mercoledì 12 dicembre 2012

Scrittura Creativa Numero 6


Non vi so spiegare il tema richiesto ma è uscito questo.
Anticipo dicendo che rileggendo il tutto mi accorgo di esser io, buttar giù frasi in questo modo mi rappresenta al 101 per cento, non so come spiegare, probabilmente mi vedo alcune vostre facce nel mentre della lettura che sbuffano e sinceramente mi viene da dire che non è che mi dispiaccia. Non si può piacere al mondo. Mi trovo spesso a pensare a chi dice che "intorcolare le cose come i termini o le sensazioni" diventa pesante ma io lo trovo così lineare, limpido e chiaro. Una figata pazzesca.

Ciapa qua!



MUSICA INFETTIVA
“Il paziente James.D.M. si eccita col rumore. Tradisce chi lo vorrebbe più comune e pulito. E’ un uccello che canta in fibrillazione dilaniando chi lo ascolta” . Citava così la didascalia a fine foglio, con tanto di timbro sanitario.
“Occasionalmente sono turbato, lo apprezzo ed è lì che nascono nenie non lugubri ma crescite libertine, vado cercando l’evasione e trascino consensi perché sono il leader sfacciato della seduzione. Ti spiace? Ti spiace davvero? OOOh non mi dire!? Non mi castigare. La colpa che rivolti verso gli altri è la colpa verso te stesso.”
Lezioni da una tranquillità falsa. Facce non degne di guardarlo erano state preparate per insegnare a disintossicarsi dai lati oscuri della musica! Che rivoluzione! Stanze senza amplificatori e nessun palco vissuto. La Florida non era mai parsa così brutta. Nei gorghi dei tranquillanti ci si scazzava un po’. Dovevano essere tutti peccatori diplomati. Dunque si consigliava loro di dormire per non confessare gli errori. Ne facevano ma negavano.
“C’è il tempo per sbagliare e il tempo per rimediare. Cadrà ora e con lui tanti altri. Vedrà, sia fiduciosa dei nostri metodi. Ecco, vi presento Pamela in cura da 2 mesi presso l’istituto”. Disse una col camice sfilacciato a mia madre. Fianchi larghi. Ciglia lunghe.
“ Lei le permise di avvicinarsi, a me!, a me!, a me!,il re, mai una cosa simile, a me!, stavano per farmi conoscere una che mi avrebbe mostrato le tette da lì a poco. Milioni di FANS: che me ne faccio di un numero sottratto al resto? Continuavo a disegnare i miei fumetti osé e la ascoltavo indifferente. Quella che mi aveva messo al mondo la guardava con schifo. Questo sguardo ce l’avevamo in comune.”
“Ooooh lei è una donna così fortunata, la posso toccare?” disse pelle ed ossi.
 “Snobbava me quella troia, seppur dicesse in giro di emularmi. “  “Il giovane avvoltoio, si è nidificato tra la paglia composta della lucidità e mi ha dato una casa. Una mensa, un avvertimento al peggio che trova soluzione”. Ribaltò gli occhi e tirò su con il naso. Parlava bene, lo si deve ammettere. Sembrava una nota dolce come il LA.
“Dafne, la mia mamma mai esistita, indietreggiò elettrizzata e sbalordita, benché poi si rese conto che stavo prolificando cuccioli come una cagna, ero io la madre di sesso maschile che mancava alla gente. Sono preparato e al centro dell’attenzione, patologicamente sconveniente per chi mi imita, fanno tutto, dalle sbornie notturne alle citazioni di Boudelaire.”
Mettiamo che esista una forza positiva che crea scombussolamenti di massa, come curarla? Ci hanno tirato su 4 mura apposta! I casi si fanno, ormai,  multipli. Si parla di mente. Poco usata, fa paura. Molto usata, fa paura uguale.
Paralizzata, la vecchia Dafne,  sentì un brivido pertinente al ridicolo lungo la schiena, aveva creato un mostro talmente amato che la guerra alla psicologia tramutata in suono divenne un esempio troppo seguito. Che poi è la regola. Era un concetto infinito, esattamente come doveva essere.
Quei giovani per i corridoi, mezzi drogati, magri, capelli alle spalle, fotocopie andate a male, infilati nel delirio  e pronti a restarci. Un unico dio. Danze di cervelli talmente desiderosi di pienezza da farsi sfracellare da un solo oratore, non parlavano a mò di chimerine dicevano di “cantare come sciamani. “
“Cambierò la storia della poesia musicale come solo i maledetti e chi osa sa fare!!  Urlai salendo su uno sgabello …e caddi pure: che figura di merda! Mi misero sul mio letto mobile e vidi Dafne andarsene col respiro pesante. Stai male?? Te lo dovevo.   Girava tra i bagni quella lettera, lo sapevano tutti. Ogni dio ha una bibbia. Io trasformavo l’imperfezione dandole un senso. Anche i medici con le ciabatte bucherellate dovevano assimilare che ci sono cose che si scoprono al secondo ascolto, come la profondità, come me, come te. Bisturi per tagliare fino al midollo, prego!”

