lunedì 31 dicembre 2012

Saturday come slow MASSIVE ATTACK...




Che belle le sorprese!

Insomma arrivo a pubblicarvi un altro link:

http://www.losservatore.org/


è il numero 33 del giornale L'Osservatore. Se lo sfogliate trovare qualcuno che conoscete mi sà :).

Vi lascio così per il 2012...con la felicità negli occhi.

Bacio mega!

Lisa

venerdì 28 dicembre 2012

Non so se arrivo a fine mese -By Vero

Mi viene letteralmente da vomitare!
Non è colpa del cibbbo di Natale ma dello sperpero all'italiana.
Sia chiaro che non mi interesso di politica per vari motivi:
1. non ci capisco niente di decreti scritti con paroloni da primo della classe
2.ragiono con una testa semplice ma ragiono e la politica è esser persone ignoranti che cercano di ragionare sul nulla sapendo ancora meno
3. preferisco andare da H&M che vedermi 2 dementi che si sbraitano dietro senza giungere a conclusioni serie.
Ciò non toglie che le notizie ti arrivano anche se non vuoi. E pensi...

Dicevo che stavo in macchina, direzione lavoro e la tipa annunciava che la poveretta della Lario finalmente riceverà dal suo ex maritino Berlusca la bellezza di 100 mila euro al giorno, 3 milioni di euro al mese; comunque la vuoi metter giù sono un fottìo di soldi che in vita mia non vedrò nemmeno se decidessi di fare il più sporco dei lavori e mi viene da pensare immediatamente ad una cosa solamente: MA VAFFANCULO.
Certe cose non le dovrebbero nemmeno dire, a cosa serve? a farmi sentire più scema? ad andare a romperrmi le palle tutti i giorni per 11 ore al giorno? a cercare di pensare a cosa rinunciare? Ma siamo persone o burattini da tirare su e giù con i fili?
Se fossi una piccola sbarbatella senza pudore mi farei due conti e direi "Bon, vado a Roma, entro nel giro giusto, mi struscio sul tipo con la grana, me lo faccio 1 volta e,come la Ruby, campo con 2500 euro al mese per la vita...che vanno pure bene se consideri che ti scopi uno che ti farà pure schifo , ma è UNA SOLA VOLTA,  ma cosa vuoi che sia. Ci si dimentica del peggio a volte.
Invece no, sono una donna di 30 anni che fa una vita normale, che le girano le palle ad esser sempre onesta, che farebbe a meno di pagare l'Enel e tutte le puttanate che ci vanno dietro tipo l'IMU.
Cara Veronica mia spero che in un'altra vita qualcuno riserverà per te la giusta punizione, a te, il tuo ex e a tutti i vostri simili...Quando si dice che lo schifo non ha limiti è proprio vero. 

Ciò che senti non deve esistere
ciò che non esiste è ciò che senti.
Mentire spodesta la sensibilità
è un mediocre compagno di  battaglie
pian piano ti avvilisce alle sbarre
marcisci e non lo saprai mai.
Ti ami
poi ti punisci.
E' essere l'uomo degli standar sociali
bella vita
bella casa.
Una volta magari si vagava per la verità.
Hai gli occhi muti per non dire a chi ami ciò che aspetta.
Non avere sentimenti
solo sensazioni.

Lisa Tesini con Riparo.


Finire l'anno in bellezza è questo.
Accorgermi che le piccole soddisfazioni della mia vita sanno di carta e contribuiscono a riempirmi il cuore.
Vedere il mio nome su carta stampata è un brivido che mi piace.


giovedì 27 dicembre 2012


Cosa darei per esser lì....

domenica 23 dicembre 2012

Figli.

Andare su Fb è come andare all'asilo ormai.
Partiamo dal concetto che se avrò un figlio mai nessuno lo vedrà sulla mia pagina, se lo vuoi spupazzare esiste che ci si può trovare da qualche parte.
Qualcuno mi dirà, non c'è niente di male a taggare dall'ospedale un bimbo da 3 kili per farlo vedere al mondo ma io rispondo...siete normali?!
Uno si può studiare la vita di qualcuno da quando nasce a quando muore. Diamogli almeno meno anni su cui lavorare.
Rispetto le idee "discutibili" di tutti ma la mia visione è all'antica. Va bene.
C'è un casino di merda ingiro che credo che IO in quanto 30enne (quasi) posso decidere o meno di fare della mia persona ciò che voglio ma un esserino che non ha la capacità tale di pensare non lo si deve buttare in una jungla.
Sarò paurosa, spaventata ma sono seriamente convinta che c'è del marcio dappertutto e proteggere sia il primo compito di un genitore.
Si perde la misura di tutto, delle regole, di ciò che è giusto o cosa non lo è.
Poi fate un pò come vi pare. Non sono figli miei.

L'amore.


L'amore cos'è?
E' persecuzione
un'anima che protegge
quando non lo sai
nemmeno te ne accorgi.
Non è facile concedersi
in fondo sarebbe il gesto più semplice del mondo.
Che cosa vorresti?
Io voglio l'esser me per te.
Semplicità.
Talvolta non capìta.
Sposto le visioni scomposte
provando a decifrarle
spesso riuscendoci.
Mi compiaccio.
E' amore.
Così pronto a travolgere
a fermare l'aria
ad immobilizzare il resto.
Amare è totale
non c'è limitazione
come il desiderio che ti abbandona con qualcuno.
Lì, in 2.
Se non provi l'estasi
se non ti batte il cuore
non fermarti, cerca.

sabato 22 dicembre 2012

Camino acceso e cd Sleeping With Ghosts dei Placebo che va senza fermarsi e 2 sono le cose innanzitutto:
ci avete mai pensato che la parola ODIO e DIO sono praticamente simili togliendo e aggiungendo una sola vocale? Gli antipodi. Caso blasfemo potremmo dire. Non è che sia un fatto su cui ragionare per l'intera sera ma m'è venuta così. Talmente differente il significato che sconvolge un attimo.
 
...e poi ammiro le persone intraprendenti. Ci vorrei essere in alcune situazioni della vita ma non fa per me. Questo è quanto. Vedo il protagonismo buono di chi sa essere al centro delle discussioni, osservo il destreggiarsi facile di una battuta piuttosto che un approfondimento e mi piace. Lo dico pensando veramente che sia la verità, c'è quel tocco di invidia che farebbe comodo a chiunque. Sorrido nel mio silenzio osservatore e fuori da me guardo me. Esco dal corpo e dico "aspetta che guardo un pò la differenza tra Lisa e il resto". Parlo poco quando serve forse? Quello seduto a destra la guarda come volesse dirle "ma non hai un'opinione? e quella in piedi pensa "bella maglia". Certi giochi di ruoli, dell'essere o del fare mi piacciono e mi avviliscono. E' come una pressione che nasce piano fino ad esplodere, come una forza mistica che mi darebbe una pacca sulla sballa e mi direbbe "vabbè dai ciao bella, vado che c'ho da fare". E' come una voglia di farsi trasparenti. Non si dovrebbe giustificare il proprio io. Non c'è nulla da sistemare, uno è come crede. Io dico solo che imparare è stimolante ma riuscirci non è impresa da tutti. Forse non mi interessa veramente! E' come un tatuaggio. Sanno tutti che li guardo dagli altri, ci posso pure fare un sorriso compiaciuto ma non farei mai una cicatrice simile al mio corpo. Funziona esattamente in questa maniera la voglia buona di avere una parte in più. Fondamentale intuire la propria via personale, le esigenze, il troppo e il troppo poco. Non vedrei mai una Lisa esordire con il battutone che fa scompisciare la gente, non perchè non sia in grado di farlo ma perchè l'uscire improvvisamente, sorpassando gli altri,non fa parte del pacchetto.
Non mi piace usare le parole vocalmente, non sono nemmeno capace come si deve, chissà se imparerò, intanto guardo che poi è quel che necessita per scrivere.
 
