....sarebbe stato estremamente facile e veloce.
Questa mattina penso che il mio continuare a scrivere su carta voglia essere un'imposizione marcata di ciò che sono e voglio far vedere. Forse un giorno qualcuno rovistando tra le mie mille scartoffie capirà davvero cosa volevo dire in quel momento di cuore e penna che segna i miei pensieri. 
Per ogni persona si scrive in maniera diversa, ne sono convinta in maniera assoluta.
Certi termini hanno un solo destinatario, così come le canzoni..alcune le puoi attribuire ad un solo soggetto.
A me piace fare così.
Trovo estremamente personale quello che faccio, nonostante io lo stia condividendo con voi.
Parlo del fatto di riprendere in mano ciò che si è stato e si è per far crescere il futuro.
Lo si fa per dar forma alla vita e anche a ciò che scriverò prossimamente.
Si vive sempre di esperienza e che ci piaccia o no mutiamo in qualcosa.
A volte non vorrei mai farlo.
Leggo ciò che scrivevo e mi vedo estremamente dolce, sicura ma incazzata col mondo da una stanza.
Mi faccio tenerezza e vorrei davvero riscoprire cosa volava nella mia testa in quei pomeriggi grigi con lo stereo alto quanto basta o basso quasi spento.
Spesso prendo una sedia di quelle con le rotelle e mi metto accanto a quella ragazzina un pò così e spio le sue emozioni, cerco di scovare un altro segreto..forse la voglio copiare.
Inevitabilmente sembra che si accorga di me ogni volta e scrive velocemente appoggiando l'altra mano sul foglio nascondendo le sue verità.
Oggi non sono così.
Ero innocente, ce n'era di gente innocente.
Mi manca quella parte di me che forse c'è ancora ma non posso imitare liberamente.
Mi viene un nodo alla gola quando ho in mano i miei fogli appesantiti da segni di penne blu, mi commuovo pure perchè col tatto arrivo come una freccia al mio cuore. Pazzesco!
Come può un foglio protocollo, una pagina strappata male metterti davanti alla tua vita?
Comunque dicevo che non so di chi siano queste righe magnifiche che ho sotto mano, google non mi aiuta, la mia memoria neanche, lo stile di scrittura nemmeno...in ogni caso mi danno gioia.
Io non voglio perdere mai questo sembrare idiota.
In un mondo che corre sicuramente più veloce di me, io voglio le mie tradizioni, vorrei che tanta gente facesse come me e non scordasse i piccoli piaceri che non costano nulla se non la scoperta di un sentimento.
Le cose più vere della vita sono queste, quello che siamo davvero...in base a questo poi si può arrivare ovunque.
Non parlo alle persone di questi sogni perchè il 99% non darebbe valore alle mie idee, le valuterebbe stupide e sognatrici, mi direbbero che la vita è informatizzata in tutto e per tutto, che è moderna e fredda e mi farebbero notare la mia voglia insensata di restare indietro.
Io qui ci sto bene, non vorrei mai mi imponessero qualcosa di diverso.
Non sono una persona che dimentica quello che vale la pena vivere solo per stare al passo con i tempi...non è per me grazie!
Ripiego in 4 queste carte e senza un ordine le ributto nella cartellina di plastica come a far confusione, come per non avere una logica per la prossima volta che le riprenderò in mano.
Mi accorgo che ho scritto veramente tanto e la cosa bella, se si tratta di cose mie, è che sò sempre per chi erano quelle parole...
E' questo che amo dello scrivere: incidere un'emozione momentanea che durerà per sempre.
Se adesso scrivessi 2 righe e le riprendessi in mano tra 20 anni rivivrei la stessa gioia o sgomento.
Non è nemmeno un discorso di esser bravi o meno è la forza smisurata del metter su del bianco tutta me stessa.
Ci si riconosce tra persone uguali.

giovedì 5 gennaio 2012

Cade un'eroe.

