giovedì 26 gennaio 2012

25-01-12

Mi sono seduta in macchina, l'ho accesa e sono partita, ho sbottonato i primi 2 bottoni del giubbotto e mi sono tolta il metro di foulard girato attorno al collo per il freddo. La mia musica c'era. Al semaforo ho sciolto i capelli da quella coda usata per l'ufficio...mi sentivo bella senza neppure guardarmi allo specchio, ho acceso una sigaretta e mi sono messa un dito in bocca per assaggiare che fossi proprio io.

E' questa la reazione di "libertà" che ho provato ieri sera. Quella voce che mi fa dire che io nella vita probabilmente ho sbagliato quasi tutto...le scelte insomma. Io dovevo calpestare altri ambienti e respirare altri volti. Lo senti quando sei "adatta" a qualcosa: succede con le situazioni e con le persone. E' un dato di fatto e sto cercando di fare il possibile per non piangermi addosso perchè recuperare non è sempre così semplice ma ci si prova....ad essere sè stessi intendo. 

Scale antiche, calpestate da non so quanta gente prima di me, passi affaticati e corse per un arrivo.
La stanza dai soffitti alti, con donne sole fatte di olio intente a guardarmi appese a pareti di storia, tende (quelle che tanto piacciono a me) che rinvigoriscono l'idea che il tempo passato dà sicurezza e ti appesantisce con dolcezza. Lo sento il profumo della tranquillità, con esseri viventi dagli emisferi destri e sinistri in conflitto perchè così è se vivi o provi a vivere.
La luce appena accennata si solidifica negli angoli e rende ombroso il resto, comode sono le poltrone che accolgono le menti all'apertura di un dialogo.
La musica, ah la musica e la sua terapia. Porta la razionalità a non esistere.
Domande, domande, domande e riflessioni.
Voce bassa, quiete intorno, sconosciute volontà con lo scopo di sorridere ancora una volta.

Non avrei potuto desiderare altro, di sera, tra me e me.
Mi sento ogni volta la piccola del gruppo se consideriamo l'età dei partecipanti ...e forse è anche questo che mi fa bene: non esser costretta ad esser grande per un pò.
Lisa

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