Mi è venuta in mente una terza cosa. Sarà che il tipo dei Placebo è la stranezza ma parliamo della voce di chi incontri.
Io mi innamoro del suono della voce. Forse è un dono che ci serve per avvolgere chi incontriamo, o per allontanare.
 
Ultima parte: il ricordo.
Ognuno ricorda un pezzo dell altro, non è detto che sia per forza la stessa scena, la stessa situazione. E' la magia che nasce. E' lei che mi rende fiera nell'ascoltare i frammenti che chi mi conosce tiene nel proprio cuore. Un giorno una persona mi ha detto, dopo minimo 8 anni, "guarda che quella volta eravamo nella tale enoteca e avevi le adidas blu"....io avevo rimosso l'enoteca e il fatto che IO propio IO potessi uscire di venerdi sera con le adidas blu, comunque io rammentavo solo che stavamo cercando un tizio per salutarlo. Amo tutto ciò che riguarda il non dimenticarsi, l'affrontare da soli o insieme le cicatrici belle. Si ricorda poco della nostra vita, a scrittura me lo dice sempre Onghy, è così vero, così triste anche ma il poco basta probabilmente.

mercoledì 19 dicembre 2012

Non basta.

L'incognita, 
la beata e speranzosa immaginazione.
Prende forma anche se non vedi.
Sarò sincera, 
mi vien voglia di restare
ma per il gusto del ricordo
per la carezza della certezza
per semplice paura.
Una poesia che sto scrivendo
che ho però già letto.
Scorre perenne 
 io la sento.
Ripropongo l'idea vaga detta agli altri
sottolineo il volere che non cambia
da tempo indecifrato
quasi maltrattato.
Non c'è niente da fare
faccio quel che non vedo.
Non dispongo di mezzi
ma credo nello sguardo dentro allo specchio.
Brillo e ciò non basta.




martedì 18 dicembre 2012

Scrittura Creativa Numero 7

Scrivi del senso della vita m'han detto.
Zero dubbi.
Tratto dell'amore, ma quello incondizionato, che non conosce distanze, fatiche o altro...c'è. Punto.



CARLINO.

Al numero 102/A di via Vuota abitava Carlino, scrittore senza memoria.
Se adesso avesse potuto decidere dove stare di casa non avrebbe certo scelto quel borgo. Gli era sembrato, già dalla serata senza Giorgina che fosse un quartiere poco socievole, molti gatti, nessuna pasticceria, pochi uomini propensi alle forme d’arte.
Ma raccontiamo chi era. Carlino si credeva avesse una vita monotona, ciabattava scomposto fino alle 11, non strisciava il parquet, spostava col dito la tenda, si sedeva sul divano infeltrito e scriveva su blocchi bianchi con gli anelli. Tutto qua. All’una meno 10 arrivava il nipote a movimentare un po’ l’aria, se lo fissava con sguardo interrogatorio come volesse dire”Chi è questo moccioso? Ehm, dunque cosa stavo facendo? “Prendeva uova e farina e faceva torte, tantissime torte, con le fragole d’estate, con i liquori d’inverno. Il piccoletto correva per il salotto scarabocchiando i muri coi pennelli, al che Carlino, ignorando chi non si conosce, riprendeva il filo del discorso della lettera iniziata ore fa continuando il suo dire”… l’elettricista è passato e il quadro elettrico ora non salterà più… nel caso volessi ritornare a trovarmi! Ho comprato la luce calda.”
Le righe precedenti in realtà stavano spiegando che l’abete per Natale costava troppo e aveva optato per una candela rossa e dorata. Niente di ché. Bella però!
“Il problema signor maestro Carlino è che questo palazzo sta cadendo a pezzi e non si possono fare i miracoli, mezzi fili erano staccati. Le manderemo la fattura”.
Se lo appuntò di là o forse di qua che doveva pagarla, per precauzione, non certo perché fosse smemorato. Era un intellettuale lui, uno che sapeva citazioni e biografie.
Carlino seguiva dallo spiffero della finestra il furgoncino che si allontanava dietro l’angolo con Via Anonima.
Come al solito erano le 8 di sera e sua figlia venne a prendere qualcuno. “Papà tutto bene oggi, ti sei ricordato di dare da mangiare al canarino? Hai portato giù le immondizie? Ha fatto disastri Paolino? Ricordati di chiudere l’acqua della doccia poi.”
Con sguardo interrogativo l’accompagnò alla porta dandole un bacio in fronte.
“Giorgina, ti dicevo che ho ripreso a scrivere in rima, amore e calore, corrente con contraente e Giorgina con sposina. Alla TV hanno detto che in una scatola trovata sulla metro di Cremona c’era un vecchissimissimo libro di Nietzsche, una sorta di ABC della cucina tedesca. Non so cosa pagherei per imparare a fare un buon strudel! Non capisco che spezie servano!
Ho imparato a cantare, dalla radio, l’altra domenica, faccio fatica con i toni alti ma la nostra canzone non ne ha perciò, se dovessi ritornare te la farò sentire. Poi giudicherai tu. Mi è arrivata una busta, dannazione mi pareva d’averla infilata nel cassetto, l’hai vista? Tu sai sempre dove sono le mie cose! E diceva che un’opera di 20 anni fa verrà ristampata, mi chiedevano se ero d’accordo o forse dovevo pagare? Magari era una multa? So che ad aprirla ho sentito un bel vento, come quando intingevo il pennino nel calamaio. Comunque ero concentrato sullo schifo del francobollo, sai che odio la saliva degli altri. Non canticchia nessuno stasera, c’è puzza da marcio, c’è anche una specie di fulmine rosso per niente astratto a tutta parete e mi sento i piedi umidi. Odio stare qui. Mai nessuno che ti avverte di quel che succede!”

Giorgina con 2 perle marroni e ferme lo guardò, i capelli arancioni legati nei nastrini le coprivano le spalle, l’abito elegante blu lasciava intravedere la sua naturalezza, alzò il braccio crepò il vetro fine, accarezzò il viso di Carlino dicendo “DIMENTICATI SEMPRE DEL MONDO…E MAI DI NOI”.
Andò in cucina tra mele gialle e polvere di cannella…


lunedì 17 dicembre 2012

In questo periodo dell'anno mi vien sempre la tristezza! non perchè mi deprima in particolar modo per qualcosa ma perchè mi sento oppressa dalla gente, dal fare per forza, dal sorridere perchè si deve. Ma che cacchio me ne frega???!! Ho perfino zero voglia di fare regali, non vedo perchè essere ipocriti e prendere anche la più stupida delle cazzate a cani e porci. Al massimo arrivo a 5, sentiti, veri. Che poi sentimento è un concetto che va ben oltre il pacchetto ma si parla di un altro paio di maniche. Dicevo che mi vedo scura in viso, in mezzo a tutta l'allegria eccessiva, alle luci ad intermittenza, alle ghirlande...Aspetto l'anno nuovo per vedere cosa riserva. 
Gli auguri comunque li farò, 
da brava ragazza, 
a chi legge voglio bene! :)

Guarda che non sono io -De Gregori Top-

Guarda che non sono io quello che stai cercando 
Quello che conosce il tempo, e che ti spiega il mondo 
Quello che ti perdona e ti capisce 
Che non ti lascia sola, e che non ti tradisce 

Guarda che non sono io quello seduto accanto 
Che ti prende la mano e che ti asciuga il pianto 

Cammino per la strada 
Qualcuno mi vede 
E mi chiama per nome 

Si ferma e mi ringrazia 
Vuole sapere qualcosa 
Di una vecchia canzone 

Ed io gli dico "Scusami però non so di cosa stai parlando 
Sono qui con le mie buste della spesa 
Lo vedi, sto scappando 

Se credi di conoscermi 
Non è un problema mio 

E guarda che non sto scherzando 
Guarda come sta piovendo 
Guarda che ti stai bagnando 
Guarda che ti stai sbagliando 
Guarda che non sono io" 

Guarda che non sono io quello che mi somiglia 
L'angelo a piedi nudi, o il diavolo in bottiglia 
Il vagabondo sul vagone 
La pace fra gli ulivi, e la rivoluzione 

Guarda che non sono io la mia fotografia 
Che non vale niente e che ti porti via 

venerdì 14 dicembre 2012

TALEMOTION.COM

Ciao gente spaventata dalla seconda neve dell'anno!
Allora, per dare un pò di sole comunico che ho iniziato a pubblicare pure qui

http://www.talemotion.com/

è un sito che merita di esser visto per vari motivi:
vi piace leggere
vi piace scrivere
volete bene a me!

