Non vi so spiegare il tema richiesto ma è uscito questo.
Anticipo dicendo che rileggendo il tutto mi accorgo di esser io, buttar giù frasi in questo modo mi rappresenta al 101 per cento, non so come spiegare, probabilmente mi vedo alcune vostre facce nel mentre della lettura che sbuffano e sinceramente mi viene da dire che non è che mi dispiaccia. Non si può piacere al mondo. Mi trovo spesso a pensare a chi dice che "intorcolare le cose come i termini o le sensazioni" diventa pesante ma io lo trovo così lineare, limpido e chiaro. Una figata pazzesca.
Ciapa qua!
MUSICA INFETTIVA
“Il paziente James.D.M. si eccita
col rumore. Tradisce chi lo vorrebbe più comune e pulito. E’ un uccello che
canta in fibrillazione dilaniando chi lo ascolta” . Citava così la didascalia a
fine foglio, con tanto di timbro sanitario.
“Occasionalmente sono turbato, lo
apprezzo ed è lì che nascono nenie non lugubri ma crescite libertine, vado
cercando l’evasione e trascino consensi perché sono il leader sfacciato della
seduzione. Ti spiace? Ti spiace davvero? OOOh non mi dire!? Non mi castigare.
La colpa che rivolti verso gli altri è la colpa verso te stesso.”
Lezioni da una tranquillità
falsa. Facce non degne di guardarlo erano state preparate per insegnare a
disintossicarsi dai lati oscuri della musica! Che rivoluzione! Stanze senza
amplificatori e nessun palco vissuto. La Florida non era mai parsa così brutta.
Nei gorghi dei tranquillanti ci si scazzava un po’. Dovevano essere tutti
peccatori diplomati. Dunque si consigliava loro di dormire per non confessare
gli errori. Ne facevano ma negavano.
“C’è il tempo per sbagliare e il
tempo per rimediare. Cadrà ora e con lui tanti altri. Vedrà, sia fiduciosa dei
nostri metodi. Ecco, vi presento Pamela in cura da 2 mesi presso l’istituto”.
Disse una col camice sfilacciato a mia madre. Fianchi larghi. Ciglia lunghe.
“ Lei le permise di avvicinarsi,
a me!, a me!, a me!,il re, mai una cosa simile, a me!, stavano per farmi
conoscere una che mi avrebbe mostrato le tette da lì a poco. Milioni di FANS:
che me ne faccio di un numero sottratto al resto? Continuavo a disegnare i miei
fumetti osé e la ascoltavo indifferente. Quella che mi aveva messo al mondo la
guardava con schifo. Questo sguardo ce l’avevamo in comune.”
“Ooooh lei è una donna così
fortunata, la posso toccare?” disse pelle ed ossi.
“Snobbava me quella troia, seppur dicesse in
giro di emularmi. “ “Il giovane
avvoltoio, si è nidificato tra la paglia composta della lucidità e mi ha dato
una casa. Una mensa, un avvertimento al peggio che trova soluzione”. Ribaltò
gli occhi e tirò su con il naso. Parlava bene, lo si deve ammettere. Sembrava
una nota dolce come il LA.
“Dafne, la mia mamma mai
esistita, indietreggiò elettrizzata e sbalordita, benché poi si rese conto che
stavo prolificando cuccioli come una cagna, ero io la madre di sesso maschile
che mancava alla gente. Sono preparato e al centro dell’attenzione,
patologicamente sconveniente per chi mi imita, fanno tutto, dalle sbornie
notturne alle citazioni di Boudelaire.”
Mettiamo che esista una forza
positiva che crea scombussolamenti di massa, come curarla? Ci hanno tirato su 4
mura apposta! I casi si fanno, ormai,
multipli. Si parla di mente. Poco usata, fa paura. Molto usata, fa paura
uguale.
Paralizzata, la vecchia
Dafne, sentì un brivido pertinente al
ridicolo lungo la schiena, aveva creato un mostro talmente amato che la guerra
alla psicologia tramutata in suono divenne un esempio troppo seguito. Che poi è
la regola. Era un concetto infinito, esattamente come doveva essere.
