lunedì 16 aprile 2012

Ventiduesima Lezione 15-04-12

Bello il tema del silenzio e del tempo che parla. L'avevo già espressa la mia attenzione per questo argomento. Mi han dato delle soddisfazioni le cose dette dopo averlo letto...  :) Mi è piaciuto...
Eccolo:


LA CHIAMI ARIA!

Sarei dovuta andare a fare il solito giro inutile, di quelli che fai quando non sai come occupare il tempo ma oggi c’è l’aria calda per strada e posso pure illudermi che le gambe non mi portino dove sanno ma a loro piace dondolare e a me tutto ciò non aiuta a fingere! Ti chiamo? Non ti chiamo? Mi siedo sospesa tra l’imporsi del sole e un amore che è cominciato d’estate e vive senza mare. Qui nella testa, qui tra il ballare dei petali e una sagoma muta: eppure non era nata così.
“Cosa c’è???”
“Te l’ho detto che mi piace guardarti!”
“Dai dimmi…!”
“Credi sia stupido aver 30 anni e starsene qua su un’altalena diroccata? Sì, insomma si potrebbe fare altro!”
“C’è l’aria calda. E’ perfetto!”
La più banale delle frasi diventa portavoce di un sentimentalismo adolescenziale dove l’infatuazione delle parole è lo strumento di riflesso in un altro volto. Sei uno colto e un po’ anch’io e usi la fermezza di un professore che non si concede al sapere della prima delle classe per orgoglio. Suona la campanella e sei libero come me. Con gli occhi assopiti mi spogli dal trucco che, ad un tratto, non metto.
Con la scarpa faccio i cerchi nella terra. Ne usasti uno come “mezzo di comunicazione” per esprimere gioia. O era paura di me?
Penso ai dubbi nascosti nei tuoi sogni e violenti come frecce in lunghi respiri.
Oscillo senza epoca ma con l’inganno che s’impadronisce di chi non vuol vedere. Incondizionatamente ci stiamo ancora consumando perché io sono dov’eravamo e sei tu che m’hai concesso di trovarci.
Anche questa primavera non rileva nessun sussurro sconosciuto perché mi guardi senza aggiungere nulla, abbassi la testa e fai un paragone. Vita, vita, cazzo è l’esame che impone la vita! Perché non posso esser solo un istinto che si fa abitudine? Infondo lo vorrei. Lo desideravo anche se un tocco sembrava troppo e l’aria calda seccava le labbra inumidite. Non l’ho mai trovata perfetta come sostenevi tu. Aria: a me sembra un voler spazzar via, un non voler vedere. Forse era proprio l’intenzione studiata a tavolino. Certo, affina il desiderio ma dovevo farmi bastare l’averti di fianco, sentire l’odore delle mani sfregato su una fune e sperare di sedurti sdrammatizzando sul groviglio dei miei capelli azzuffati tra gli occhi. Odio il vento che mi mormora nelle orecchie quel che tu non dici e finché riempio il secchio di sassolini ti soffio in faccia il cotone di un fiore che scivola sulla corazza impalpabile che tieni ben stretta. Mentre immagino che mi vorresti abbracciare divento polvere tra le tue mani. E’ così che sono tua. E’ così che mi piace essere tua.
“Si capisce quand’è amore” ti dicono, eppure le radio sono piene di frammenti di musiche, di dialoghi generalizzati senza soggetti che conosci, affetti che non usano voce, di gente che subisce. Mi sa che è l’esatto contrario del volere forse. Siamo tutti uguali. Il mondo ci copia, lo capisci? Non usare la paura!
Tra calcio, uscite e aneddoti che già conosco avrei bisogno di più poesia, di frasi scelte sapientemente e invece mi brucio con la pesantezza delle speranze che si barricano tra le griglia dei tuoi occhi e non volano libere sull’albero che ci ha sempre riparato.  Mi son concessa la magrezza di una grandezza per poter godere di te. Se oggi fossi qui ti costringerei a vivere senza cercarmi in chissà quale strano contemplare. Mi ammiravi ed ora c’è un posto vuoto, nessuno che mi spinge verso l’alto azzardando la voglia di toccare un ramo, nemmeno il timore di cadere e farmi male. Traspariva un narcisismo che rifiutava la sensazione di aver bisogno di me, una punta che debole disturbava i tentativi di non limitarti : ero io dannazione!! Eppure mi volevi ma cercarvi di vivermi nell’istante adatto a te. Il tempo non ci aspetta mai. Lo so perché me la sono messa come regola. Che ci faccio qui? Ora senza scarpe, con una gonna che non mi sta poi nemmeno bene, con una maglia che mi compre come un’ombra, alla ricerca della chiave per un mondo interiore e sconosciuto. Vedo il tuo nome e sento che mi circonda l’aria del ricordo.
“Devo andare!” mi avevi detto. Sempre fugace: gocce di sudore e di essenza. Un salto voleva dire riprendere la strada sbarazzandosi dello spazio appena nato nel cuore. Aperto e chiuso: come una ferita continua che tace come una bocca assetata. Mi resti accanto per il dono che solo tu sai darmi e non capisco nemmeno il perché! Mi gira intorno l’occasione di ribaltare lo spazio tra noi aggiungendo un suono o del semplice coraggio ma sarebbe la solita vecchia storia. Io che la timidezza so cos’è solo se ci sei tu ma massiccia la scaravento sull’idea di un tuo sbaglio. Eppure ti ho amato per come ti sai esprimere. Credo di essere pazza! Vai a capire se è colpa del profumo dell’erba o della terra bagnata, tanto poi arriva la solita brezza e sistema le stagioni e anche i miei anni.
L’aria calda mi porta le voci dei bambini che alle 4 del pomeriggio escono a giocare e io me ne devo andare. Che ne sanno che questo prato è la collina degli indugi e dei silenzi? Dovresti dirglielo tu che qui si viene solo a parlare d’amore.


Non so ma è come se fossi sulla strada giusta, ma credo dipenda dalle motivazioni che mi spingono a farcela per quanto possibile. Per strada giusta non intendo di esser arrivata chissà dove ma ho la netta sensazione di crescere pian piano in una vita parallela che dimostra a me stessa, prima che agli altri che io sono quello che scrivo, quello che la gente legge, quello che sento per davvero. Prendo sul serio un percorso che mi sta donando tanto. Mi piace metter le mani in pasta, sentire che ci affondo con grazia e prepotenza quando serve. Oh dite quello che volete ma queste sono le cose belle della vita! Meraviglia.  

Tema per la prossima volta: un ritratto. Descrivere con i ns occhi qualcuno. Uuuuuu ce n'è da dire..basta decidere il soggetto con più elementi disponibili!!

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