Potete pigiare tasti di mi piace, esser cattivi o buoni con i commenti...insomma fate quello che volete ma vi aspetto lì!
Ci conto! E cercate LISUZ che è il mio nick! ormai mi giro solo se mi chiamano così! :O

Lovalova! e...Sbaloccatevi adesso!

mercoledì 12 dicembre 2012

Scrittura Creativa Numero 6


Non vi so spiegare il tema richiesto ma è uscito questo.
Anticipo dicendo che rileggendo il tutto mi accorgo di esser io, buttar giù frasi in questo modo mi rappresenta al 101 per cento, non so come spiegare, probabilmente mi vedo alcune vostre facce nel mentre della lettura che sbuffano e sinceramente mi viene da dire che non è che mi dispiaccia. Non si può piacere al mondo. Mi trovo spesso a pensare a chi dice che "intorcolare le cose come i termini o le sensazioni" diventa pesante ma io lo trovo così lineare, limpido e chiaro. Una figata pazzesca.

Ciapa qua!



MUSICA INFETTIVA
“Il paziente James.D.M. si eccita col rumore. Tradisce chi lo vorrebbe più comune e pulito. E’ un uccello che canta in fibrillazione dilaniando chi lo ascolta” . Citava così la didascalia a fine foglio, con tanto di timbro sanitario.
“Occasionalmente sono turbato, lo apprezzo ed è lì che nascono nenie non lugubri ma crescite libertine, vado cercando l’evasione e trascino consensi perché sono il leader sfacciato della seduzione. Ti spiace? Ti spiace davvero? OOOh non mi dire!? Non mi castigare. La colpa che rivolti verso gli altri è la colpa verso te stesso.”
Lezioni da una tranquillità falsa. Facce non degne di guardarlo erano state preparate per insegnare a disintossicarsi dai lati oscuri della musica! Che rivoluzione! Stanze senza amplificatori e nessun palco vissuto. La Florida non era mai parsa così brutta. Nei gorghi dei tranquillanti ci si scazzava un po’. Dovevano essere tutti peccatori diplomati. Dunque si consigliava loro di dormire per non confessare gli errori. Ne facevano ma negavano.
“C’è il tempo per sbagliare e il tempo per rimediare. Cadrà ora e con lui tanti altri. Vedrà, sia fiduciosa dei nostri metodi. Ecco, vi presento Pamela in cura da 2 mesi presso l’istituto”. Disse una col camice sfilacciato a mia madre. Fianchi larghi. Ciglia lunghe.
“ Lei le permise di avvicinarsi, a me!, a me!, a me!,il re, mai una cosa simile, a me!, stavano per farmi conoscere una che mi avrebbe mostrato le tette da lì a poco. Milioni di FANS: che me ne faccio di un numero sottratto al resto? Continuavo a disegnare i miei fumetti osé e la ascoltavo indifferente. Quella che mi aveva messo al mondo la guardava con schifo. Questo sguardo ce l’avevamo in comune.”
“Ooooh lei è una donna così fortunata, la posso toccare?” disse pelle ed ossi.
 “Snobbava me quella troia, seppur dicesse in giro di emularmi. “  “Il giovane avvoltoio, si è nidificato tra la paglia composta della lucidità e mi ha dato una casa. Una mensa, un avvertimento al peggio che trova soluzione”. Ribaltò gli occhi e tirò su con il naso. Parlava bene, lo si deve ammettere. Sembrava una nota dolce come il LA.
“Dafne, la mia mamma mai esistita, indietreggiò elettrizzata e sbalordita, benché poi si rese conto che stavo prolificando cuccioli come una cagna, ero io la madre di sesso maschile che mancava alla gente. Sono preparato e al centro dell’attenzione, patologicamente sconveniente per chi mi imita, fanno tutto, dalle sbornie notturne alle citazioni di Boudelaire.”
Mettiamo che esista una forza positiva che crea scombussolamenti di massa, come curarla? Ci hanno tirato su 4 mura apposta! I casi si fanno, ormai,  multipli. Si parla di mente. Poco usata, fa paura. Molto usata, fa paura uguale.
Paralizzata, la vecchia Dafne,  sentì un brivido pertinente al ridicolo lungo la schiena, aveva creato un mostro talmente amato che la guerra alla psicologia tramutata in suono divenne un esempio troppo seguito. Che poi è la regola. Era un concetto infinito, esattamente come doveva essere.
Quei giovani per i corridoi, mezzi drogati, magri, capelli alle spalle, fotocopie andate a male, infilati nel delirio  e pronti a restarci. Un unico dio. Danze di cervelli talmente desiderosi di pienezza da farsi sfracellare da un solo oratore, non parlavano a mò di chimerine dicevano di “cantare come sciamani. “
“Cambierò la storia della poesia musicale come solo i maledetti e chi osa sa fare!!  Urlai salendo su uno sgabello …e caddi pure: che figura di merda! Mi misero sul mio letto mobile e vidi Dafne andarsene col respiro pesante. Stai male?? Te lo dovevo.   Girava tra i bagni quella lettera, lo sapevano tutti. Ogni dio ha una bibbia. Io trasformavo l’imperfezione dandole un senso. Anche i medici con le ciabatte bucherellate dovevano assimilare che ci sono cose che si scoprono al secondo ascolto, come la profondità, come me, come te. Bisturi per tagliare fino al midollo, prego!”

Inchiostrare e suonare. Perdersi. Fare il dito medio alla società.
“Vesto sempre allo stesso modo per non far vedere altro: è tutto qui quel che basta. Toccami baby! Vi obbligo alla resurrezione dell’illusione, ce l’avete dentro che siate coglioni o meno. L’esperienza è potenziale. Creiamola. Avete la voglia di identificarvi in me, sogno umano che va predicando. Sono la linea che stende le figure e le riflette, sono il cerchio dell’introspezione. Sentite il toooondo che armonia sa portare. Associatemi al migliore dei poeti maledetti. Voi, profani di un’esistenza bohemienne, versatili alle mie delicate e devastanti manipolazioni. Risiedo nella qualità, laddove nasce l’impressione. Nel mezzo, tra chi c’è in facciata e la saggia fragilità che non è quieto vivere ma solo scelta. Decidete dove stare. Siete succubi di emozioni ignifughe ma vi circondo di fuoco, percepite com’è caldo? Allungate le mani, non abbiate paura, voglio il timore così come il vedere fioccare i primi cambiamenti. La mia è musica mistica, così bella no, non l’avrei mai voluta ma ci ho sempre creduto.”
“Orsù, io parlo per la libertà, chi la capisce? Ci stava un mondo movimentato di confusione finchè fissavo il solito soffitto. Li sentivo dire che ero rugiada fresca, Le sentivo dire Bastardo, Li sentivo dire che mi avrebbero sbattuto su una branda, che se ero ubriaco rendevo di più, Le sentivo dire Signorina mi passi la cartella, Li sentivo dire Lucertola, Le sentivo dire viscido, sentivo le parole contratto, live e lasciatelo andare. Un macello di persone sciupate qui, ligie a disintossicarsi e purificarsi. Io che sono il colpevole, forse, loro che fanno sesso finché canto. Incredibile. Un passaggio da varcare per dovere e piacere. Era colpa sua e mia. Dei pugni alle casse, dei calci all’asta, del girotondo del microfono, della faccia pulita, delle rime, del rancore sussurrato fino a crescere ed esplodere. Era colpa sua. Colpa del mito che sono e non sono io. Colpa della folgorante sregolatezza del rock. “
“Prego James compili il menù per domani, metta una ics qui o qui e prenda la pastiglia.” Disse una che non ascoltava mai.
“Cos’è questa merda? Siete voi che ci volete guariti, siete voi i veri malati: che la musica vi possa curare un giorno. Vi dico che siete come la FINE per chi ha speranza: vi scriverò una canzone e l’ascolterete piangendo.”