Quei giovani per i corridoi,
mezzi drogati, magri, capelli alle spalle, fotocopie andate a male, infilati
nel delirio e pronti a restarci. Un
unico dio. Danze di cervelli talmente desiderosi di pienezza da farsi
sfracellare da un solo oratore, non parlavano a mò di chimerine dicevano di
“cantare come sciamani. “
“Cambierò la storia della poesia
musicale come solo i maledetti e chi osa sa fare!! Urlai salendo su uno sgabello …e caddi pure:
che figura di merda! Mi misero sul mio letto mobile e vidi Dafne andarsene col
respiro pesante. Stai male?? Te lo dovevo.
Girava tra i bagni quella lettera, lo sapevano tutti. Ogni dio ha una
bibbia. Io trasformavo l’imperfezione dandole un senso. Anche i medici con le
ciabatte bucherellate dovevano assimilare che ci sono cose che si scoprono al
secondo ascolto, come la profondità, come me, come te. Bisturi per tagliare
fino al midollo, prego!”
Inchiostrare e suonare. Perdersi.
Fare il dito medio alla società.
“Vesto sempre allo stesso modo
per non far vedere altro: è tutto qui quel che basta. Toccami baby! Vi obbligo
alla resurrezione dell’illusione, ce l’avete dentro che siate coglioni o meno.
L’esperienza è potenziale. Creiamola. Avete la voglia di identificarvi in me,
sogno umano che va predicando. Sono la linea che stende le figure e le
riflette, sono il cerchio dell’introspezione. Sentite il toooondo che armonia
sa portare. Associatemi al migliore dei poeti maledetti. Voi, profani di
un’esistenza bohemienne, versatili alle mie delicate e devastanti
manipolazioni. Risiedo nella qualità, laddove nasce l’impressione. Nel mezzo,
tra chi c’è in facciata e la saggia fragilità che non è quieto vivere ma solo
scelta. Decidete dove stare. Siete succubi di emozioni ignifughe ma vi circondo
di fuoco, percepite com’è caldo? Allungate le mani, non abbiate paura, voglio
il timore così come il vedere fioccare i primi cambiamenti. La mia è musica
mistica, così bella no, non l’avrei mai voluta ma ci ho sempre creduto.”
“Orsù, io parlo per la libertà,
chi la capisce? Ci stava un mondo movimentato di confusione finchè fissavo il
solito soffitto. Li sentivo dire che ero rugiada fresca, Le sentivo dire
Bastardo, Li sentivo dire che mi avrebbero sbattuto su una branda, che se ero
ubriaco rendevo di più, Le sentivo dire Signorina mi passi la cartella, Li
sentivo dire Lucertola, Le sentivo dire viscido, sentivo le parole contratto,
live e lasciatelo andare. Un macello di persone sciupate qui, ligie a
disintossicarsi e purificarsi. Io che sono il colpevole, forse, loro che fanno
sesso finché canto. Incredibile. Un passaggio da varcare per dovere e piacere.
Era colpa sua e mia. Dei pugni alle casse, dei calci all’asta, del girotondo
del microfono, della faccia pulita, delle rime, del rancore sussurrato fino a
crescere ed esplodere. Era colpa sua. Colpa del mito che sono e non sono io.
Colpa della folgorante sregolatezza del rock. “
“Prego James compili il menù per
domani, metta una ics qui o qui e prenda la pastiglia.” Disse una che non
ascoltava mai.
“Cos’è questa merda? Siete voi
che ci volete guariti, siete voi i veri malati: che la musica vi possa curare
un giorno. Vi dico che siete come la FINE per chi ha speranza: vi scriverò una
canzone e l’ascolterete piangendo.”
Mi chiedo se qualcuno ha capito in realtà che il soggetto era Jim Morrison.
Comunque bando alle ciance, la cosa super è che questo è stato definito un racconto poetico impressionista! E mi son sentita tosta per un 10 minuti! Poi tutto mi passa si sa!
Bacio gioioso a chi ha la voglia di leggermi.
Nessun commento:
Posta un commento