Zero dubbi.
Tratto dell'amore, ma quello incondizionato, che non conosce distanze, fatiche o altro...c'è. Punto.
CARLINO.
Al numero 102/A di via Vuota abitava
Carlino, scrittore senza memoria.
Se adesso avesse potuto decidere
dove stare di casa non avrebbe certo scelto quel borgo. Gli era sembrato, già
dalla serata senza Giorgina che fosse un quartiere poco socievole, molti gatti,
nessuna pasticceria, pochi uomini propensi alle forme d’arte.
Ma raccontiamo chi era. Carlino
si credeva avesse una vita monotona, ciabattava scomposto fino alle 11, non
strisciava il parquet, spostava col dito la tenda, si sedeva sul divano
infeltrito e scriveva su blocchi bianchi con gli anelli. Tutto qua. All’una
meno 10 arrivava il nipote a movimentare un po’ l’aria, se lo fissava con
sguardo interrogatorio come volesse dire”Chi è questo moccioso? Ehm, dunque
cosa stavo facendo? “Prendeva uova e farina e faceva torte, tantissime torte,
con le fragole d’estate, con i liquori d’inverno. Il piccoletto correva per il
salotto scarabocchiando i muri coi pennelli, al che Carlino, ignorando chi non
si conosce, riprendeva il filo del discorso della lettera iniziata ore fa
continuando il suo dire”… l’elettricista è passato e il quadro elettrico ora
non salterà più… nel caso volessi ritornare a trovarmi! Ho comprato la luce
calda.”
Le righe precedenti in realtà
stavano spiegando che l’abete per Natale costava troppo e aveva optato per una
candela rossa e dorata. Niente di ché. Bella però!
“Il problema signor maestro
Carlino è che questo palazzo sta cadendo a pezzi e non si possono fare i
miracoli, mezzi fili erano staccati. Le manderemo la fattura”.
Se lo appuntò di là o forse di
qua che doveva pagarla, per precauzione, non certo perché fosse smemorato. Era
un intellettuale lui, uno che sapeva citazioni e biografie.
Carlino seguiva dallo spiffero
della finestra il furgoncino che si allontanava dietro l’angolo con Via Anonima.
Come al solito erano le 8 di sera
e sua figlia venne a prendere qualcuno. “Papà tutto bene oggi, ti sei ricordato
di dare da mangiare al canarino? Hai portato giù le immondizie? Ha fatto
disastri Paolino? Ricordati di chiudere l’acqua della doccia poi.”
Con sguardo interrogativo
l’accompagnò alla porta dandole un bacio in fronte.
“Giorgina, ti dicevo che ho
ripreso a scrivere in rima, amore e calore, corrente con contraente e Giorgina
con sposina. Alla TV hanno detto che in una scatola trovata sulla metro di
Cremona c’era un vecchissimissimo libro di Nietzsche, una sorta di ABC della
cucina tedesca. Non so cosa pagherei per imparare a fare un buon strudel! Non
capisco che spezie servano!
Ho imparato a cantare, dalla
radio, l’altra domenica, faccio fatica con i toni alti ma la nostra canzone non
ne ha perciò, se dovessi ritornare te la farò sentire. Poi giudicherai tu. Mi è
arrivata una busta, dannazione mi pareva d’averla infilata nel cassetto, l’hai
vista? Tu sai sempre dove sono le mie cose! E diceva che un’opera di 20 anni fa
verrà ristampata, mi chiedevano se ero d’accordo o forse dovevo pagare? Magari
era una multa? So che ad aprirla ho sentito un bel vento, come quando intingevo
il pennino nel calamaio. Comunque ero concentrato sullo schifo del francobollo,
sai che odio la saliva degli altri. Non canticchia nessuno stasera, c’è puzza
da marcio, c’è anche una specie di fulmine rosso per niente astratto a tutta
parete e mi sento i piedi umidi. Odio stare qui. Mai nessuno che ti avverte di
quel che succede!”
Giorgina con 2 perle marroni e
ferme lo guardò, i capelli arancioni legati nei nastrini le coprivano le spalle,
l’abito elegante blu lasciava intravedere la sua naturalezza, alzò il braccio crepò
il vetro fine, accarezzò il viso di Carlino dicendo “DIMENTICATI SEMPRE DEL
MONDO…E MAI DI NOI”.
Andò in cucina tra mele gialle e
polvere di cannella…
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