Mi chiedo se qualcuno ha capito in realtà che il soggetto era Jim Morrison.
Comunque bando alle ciance, la cosa super è che questo è stato definito un racconto poetico impressionista! E mi son sentita tosta per un 10 minuti! Poi tutto mi passa si sa!
Bacio gioioso a chi ha la voglia di leggermi.

martedì 11 dicembre 2012

Questo ogni anno è sempre un giorno triste.

Giardino di viole.

Amo sbagliare
meno fare del male
inevitabile è il costo
se ritorno in quel posto.

Senza chiedere niente
mi dissolvo tra la gente
senza fare rumore
si forma l'invenzione del tuo odore.

Sabato cosa farò?
un nuovo passo ti mostrerò
sarà sovrano l'amore
che calpesterà quelle viole.

Un giardino coltivato,
dal vento cacciato,
e se sai saziarmi con l'apparire
ti chiedo di non sparire.




lunedì 10 dicembre 2012

HABERE ARTEM VOL.15

Se siete li che vi scervellate per un regalo per Natale, ecco quello che fa per voi!

Si sa che leggere fa bene al cuore e all'anima e allora vi consiglio di dare un'occhiata a questo link

...dicono sia una raccolta di giovani poeti esordienti ed ho sentito che c'è pure la sottoscritta!
CHE SIA VERO??  ;)



mercoledì 5 dicembre 2012

VOTATE! :)

http://www.expodog.com/concorso/foto.asp?id=2023

martedì 4 dicembre 2012

Non so, scrivo.

Non so che fare e scrivo.
Non so come dirlo e scrivo.
Non so parlare e scrivo.
Non so affrontare e scrivo.
Il giorno iniziava e finiva così. Scrivendo.
Mentre giravo per la strada mi rendevo conto che non passeggiavo come al solito, cercavo. Non ho bene idea cosa ma corsi a casa per scriverlo.
Ne venne fuori un pandemonio. Scrivevo di getto tutto ciò che mi dettava la testa, avevo un quaderno arancio di carta reciclata e una penna normale che costa poco. Mi piaceva così.
La stanza era paralizzata quando mi guardavo attorno. Se distolgo gli occhi, ora che ci ripenso, vedo tutto muoversi vorticosamente.
Sono la stessa? Me lo scrivo.
Parto dall'idea di trovare almeno 2 parole sensate e salta fuori che nasce una miriade di frasi che analizzerò nel giorno chiamato MAI.
Non so se convenga scrivere per avere le idee chiare su chi siamo ma nel dubbio io scrivo.



Priscilla@Arcimboldi Milano



Siamo state pure Regine del deserto!
Vai di piume, tacchi, sbriluccichìo di ogni tipo e cocktail offerti!

Scrittura Creativa Numero 5

TEMA: Era così ma voleva dire colà ma è successo un casino.


CHANGE

Feci un profondo respiro e chiusi le palpebre a quel bizzarro momento per poi riaprirle e ritrovarmi, di nuovo, raggomitolato su una sedia da 4 soldi. “VI DICO CHE NON SO DI COSA STATE PARLANDO! VOGLIO ANDARMENE!FATEMI USCIRE DA QUI”. Urlai piangendo ad intermittenza. Quel tardo pomeriggio la mia vita inizio a spezzarsi. Sentivo il vento dietro le grate fermarsi, percepivo la luce dei lampioni provenire dal grande viale asfaltato. Chissà se mia madre aveva preso le medicine, realizzai che erano le 7 di sera oramai. Lo sostenevano le lancette appese alla parete che a stento provavano a formulare “un tempo”. Vedevo le gambe tozze e sconosciute brulicare di frenesia, quasi fossero indigeni intenti a danzare attorno al fuoco. Mi sentivo preda. Cacciato come la più stupida delle bestie. Scoloriva il mio viso e apparentemente mi facevo pacifico. Mentalmente ero distante ed inquieto. Con un gesto veloce mi asciugai la goccia dal naso col fazzoletto.  “RACCONTACI COM’E’ ANDATA STRONZO!” Chiesi un avvocato (d'altronde i film insegnano) ma alla richiesta vidi 6 occhi abbaiare. Si strizzavano, poi si dilatavano: eran pronti a balzarmi addosso. “NON SO CHI SIA, NON SO NULLA, CRISTO! VE L’HO GIA’ DETTO!”. Mi ritrovavo in una casa di scomoda confidenzialità dove 2 labbra schiaffeggianti si facevano, pian piano, sempre più audaci, quasi a volermi infilare parole mai pronunciate, proprio lì, tra lingua e denti. Il busto era possente, non vedevo, l’idea di dominare era chiara invece. Con uno scarpone appoggiato al muro ridevano con libertà, borbottavano in gruppo. Non conoscevano le belle maniere ma da un carcere ci si aspetta questo d'altronde. Inarcai la schiena finché un pugno allo stomaco mi diede il benservito. “CAZZO GUARDATI! SEI TU IN QUESTE FOTO! CHE CI FACEVI CON QUELLO? DEVI DIRCI DOV’E’ ORA!”. Una mano aperta sbatté sull’acciaio rumorosamente definendo un nuovo territorio. Ero nella trappola del destino. “DANNAZIONE NON SONO IO!” Mi stavo accorgendo d’esser noioso perfino a me stesso, stavo abusando della loro appena accennata pazienza. Presi quegli scatti, mi sentivo una mosca appiccicata ad un barattolo di miele. Il taglio degli occhi era identico al mio, il volto era appena più minuto e seminascosto da una capigliatura arruffata. Portava lo stesso brizzolato trascurato. “VI POSSO ASSICURARE CHE NON HO MAI AVUTO UN CAPPOTTO SIMILE!”. Che scemenza e scusante poteva essere!!? Ora che ci ripenso…mio dio!!  Mi resi immediatamente conto di trovarmi privo di ali, nulla poteva reggere confrontato alle loro sicurezze. Mi dovevo disfare dei rigurgiti di un rimorso vivo ma senza natali. Come scagionarsi da un’innocenza? Mi chiedevo. “TI BECCHERAI UN SACCO DI ANNI AL FRESCO AMICO MIO! LA COSA E’ GROSSA. FACENDO COSI’ CI SEI DENTRO FINO AL COLLO.” -“STATE COMMETTENDO UN ERRORE!” persistetti.  Raccolsi la testa tra le mani, scuotendola  in un tremolio che lasciava cadere scaglie di banalità e tristezza. Lentissimamente sentivo crescere un vortice di spavalderia intorno a me, si muovevano sicuri, erano forti e mi rendevano consapevole che, da lì, sarebbe iniziato un opaco presente. “ALZATI COGLIONE!!”disse probabilmente il capo, esaltante e tragico. Strattonato come un fantoccio assopito ero nella tempesta. Rivendicavo la non quotidiana assenza alla vita. Non conoscere la prossima scalata mi mostrava l’estremo, faceva camminare nelle vene un miscuglio disgustoso. Puzzavo di sporco. Mi sbatterono in una topaia di cemento “per pensare” dissero. Era prevedibile e agognavo abbracciato alla sola umidità. Chiedevo ad uno scarafaggio com’era stato possibile tutto ciò. Perché a me? Perché lo stesso fisico, lo stesso grossolano portamento, lo stesso bracciale? Avrei voluto strapparmi la pelle, provare che sotto c’era un cuore sano. Non riuscivo a pensare, è impossibile farlo quando perfino dei piccioni ammassati ad un buco di finestra  ti guardano in maniera diversa. Nessuno sapeva dove fossi realmente finito. Io, invece, non mi capacitavo del perché. Una macchina mi aveva inghiottito tra i vetri neri, mi aveva sottratto ad una passeggiata a Camden Town nel mio unico giorno di permesso. Vidi mia madre in cucina. Chi l’avrebbe accompagnata alla merceria? Chi le avrebbe comprato le mimose? Spalancarono improvvisamente la porta. “MANGIA QUALCOSA, LURIDO BASTARDO!”. Tastai il vassoio e trovai quel biglietto.