Un uomo che piange
puoi vederlo
solo immaginarlo
sentirlo tra i kilometri.
E' la caduta della forza
che non è detto viva dentro
nonostante le spalle a fare da tetto.
Lontano da occhi indiscreti
per non subire giudizio.
Piccolo gesto umano
fragile
che cancella la saggezza.
Grande bisogno
che cerca salvezza.
Piovono lacrime
e ne percepisci il peso
il calore infero del dispiacere
il rumore a terra
lo schianto delle speranze
che si cancellano
che non fan ritornare un volere.
Si calma un dolore
in un uomo
vuoto dal sale
colmo ancora di Lui.




mercoledì 4 gennaio 2012

Don't cry

Oggi andrei ad un concerto dei Guns N'Roses : sarei a mio agio.
Probabilmente avrei un senso solo lì.
Starei a guardare quel biondo coi capelli lunghi e la faccia d'angelo che ondeggia sui fianchi e ruota fili di microfoni.
Canterebbe per me e altre poche persone ovviamente scelte da me.
Alternerei una parola ad un ssshhhh ascolta!, mi sentirei davvero bene, mi lascerei andare a quella sensazione di assoluta instabilità e incoerenza che amo tanto, slaccerei gli spaghi che mi legano i pensieri anche in questo momento e farei cadere tutto.
Mi vedo a muovere piano piano la testa per mantenere un ritmo melodico e poi forte forte per battere le note dure e incisive che mi servono, serve tutto per stare bene.
Mi vedo là, seduta su un divano di quelli di pelle vecchia e usata all'infinito, magari dondolante mentre uno con gli occhi azzurri, camicia aperta a quadretti e jeans strappati si avvicina per farmi un sorriso come per dirmi "vedo che sei pura oggi".
Un pianoforte e una bandana farebbero poi parte dei ricordi di questo distaccamento immaginato.
Subirei la lacerazione del mio corpo e ne sarei grata all'infinito.
Chi c'è in quella stanza è ciò che mi basta.
E' sempre così che và a finire quando rivivi i tuoi sogni. Baceresti tutti perchè sarebbe baciare te, corrisponderebbe ad amarti e a esser parte di un entità che racchiude chi fa parte del tuo cerchio.
Non sarebbe nulla di platonico, semplicemente significherebbe applaudire ad un gruppo che non suona e canta solamente ma vive con te ovunque.


ITINERARI NELLA PSICHE TRA LETTERATURA E MUSICA


 

Photo
Quando le parole diventano “vive” e “potenti” dove ci portano? La musica è una buona compagna in questo andare? Un viaggio attraverso la lettura di pagine che parlano delle emozioni fondamentali della vita, che ciascuno di noi poi traduce in una esperienza soggettiva e unica, quindi difficile da comunicare. Un percorso avventuroso in cui i partecipanti potranno influire sulla direzione da prendere o decidere dove fermarsi, circondati dalle suggestioni di autori che hanno saputo trovare e andare oltre la parola nella descrizione dell’esperienza di vivere 



Abbandoniamo cosa non serve per esperienze nuove... proviamo anche questo corso...
Musica e parole di certo mi stanno simpatiche!
100 per 100 ginnastica al cervello!

Idea

L'importante è non perdere l'idea che sia ha di sè.
Balle sono quelle di chi nega spinte e tendenze emotive.
Sono acqua
senza di essa non si sopravvive,
si muore lenti
cercando invano un rifugio.
Ammettere la stupidità e accusarsi
chissenefrega se la voce della saggezza ci dà contro
ci punta il dito del trasgressore
e ci spinge a terra.
Ci si rialza sempre
si sa,
non muterà mai l'essenza che ci disegna
e ci piangiamo su
per confondere chi guarda
e ci ridiamo su
per confermare l'accettazione di ciò che fondamentalmente ci piace.
Ed è così.
Si cade in compromessi normali
nè forzati nè studiati.
Confusione decisamente chiara
senza fine e meta.
L'importante è non perdere l'idea che sia ha di sè.
Rendiamo conto a noi.

Sintomo.

Sono quella che si vede
ma gli altri non conoscono
e se divento immaginazione
non nego la lusinga
ma non confermo la speranza.
Potrei perdere la giovinezza
correre per aggrapparmi ad una mano
appassionarmi ammalandomi.
Divorerei ciò che disturba
lo eliminerei agli occhi
ma vivrebbe dentro.
Camminerei nel cuore
guardandomi attorno in cerca di una vita.