mercoledì 25 gennaio 2012

Decima Lezione 24-01-12

Seratona ieri! 
Divertente e piena di spiegazioni, trucchetti, nozioni ecc che mi stanno ancora girando per la testa. Effettivamente avevano ragione le voci che la davano come lezione Madre! 
Mi "abbindola" quest'esperienza e stasera avanti con questo mondo!...Ormai sto valutando di comprarmi un appartamento in pzzà Brà...accessibile no!? AAA cercasi fondi!
Comunque solo kili di teoria in piccionaia, perciò i compiti per casa non sono stati letti e saranno per la prossima volta..meritate ferie venite a me! ;)
In ogni caso questo è quello che avevo preparato...il tema ...sempre il solito.

Ps: e ricordate che nella scrittura c'è un'indole genetica e naturale che ci rende personali e a LEI non si può proprio scappare! Nasce dalle nostre esperienze di vita e da ciò che sentiamo! Siamo tutti  diversi  in ciò che abbiamo da dire!  AMOOOOOOOO! 
Vaben ciao!


Testamento sentimentale

di Tesini Lisa

Per la prima volta non rise come se fosse costretta a farlo: lui era una rivelazione.
Quando si sentirono pungere senza dolore si accorsero che, tra mente e ingarbugliati pensieri, non esisteva alcuna concezione dei limiti.
“Non ci credo che scrivi anche tu!!” disse Marlene proponendo un cin.
“Sì.” rispose lui intimidito in un’espressione fraintendibile tipicamente adolescenziale.
Bastò quel lato inconfessato fino ad ora per  conoscere improvvisamente il significato di “non c’è mai fine”.
Disturbati nei loro sogni ad occhi aperti si avvicinarono con le sedie per annusare un istinto dichiarato e per leccare le ferite degli anni precedenti e sconosciuti.
Promisero mentalmente di condividersi.
Fu così che le prime righe di Eddie diedero pace alla sua musa e prepararono quel cuore di donna ad appartenergli ad ogni condizione. Quasi egoisticamente divenne una presenza simbolica.
Le parole scorrevano tra le carte e la vita li allontanava lentamente facendo scivolare, con trasognante fierezza, un intimo abbandono.
Divenne abitudine rincorrersi seppur per un solo minuto al giorno. Il desiderio di sapere dell’esistenza di ognuno li rendeva schiavi di un’illusione.
L’effetto di un impegno costante disturbava due anime solitarie avvolte da disponibilità pronta a trasformarsi in mali decisivi.
Tagliavano le stesse vene che portavano sangue al cuore ma aspiravano ad una leggerezza dal volume incontenibile.
Sottolineavano l’una le frasi dell’altro, archiviavano storie inventate per la gente e sospiravano nel rileggerle.
Osservavano foto scattate in giorni dove sembravano maturi e irraggiungibili.
Attendevano l’incarnazione comune di un credo sottoforma di mail, status o pagine strappate.
Ogni inverno portava notizie incisive ed ogni estate malinconie mai gestite.
L’annuncio di una primavera risuonava tra le confidenze dei nuovi amori e arrivava l’autunno per spazzare via ciò che a terra si spegneva.
L’insofferenza lasciava spazio al rispetto delle circostanze che davano loro vesti nuove che, puntualmente, li distaccavano dall’inafferrabile.
Provocatori e protettori, idealmente perfetti, ufficialmente indivisibili in terra e in cielo, succinti in testi incriminati, grossolani e distratti, pulsanti e complici.
Il delirio del tempo che non combaciava con i fatti e lo scorrere degli anni divenne sentitamente giusto.
L’immaginazione rubava la voce lasciando segni d’inchiostro inciso e battiture da interpretare.
L’aderenza alla ragionevolezza produceva impeti di distrazione.
L’impegno nel dimenticare non riusciva e ammassava ricordi brevi incorniciandoli alle pareti del vero.
Una storia d’altri tempi, penserete, di quelle prive di tatto ma mai discrete.
Né carne, né odori, né suoni.
Freddi file murati su un desktop: ecco cosa li abbracciava.
Silenzi tombali in luoghi sgombri dalla quotidianità enfatizzavano e legalizzavano una fugace presenza.
Costantemente in attesa, in preda ad un’impazienza che manipola un’inquietudine senza soluzione.
Rimaneva per la vita un obiettivo nato per caso, trasformato in preghiera, servo sbattuto nell’anima per sfamare bocche di conoscenza reciproca.
Un’esperienza mistica e pressoché virtuale che, nella confusione rassicurante e visibile, dava ufficiosità ai momenti impagabili chiamati segreti.
Rincorrevano una relazione morbosa rimanendo a tratti frustati e a tratti indifferenti.
Meditavano su atteggiamenti ambigui e scontati che sembravano non appartenere ai loro vecchi occhi.
Sicuri della conquista della reciproca solennità misurarono gli incontri per mantenere la promessa d’affetto divenuta un incanto senza futuro.
Si cercarono nei frammenti del possibile per portare a termine la storia che ogni persona vorrebbe per sé tra sentimento e confusione.  



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