Perle perdute.

Lo stai dicendo a me.
Un peccato senza pentimento.
Sentire l'esigenza di fare
significa non fermarsi.
Chi non ha paura delle azioni?
Tu come me.
Lo sto dicendo a te.
Felice?
E non puoi difenderti.



lunedì 3 dicembre 2012

ONEMIC -PIOGGIA-


In 200

Eran 200 contro me
divisi in fatti e parole.
100 salti silenziosi e compiaciuti
100 paia di occhi che comandavano e opprimevano.
Si fece spazio il vizio del volere,
un comandante dall'eterna giovinezza
obbligò una scelta,
iniziò la battaglia godereccia tra i popoli.
Suonavan le trombe, cadevan innocenti fiduciosi,
spuntava l'ignoranza e ormeggiava la meravigllia del sapere.
Mi diedero il responso
mai fui così innamorata dopo quel vivido ricordo!
Umiliata nell'impresa solo vista
abbracciai le due parti.
C'era il meglio, 
deposero le armi per indurmi a guardare.
Trovai l'ascolto delle parole
e nacquero i fatti.
Ero magra ed affamata poco prima...

giovedì 29 novembre 2012

Ambiguo.

L'ambiguità.
Sembra facile messa giù così.
Una semplicissima parola che non dovrebbe creare timori e invece, proprio perchè mi appartiene così tanto, mi regala un nodo stretto alla gola.
Adoro questo termine perchè in poesia non si fa altro, è come star senza pane. Chi dedica versi, chi tramuta concetti in metafore regala visioni a chi legge, interpretabili, ambigue appunto.
Non so da dove iniziare. Odio i blocchi ma è chiaro che le imposizioni sono necessarie per non rimanere al solito posto, per cui....spero che un viaggio in treno mi porti consiglio...ho segnato belle frasi là dentro, tra una posizione scomoda di un regionale e un tavolino senza vibrazioni di un freccia. Andiamo!

Non qui...


mercoledì 28 novembre 2012

3 sono le cose...

Non c'è nulla da dire.
Quante volte capitano situazioni simili.
Succede perchè si è indifesi davanti all altro, perchè non c'è interesse davanti all altro, perchè l'altro accende un meccanismo del tipo "se parlo poi mi irriterà la tua risposta e per non sprecare minuti preziosi di vita...taccio".
Il fatto è che c'è una sorta di scala dove trovi 100 in positivo, 0 in negativo, 50 che strattona una rabbia che non vale la pena. E lo sai.
La prima categoria è la più dolce, dove sei chi sei davvero, dove sprigioni imbarazzo e timidezza che nonostante tutto ti rendono speciale, credo si riesca pure a mandare una specie di influsso che chi hai davanti percepisce. Ti vuole bene per quello. Zero paure.
La seconda categoria è l'indifferenza, senti rumori che sarebbero parole ben scandite in verità, ma c'è una confusione tale di tuoi pensieri come la spesa o cosa mettersi domani sera che probabilmente da fuori non sbatti nemmeno le palpebre. Immobile. Fai bella figura, pari posata. Bella lì.
La terza categoria è la peggiore. Logorroica, lesionista e altri termini di distruzione simili. Spaccare la faccia, è quel che ti viene da fare ma l'etica porta altrove e allora subisci passivamente perchè ti tocca, tipo un mio amico direbbe "tutti bravi ad esser gay con il culo degli altri". Il discorso calza a pennello. Ciò mi turba. Dovrei iscrivermi ad uno di quei sport dove prendi a cazzotti il sacco...

Scrittura Creativa Numero 4


Il protagonista si trasforma in qualcosa di surreale. Da leggere veloce.


CHI PRESTA IL PROPRIO UOMO FARA’ UNA BRUTTA FINE.


Ho 2 occhi, un naso, una bocca, orecchie pari, 2 braccia, un busto, 2 gambe: mi chiamo Pietro.
Stavo con Marina finché non è arrivata Barbara che gli fa: “ Devo far ingelosire Matteo, mi presti Pietro?” “Ok” dice l’altra” Ma si chiama Pietrotornaindietro”.
Vado nel locale vestito bene. Adocchiamo Matteo, Marina mi si avvicina e inizia a parlarmi fitta-fitta, abbiamo le cose belle in comune, come la musica dei Queen. “Ti presto l’ultimo cd se vuoi ma si chiama Pietrotornaindietro”. Inizia a girarmi la testa, rotolo su me stesso vorticosamente, sono nero ma non sporco. Stefania, la sorella, vuol simulare “I want to break free”con tanto di aspirapolvere. Corro, veloce come la luce, schiacciato dentro ad un filo dove si sta stretti, spingo le pareti e succede un danno. Le spazzole si fermano, sono cerchi di setola rigide: pensavo d’esser più morbido. Arriva Gianniriparatutto e sento che dice “Credo non si possano aggiustare, prendi questa scopa elettrica intanto ma si chiama Pietrotornaindietro”. Sono in TV, maneggiato da una biondina niente male che mi presenta ad una telecamera, sono dimagrito, infatti piaccio alla regista. “Lo sponsorizziamo nel mio programma perciò lo devo provare”. “Si, ma si chiama Pietrotornaindietro, domani siamo di nuovo in onda.” Dice, la prima, chiaramente ingelosita. In macchina ad un certo punto siamo fermi al semaforo, il finestrino è abbassato e si affaccia prepotentemente un signore per porgere dei fiori ma sembra che il dono non sia gradito e mi sento volare. Sono un violento. Colpi secchi e precisi. Ho sempre creduto nelle mie potenzialità. Mi raccoglie un tizio vecchio che puzza, mi stacca un pezzo e mi fa rovistare tra lo schifo. Vedo il fiume sotto al ponte, penso ad un bel bagno, accidentalmente cado, l’acqua mi porta via e sento una voce sola e piangente che grida: “Si chiama Pietrotornaindieeeeetrooooo”. Nuoto. Nuoto con le pinne. Fa dannatamente caldo. Manca l’aria qui dentro. Nel tragitto devo essermi frantumato perché sono incastrato tra denti e budella. E’ così che si sentono le donne? Esteticamente sono grande e bianca, talmente affascinante che mi dedicheranno un libro. “Te lo presto perché in quarta elementare lo leggerai sicuramente, ma si chiama Pietrotornaindietro!”.
Tra un succo ed una schiacciatina mi sento sfregare, osservare…Avrei sempre voluto attenzioni simili.
“Melissa vai a buttare la spazzatura!”
C’è una mela, le scatole di tonno, i vetri che mi tirano il pelo grigio. Esce un po’ di sangue. “Ehi Giuliano tieni questo e tamponati ma si chiama Pietrotornaindietro.” “Certo Fido!”.
Sono una persona colta, per forza, guarisco chi si fa male. C’è la sirena, il camice, la flebo e del gesso fatto a braccio con la scritta a pennarello “Stavo cercando il mio uomo e sono inciampata, si chiamava Pietrotornaindietro”. Mi mastica dal vassoio della mensa: sono insipido ma, qui dentro, rappresento una certezza. Fluido, incontro un muscolo rosso pulsante e scivolo non curandomene.
Donna in bagno senza forze, sudaticcia. Lo dice il giornale.
“Praticanti, prestate attenzione, oggi è stato scoperto il virus della diarrea. Su Wikipedia  il nome scientifico sarà Pietrotornaindietro. Inziate a scrivere…”


martedì 27 novembre 2012

Scivoli tra i brividi.
Chiudi i pensieri al di fuori
ascolti i battiti
t'incammini solitario.
Aspetto seducente 
tra la pelle e il profumo.
Taciti smarrimenti
tra mani incerte.