Inchiostrare e suonare. Perdersi. Fare il dito medio alla società.
“Vesto sempre allo stesso modo per non far vedere altro: è tutto qui quel che basta. Toccami baby! Vi obbligo alla resurrezione dell’illusione, ce l’avete dentro che siate coglioni o meno. L’esperienza è potenziale. Creiamola. Avete la voglia di identificarvi in me, sogno umano che va predicando. Sono la linea che stende le figure e le riflette, sono il cerchio dell’introspezione. Sentite il toooondo che armonia sa portare. Associatemi al migliore dei poeti maledetti. Voi, profani di un’esistenza bohemienne, versatili alle mie delicate e devastanti manipolazioni. Risiedo nella qualità, laddove nasce l’impressione. Nel mezzo, tra chi c’è in facciata e la saggia fragilità che non è quieto vivere ma solo scelta. Decidete dove stare. Siete succubi di emozioni ignifughe ma vi circondo di fuoco, percepite com’è caldo? Allungate le mani, non abbiate paura, voglio il timore così come il vedere fioccare i primi cambiamenti. La mia è musica mistica, così bella no, non l’avrei mai voluta ma ci ho sempre creduto.”
“Orsù, io parlo per la libertà, chi la capisce? Ci stava un mondo movimentato di confusione finchè fissavo il solito soffitto. Li sentivo dire che ero rugiada fresca, Le sentivo dire Bastardo, Li sentivo dire che mi avrebbero sbattuto su una branda, che se ero ubriaco rendevo di più, Le sentivo dire Signorina mi passi la cartella, Li sentivo dire Lucertola, Le sentivo dire viscido, sentivo le parole contratto, live e lasciatelo andare. Un macello di persone sciupate qui, ligie a disintossicarsi e purificarsi. Io che sono il colpevole, forse, loro che fanno sesso finché canto. Incredibile. Un passaggio da varcare per dovere e piacere. Era colpa sua e mia. Dei pugni alle casse, dei calci all’asta, del girotondo del microfono, della faccia pulita, delle rime, del rancore sussurrato fino a crescere ed esplodere. Era colpa sua. Colpa del mito che sono e non sono io. Colpa della folgorante sregolatezza del rock. “
“Prego James compili il menù per domani, metta una ics qui o qui e prenda la pastiglia.” Disse una che non ascoltava mai.
“Cos’è questa merda? Siete voi che ci volete guariti, siete voi i veri malati: che la musica vi possa curare un giorno. Vi dico che siete come la FINE per chi ha speranza: vi scriverò una canzone e l’ascolterete piangendo.”



Mi chiedo se qualcuno ha capito in realtà che il soggetto era Jim Morrison.
Comunque bando alle ciance, la cosa super è che questo è stato definito un racconto poetico impressionista! E mi son sentita tosta per un 10 minuti! Poi tutto mi passa si sa!
Bacio gioioso a chi ha la voglia di leggermi.

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