martedì 18 dicembre 2012

Scrittura Creativa Numero 7

Scrivi del senso della vita m'han detto.
Zero dubbi.
Tratto dell'amore, ma quello incondizionato, che non conosce distanze, fatiche o altro...c'è. Punto.



CARLINO.

Al numero 102/A di via Vuota abitava Carlino, scrittore senza memoria.
Se adesso avesse potuto decidere dove stare di casa non avrebbe certo scelto quel borgo. Gli era sembrato, già dalla serata senza Giorgina che fosse un quartiere poco socievole, molti gatti, nessuna pasticceria, pochi uomini propensi alle forme d’arte.
Ma raccontiamo chi era. Carlino si credeva avesse una vita monotona, ciabattava scomposto fino alle 11, non strisciava il parquet, spostava col dito la tenda, si sedeva sul divano infeltrito e scriveva su blocchi bianchi con gli anelli. Tutto qua. All’una meno 10 arrivava il nipote a movimentare un po’ l’aria, se lo fissava con sguardo interrogatorio come volesse dire”Chi è questo moccioso? Ehm, dunque cosa stavo facendo? “Prendeva uova e farina e faceva torte, tantissime torte, con le fragole d’estate, con i liquori d’inverno. Il piccoletto correva per il salotto scarabocchiando i muri coi pennelli, al che Carlino, ignorando chi non si conosce, riprendeva il filo del discorso della lettera iniziata ore fa continuando il suo dire”… l’elettricista è passato e il quadro elettrico ora non salterà più… nel caso volessi ritornare a trovarmi! Ho comprato la luce calda.”
Le righe precedenti in realtà stavano spiegando che l’abete per Natale costava troppo e aveva optato per una candela rossa e dorata. Niente di ché. Bella però!
“Il problema signor maestro Carlino è che questo palazzo sta cadendo a pezzi e non si possono fare i miracoli, mezzi fili erano staccati. Le manderemo la fattura”.
Se lo appuntò di là o forse di qua che doveva pagarla, per precauzione, non certo perché fosse smemorato. Era un intellettuale lui, uno che sapeva citazioni e biografie.
Carlino seguiva dallo spiffero della finestra il furgoncino che si allontanava dietro l’angolo con Via Anonima.
Come al solito erano le 8 di sera e sua figlia venne a prendere qualcuno. “Papà tutto bene oggi, ti sei ricordato di dare da mangiare al canarino? Hai portato giù le immondizie? Ha fatto disastri Paolino? Ricordati di chiudere l’acqua della doccia poi.”
Con sguardo interrogativo l’accompagnò alla porta dandole un bacio in fronte.
“Giorgina, ti dicevo che ho ripreso a scrivere in rima, amore e calore, corrente con contraente e Giorgina con sposina. Alla TV hanno detto che in una scatola trovata sulla metro di Cremona c’era un vecchissimissimo libro di Nietzsche, una sorta di ABC della cucina tedesca. Non so cosa pagherei per imparare a fare un buon strudel! Non capisco che spezie servano!
Ho imparato a cantare, dalla radio, l’altra domenica, faccio fatica con i toni alti ma la nostra canzone non ne ha perciò, se dovessi ritornare te la farò sentire. Poi giudicherai tu. Mi è arrivata una busta, dannazione mi pareva d’averla infilata nel cassetto, l’hai vista? Tu sai sempre dove sono le mie cose! E diceva che un’opera di 20 anni fa verrà ristampata, mi chiedevano se ero d’accordo o forse dovevo pagare? Magari era una multa? So che ad aprirla ho sentito un bel vento, come quando intingevo il pennino nel calamaio. Comunque ero concentrato sullo schifo del francobollo, sai che odio la saliva degli altri. Non canticchia nessuno stasera, c’è puzza da marcio, c’è anche una specie di fulmine rosso per niente astratto a tutta parete e mi sento i piedi umidi. Odio stare qui. Mai nessuno che ti avverte di quel che succede!”

Giorgina con 2 perle marroni e ferme lo guardò, i capelli arancioni legati nei nastrini le coprivano le spalle, l’abito elegante blu lasciava intravedere la sua naturalezza, alzò il braccio crepò il vetro fine, accarezzò il viso di Carlino dicendo “DIMENTICATI SEMPRE DEL MONDO…E MAI DI NOI”.
Andò in cucina tra mele gialle e polvere di cannella…


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