lunedì 26 novembre 2012

mercoledì 21 novembre 2012

Scrittura Creativa Numero 3

-Quanto più vicino alla fine-
-Disgrazie al protagonista-


ORLANDO decisamente “FURIOSA”
Orlando lo si poteva definire in un’unica e schietta maniera: cornuto! Vabbè!
D'altronde, Angelica era bella da far impazzire perfino gli altrui desideri.
Il  povero cavaliere girovagava a palazzo, spesso sulle punte (?), dando di tanto in tanto un compiaciuto sguardo all’amata, come fosse un premio, per accertarsi che, nonostante le confermate dicerie, lei scegliesse sempre e solo lui. Questo si credeva.
Bloccava l’intenzione tipicamente adolescenziale dei “nemici” lanciando occhiate simili a tirate d’orecchio. Che ci pensassero solo a toccarla con un dito! Ma si sa, anche nella più romantica delle storie, il rischio è alle porte. Angelica non sarebbe mai stata un figlio maschio! La madre, già all’epoca, appoggiava sulla pancia delle graziosissime bambole di pezza, canticchiava note dell’ancella Emma e ricamava splendidi calzini. Era come diceva Orlando: piena di grazia, con la schiena lunga, i capelli ben raccolti, con i polpacci da ballerina (?).
“Margherita io non ne posso più!? Mi sta appiccicato al culo ad ogni passo, con quelle mani piccole e viscide, con l’odore tipico della preoccupazione, sa di borotalco e poi continua con ste canzoncine coi numeri Un, due, tre e quattr, cinq, sei… è servo del re ma, cazzo, un po’ di brio! Gli servirebbe una scossa. Non c’è furia al di fuori del suo nome. E’ come una farfallina nella polvere, svolazza titubante, senza colore come quel vestito a tutù che mi ha preso per il ballo della duchessa. Devi aiutarmi! E’ chiaro che dovrò vivere il resto della mia vita con lui, così han deciso, ma la decenza mi pare il minimo.”
“Angy: ti stai facendo tutti i suoi amici! Impossibile che non abbia captato alcun atto di adulterio!??
“Ma cosa vuoi che abbia intuito! Non indaga, sta a ravanare gessetti e rimane minuscolo ed io ho finito gli uomini decenti a disposizione.”
Il mercoledì si vestiva di bancarelle. Tripudio di uomini forzuti intenti a scaricare pesantissime casse di mele, buoi tesi in una compostezza solenne, ligi al lavoro: era la ballata del testosterone! Ci si doveva andare perché c’era pure il Ballastorie che piaceva tanto all’Orlandino! Mah…erano risapute tiritere!
Perfino il passo era uguale questa mattina, accidenti! Lo stesso stacco di cosce tirate in pantaloni stretti. C’è altro??!!!
“Oh dolce Angelica, donna dallo sguardo che s’apre come velluto da palcoscenico, stamane il tuo volto è un capolavoro da mostrare alla platea straniera.”
 “Poi si chiede perché non rido mai, perché fisso il vuoto, sono malinconica, poco affettuosa e altre cavolate simili! Pensa io sia pragmatica, che poi  non so nemmeno che vuol dire perché è lui l’intelligente! Speriamo il cugino di Marghe si dia una mossa”. Sussurrò dentro sé.
Immediatamente un nitrito di cavallo, forse urla, gente spaventata, un varco aperto tra la folla.
“Che figo pazzesco” mormorò Angelica dentro sé sentendo il cuore martellare
 “Sono venuto nel nome del re del Regno Opposto. Sono qui per sfidare Orlando”
“Aspetta dolce passo di danza che sento cosa vuole quel buon uomo”….”Eccomi. Posso aiutarla?”
“Sei pronto a morire?”
“Guardi, ehm, ci deve essere un serio qui pro quorum. Analizziamo la cosa: perché cerca me? Ho commesso atto impuro? Posso sdebitarmi, qualsiasi cosa io abbia non intenzionalmente commesso, con un buonissimo cesto di rigogliose banane o preferisce le faccia una difficile verticale? Ecco tenga. Le è piaciuta?”
“Moriraaaaaaiiii”. Scese dal destriero ringalluzzito come lui, lanciò una spada ed uno scudo allo smarrito Orlando e iniziò a duellare SCIAK, TAC, OOOOOHHHHH! (la folla!!).
Il poveretto cadde come se avesse le gambe di plastilina mentre la complice, giunta giusto in tempo, tranquillizzava Angelica “Sì comunque mio cugino è un attore pazzesco, lo chiamano spesso per film tipo “Il Gladiatorium” e robe simili, ci sa fare ma è finzione.”
“E’ quel che serve amica mia, una mossa, del fermento” disse morsicando una pagnotta calda.
Erano ormai 20 minuti che i 2 si dimenavano e chiara era l’imminente sconfitta di Orlando! Era a terra, coi vestiti lerci e tagliuzzati. Finché stava cercando di alzarsi ,dolorante come mai, un cagnetto alzò la gamba per il bisogno quotidiano, il malcapitato si dimenò imprecando e la padrona gli getto un secchio di melmosi torsoli di caco.
“Basta, basta, basta. Io mi arrendo! Cosa volete per lasciarmi in pace?”disse grondante di arancio.
“La tua dea Angelica! ” disse strizzando l’occhiolino alla donzella.
“Ok! Prendetela. Mi sono stancato, accipicchia!! ”replicò (finalmente )furioso.
La sinuosa bionda sobbalzò in una bolla di sgomento e agitandosi disse”Stai scherzando vero???Dov’è tutto il tuo proclamato apprezzamento nei mie confronti, dove lasci tutte le smancerie sentire e risentite, dov’è la tua voglia di saltarmi addosso e strapparmi la vestaglia?? MA SEI UOMO O CHECCA???”
Orlando, arrossì. Spiego davanti a centinaia di occhi desiderosi di sapere che lui era carino, premuroso e tutto il resto perché gli toccava! I genitori avevano deciso di renderlo cavaliere errante(a lui il titolo ispirava) e uomo accompagnato ma aveva un solo desiderio : pettinarsi almeno come Carla Fracci. Nemmeno gli stessi capelli gli aveva dato il Dio. Dannate calvizie precoci.
Angelica ebbe 3 figli d’arte dal cugino di Margherita, quest’ultima accompagnò Osvaldo (per sdebitarsi  della farsa) agli studi di “Amici de Marius de Filippus ” e, disorientati da cotanta nascosta bravura, i giudici lo scritturarono immediatamente come insegnante di danza a corte. Si unì all’uomo delle casse di mele.
Quando un combattimento fa uscire chi sei davvero. Orlando non fu mai più Furioso ma...”tremendo”!
“Alla sbarra ragazze!!!” Un, due, tre, quattr, cinq, sei!  Velociiii! Mi fate uscire pazzaaa!”
Mi fruga in testa questa dannatissima storia che nel corso si sta affrontando da 2 settimane, è un martello, va contro ai miei principi: il morente che acquisisce importanza proprio in quel frangente. 
Ma vaffanculo! 
Sembro una pazza che rema contro. Perchè sostenere che una persona "diventa improvvisamente" la migliore del mondo in punto di morte? Perchè è questo sotto sotto che si vuol far credere. Non accetto il fatto che la gente sia molle, che si lasci trasportare da un presunto dato di fatto. Muore un cantante, nessuno era come lui, muore un attore, ah si non esisterà mai nessuno così. Pochi esempi quotidiani da applicare a parenti e conoscenti. Ma che diavolo di storia è questa? Comodità! Pura e bella comodità! La voglia di non mettersi in gioco nemmeno con chi ci circonda, troppe code di paglia, troppa paura nell'affrontare anche la minima conoscenza verso il prossimo, non si indaga, non si vuole sapere, tutti indifferenti in quel melmoso individualismo che, in tale forma, diventa negatività pura. Credere che qualcuno sia stato un Dio un giorno prima che ci lasci è da stupidi, la mente inizia un gioco malefico che consiste nel dire a se stessì che Io conoscevo davvero ics e dirò all'universo com'era, cosa mi ha lasciato, darò in pasto alle bocche da sfamare, aperte come quelle di piccoli uccellini, dicerie misere, piccole parti di un essere vivente che è stato 100 ma ne ho conosciuto 10! Non ci posso stare in una atrocità simile. Come quelli che il giorno che tirerò le gambe io diranno di conoscermi e non sapevano nemmeno qual'è il mio piatto preferito. Io sono qui adesso ma spesso nessuno lo vede, io sono qui perchè mi ci hanno messo, perchè è giusto che io abbia uno spazio, una forma un linguaggio da ascolare ma, ma ma ma qui sorge la tristezza...chi si presta ad ascoltare, immedesimarsi, imparare o contrariarsi? Il mio intuito non fallisce e in questa cerchia c'è davvero poca gente. Non mi frega di compiacere, dico solo che in un continuo susseguirsi di masse che corrono senza fermarsi io non mi ci vedo e sembro "la sbagliata". Ma il tempo cos'è? Cos'è l'esser ripagati di un attimo di vera gioia, cos'è il guardare negli occhi chi prova affetto per te e viceversa, cos'è il sentimento qualunque esso sia???
Preferisco prendermi di quella dalla mente vagante ma se c'è da fermarsi perchè ne vale la pena per me è ok. Mi trovate là. Io sto bene lì. Verrà il giorno che qualcuno si chiederà se mi piaceva la pizza col crudo o se ho mai pensato che "Y" fosse stronzo/a.

martedì 20 novembre 2012


«Perché non ti trovi un lavoro decente?»

«Non ci sono lavori decenti. Se uno scrittore non riesce a campare creando, vuol dire che è morto»
«Oh, smettila, Carl! Al mondo ci sono miliardi di persone che non campano creando. Vuol dire che sono morte?»
«Sì»


OPPURE

Nei primi quattro mesi di quest'anno ho scritto duecentocinquanta poesie. Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le avrò dato battaglia. E se fra voi c'è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va' avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all'azzardo, e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti. (da La mia pazzia, p. 93)

CHI PARLA è' Bukowski che si sa che è uno che più moderno non c'è, per linguaggio e per visione di vita terraaterra. Oggi leggo qualcosa di lui perchè mi scorre nelle vene quella voglia assurda di non mollare mai perchè c'è la gente che me lo ricorda e perchè fondamentalmente, c'è anche un fatto da dire: io in me ci credo! Che non si narri, in futuro, che non sono stata tosta! Io non mollo cascasse il mondo.
Ci sono un mucchio di progetti inerenti alla scrittura in cui mi lancio, non sapendo nemmeno perchè a volte ma forse la presunzione prende in mano la timidezza e mi fa usare una faccia che generalmente non è la mia! Chissenfrega! La forza però viene anche da chi mi fa scoprire spunti sempre nuovi, mi impedisce di lasciarmi andare alle cazzate che ti rendono fermo innanzi alla vita. Ma la bellezza della novità, del sapere, della curiosità...non è come un tramonto?? come un panino con la mortadella quando hai una fame assurda? come il cane che ti salta addosso alla sera? MERAVIGLIOSO. Osservare è la mia vita, scrivere pure. Mi faccio da me, guardando e non toccando..semplicemente elaborando. Prendo di qua e mescolo di là, ce l'ho con tutti e amo chiunque. Ieri sera guardavo come di rito sulla rai e il poliziotto a fine scena dice una frase di sto tipo "Io sono uno che vede il bene nelle persone, non posso essere altrimenti". Mi son fermata e mi son guardata di riflesso nella tv e ho sorriso. Mi accomuna a lui quel dire, non vado in pattuglia alla sera ma siamo simili. Mi piace il bello, passo sempre dal cattivo per imparare, ma ribadisco che mi piace il bello. Scrivere è il mio bello. Prendere o lasciare.

lunedì 19 novembre 2012

Manchi.....
è IL dato di fatto.....

venerdì 16 novembre 2012

PURO SPETTACOLO


Buongiorno!

mercoledì 14 novembre 2012

Scrittura Creativa Numero 2


VOLEVA IMPARARE ANCORA.
La dottoressa aprì l’agenda carica di appuntamenti e si sentì immediatamente piantonata in un’immagine gonfia di sé, come se la presenza umana le ricordasse solamente affanni  e indifferenza. Si doveva sbrigare, chiudere lo studio e andare. Sarebbe stato divertente appendere alla porta un fazzoletto bianco in segno di libertà!
Per molti anni trascorse le vacanze estive in campagna.
Adesso?!  Perché proprio questo ricordo così disponibile e pacifico? Era indispensabile far ritorno in un luogo che la rendeva serenamente pronta alle felicità folgoranti che tutti, inconsciamente, si portano dietro.  La prognosi parla chiaro: sindrome da Mulino Bianco con miti e mistificazioni necessarie.
Un mozzicone col rossetto era agli antipodi di una realtà non basata sui vizi da mostrare. ..
“Torna al momento in cui l’istinto ti obbliga a seguirlo, ad ascoltare l’eco, a riprovare il gusto dello yogurt grasso in un vasetto di vetro spesso.”
Ubaldo è il solito tuttofare, una figura “che ti aspetti”. Poche regole da rispettare eseguite con rigore. Uno che allarga le braccia, arriccia le sopraciglia e goffamente dice che “c’è bisogno di cura e per la cura devi trovare il tempo”.
Ed ecco il risentire la terra sfracellata al suolo, file di vigne ordinate come soldati ma capaci di intrattenerla con quei colori, quelle chiome verdi quasi da sentire la pericolosa tentazione di non far ritorno.
Le pannocchie, qui, le sgranano alla sera, sul divano a scacchi marroni, con un secchio tra le gambe. C’è chi ha grosse bottiglie di latte che sembrano bambini che saltellano sulle cosce del nonno fino a diventare della forma del burro. Bianchi, malleabili.
Sembrano rilassarsi.  Così diverso dal “candore domestico” interrotto dal mais scoppiettante nel microonde in città: nuvole spugnose che son state cotte nella corte, solleticate dai rastrelli, coperte di notte. Una solenne sberla al bisogno di avvicinarsi alla semplicità più pura.
Irenio sul carro carico di letame ci vive, probabilmente! Ancora lì. La fece guidare all’età di 15 anni, le disse di accelerare e non sapeva davvero dove mettere il piede finché una palla di sterco e paglia lanciata a tutta velocità si fece freccia della verità: lei pensava fosse più grande il pedale, che diavolo ne sapeva!
Umiliata in maniera differente: lì era insegnamento.
Le sembrava di attendere un pasto caldo,  testa china al pavimento, trascinando il passo, sentendo l’odore nuovo, abbandonando l’abitudine sorrideva in una facciata mite. Dentro  costruiva tasselli di tempo perduto, l’unico che avrebbe voluto interfacciare con i suoi giorni, la leggerezza dell’umiltà, l’attesa per quel che si ama. Smarrita senza obblighi scanditi dalla carta e missioni spesso inconcludenti.
Maria e Irma se la ridevano sbattendo i mestoli di legno sulle pareti di rame di una pentola vecchia più di loro, mescolavano faticosamente una lava gialla e al momento giusto riempivano le panare sul tavolo. Sembravano tante riproduzioni del sole, fumanti e perfette. Sarebbe stato bello imparare: così fece!
Apprese la notizia che dalle zucche si ricavano le spugne, che la lavanda va messa in pezzi di collant per profumare i cassetti,  che si possono sciogliere gli scarti di sapone in bagnomaria per formarne altro, che il cucù va caricato ogni mattina, che il pane nel latte è davvero buono, che i bigodini li si può mettere alla sera prima di andare a letto per non rubare spazio al giorno, che la tasca del grembiule nasconde sempre qualcosa, che sapere usare la macchina da cucire è per vere donne, che il bracciale di rame sistema gli acciacchi, che l’aceto fa miracoli.
Gli ingredienti in gioco sono l’atmosfera, le bici, la superstizione, il sostegno dato da una foto, i fichi nelle cassette, i granellini dei melograni,  la pasta che mangia la farina, le parole urlate alle 6 del mattino.
“Ti cammino dietro anche se sei arrugginito, sento le fatiche ma la letizia allontana anche gli uccelli dal piumaggio sbagliato, vendi consigli, paghi un uomo con l’argento brillante di carati, hai la fede come unica libertà.”
Lasciò questo foglietto sulla stalla appuntandolo con un chiodo storto. Era per chiunque passasse da lì. Un grazie, un arrivederci, come l’ultima volta.
“Dottoressa Zeffera finalmente è tornata!”
“Sono stata a mescolare un paio di mondi: una ricetta gustosa CHE NON LE DICO!!!!  Bhè, Giovanna, dica 33…”.

martedì 13 novembre 2012

Non so esattamente in base a quale criterio oggi si dica che è LA GIORNATA DELLA GENTILEZZA ma vorrei spendere 2 parole a riguardo.
Dico che ne servirebbe di più, io ne sento l'esigenza per esempio.
C'è chi si stupisce se uno fa un gesto carino e mi pare un forte campanello d'allarme. Quel che sta diventando una rarità renderebbe le cose più semplici e civili.
Non mi vergogno nell'essere come sono, esattamente così mi vado bene. Prendo le porte in faccia, mi sento dire che perdo tempo, che non serve fare se non si è ripagati ma morirò con la forte convinzione di essere dalla parte giusta perchè esser gentili regala quella sensazione che, chi non lo è, non avrà mai la fortuna di sentire battere dentro al cuore.
Basterebbe provare.


sabato 10 novembre 2012

Quello che non sei -Buon vecchi Nesli-

 
È la forza della musica quella che mi sorprende
Quella che dal mondo e dalla vita mi difende
Prende tutto quello che ho tutta l'anima
Tutto il tempo che ho passato chiuso in camera
Continuo a credere anche se intorno è cenere
Continuo nella ricerca della mia venere
Prendere o lasciare tutto in questo posto
Guardo nello specchio un volto che non riconosco
Ed ho scoperto qualcosa che non sapevo
Che non ha importanza qualunque sia l'arrivo
Conta solamente che io mi senta vivo
Che restino affianco le persone che ho vicino
Scrivo il mio declino la mia resurrezione
Guardo i miei pensieri perché hanno un volto e un nome
I miei giorni hanno un sapore che non dimentico
Amo ciò che faccio e il modo in cui lo faccio autentico
Ritornello: ora che lo sai quello che non sei
Grida al mondo intero che per te è tutto ok
Che per te va bene qualunque cosa accada
Resti della stessa idea nella stessa strada
Ora ciò che ho intorno sembra non avere
Quel significato che gli davo quel valore
Che mi fa vedere le cose come sono
Riconosco me il mio nome il mio suono.
Fumo la mia disperazione è la via
Più giusta per la follia più giusta per andar via di qui
Ogni tanto almeno per un momento
Mento se dico che mi sento di questo tempo
Sono dentro ogni suono ed il suo movimento
Conto su di me su di che sul talento
Ora sono pronto per dire quello che penso
Senza balle senza inganno senza doppio senso
Alimento di sogni una fiamma infinita
Prendo esempio da ogni esperienza della vita
Che fatica andare d'accordo con il resto
Resto quello che sono drogato ma onesto
Presto bisogna sempre fare troppo presto
Esco di casa e che importa come son messo
Faccio due passi per star lontano da me stesso
Lo so lo so che tanto poi non ci riesco.
Fumo la mia disperazione è la via
Più giusta per la follia più giusta per andar via di qui
Ogni tanto almeno per un momento
Mento se dico che mi sento di questo tempo
Sono dentro ogni suono ed il suo movimento
Conto su di me su di che sul talento
Conto su di me su di che sul talento, sul talento!
Fai una scritta sul muro che ti rappresenti
Fai vedere a tutti quali sono i tuoi miglioramenti
Oggi come noi tanti come noi ma quanti
Vanno avanti senza avere poi ripensamenti
Sono un soldato dei sentimenti e dei momenti magici
Se anche tu il futuro proprio non lo immagini
Lasciati andare, prova a guardare le immagini
Lasciati andare, prova a guardare le immagini.

giovedì 8 novembre 2012

Scrittura Creativa Numero 1

La lezione è iniziata con quel che non volevo sentirmi dire:
uno scrittore non può obbligarsi a scrivere nei ritagli di una vita troppo frenitica, per scrivere serve tempo, spazio, rintracciare se stessi in silenzi. Il fatto economico sta alle costole e per questo una soluzione potrebbe essere un amante ricco, ricchissimo che mantenga chi vuole garantirsi una passione, Questa passione.

L'idea è ironica ma un fondo di verità c'è eccome. Sono pensieri dei tempi della prima guerra mondiale ma credo siano attuabili pure adesso. Su di me corrisponde. Le sensazioni della gente non cambiano. 
Ti dice poi che non è importante sfondare, per chi scrive col cuore è abbastanza scrivere. 
Spesso mi trovo occhi che non capiscono. Io odio quegli sguardi persi.
Colmi i vuoti, sei in pace anche quando vorresti spaccare la faccia a chi non ti va.

Mi ha lasciato l'amaro in bocca questa lettura, non perchè fosse una novità ma perchè sentirsi dire le cose come stanno da altri ti fa sentire parte di un gruppo che esiste, aimè esiste...e non dovrebbe.

Ora devo decidere se sono uno scrittore marinaio...che racconta di viaggi o uno scrittore contadino che col passaparola tramanda esperienze.

Carichissimaaaaaaaaaaaaaaaaa! 

mercoledì 7 novembre 2012

«Hai con te il libro che stavi leggendo al caffè e che sei impaziente di continuare, per poterlo poi passare a lei, per comunicare ancora con lei attraverso il canale scavato dalle parole altrui, che proprio in quanto pronunciate da una voce estranea, dalla voce di quel silenzioso nessuno fatto d’inchiostro e di spaziature tipografiche, possono diventare vostre, un linguaggio, un codice tra voi, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi».

Italo Calvino - Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979)




lunedì 5 novembre 2012

Quadro

Dipingo un disegno senza immaginarne il risultato
mi siedo
lo osservo
e ci vedo te.
Autentica figura che traccia un desiderio
il mio.
Mi assorbi
mi dissolvo.
Non so se "credere" sia artistico
sarebbe, certo, l'illusione della vita di un inventore.
Chi crea decora
vola sui valori
vaga sui barattoli
pieni
vuoti,
percorre una strada
una tela
un pensiero.
Ti ammiro in tutto ciò che sei.

Ricomincia la scuola...

e non vedevo l'ora!
Penna in mano e sono pronta!


mercoledì 31 ottobre 2012

TIRA IL TENDONE!

C'è un album che mi sta particolarmente a cuore in questi giorni, già dal primo ascolto è stato amore!
A me piace un pò tutto, non disdegno nulla in fatto di musica ma la preferenza cade sempre su:
-parole dirette senza sfronzoli
-frasi intese come attimi di riflessione.
APRITI SESAMO di Battiato è nel secondo mucchio.
Lo adoro, da impazzire, vi conisglierei una canzone in particolar modo ma non sarebbe la giusta cura: lo dovete ascoltare a tutti i costi! Fatelo!
C'è del gusto retrò, il richiamo alla pace, il timore dell'uomo nel riconoscere chi è davvero.
Mi intrippa per forzaaaa!!!!
Come da copione! ;)


martedì 30 ottobre 2012

LiberaLetizia.

Un incofessabile impedimento si accorgeva del nulla dal primo mattino
socchiudeva il filo dell' inquietudine tra le persiane riviste e offerte senza memoria ad una strada pestata, portatrice di indaffarati greggi.
Un cenno al tiro del guinzaglio come assenso diventato fastidio.
Sotterranee le rincorse alla Signora "Letizia".
Prigioniera nella stanza, inchiodata all'immobilità non consona ad una sedia a dondolo.
Pigramente vorrebbe aiuto ma l'accanimento le donerebbe il bisogno umano di primavera.