Oggi, in base ad alcuni discorsi, pensavo a questo...Al fatto che pesiamo le parole in base alle persone che ci troviamo davanti. Mettiamo caso che proviamo stima per qualcuno, se questo dice anche una cosa banalissima ecc inconsciamente diamo un significato più ampio del dovuto, allarghiamo in maniera esponenziale una frase che probabilmente poteva dirci anche nostra nonna finchè stendeva le lenzuola o mescolava il ragù. E' come se si vedesse uno in giacca e cravatta anche se, in verità, porta la tuta. Se ci imbattiamo in un discorso con un soggetto che per qualche motivo ci fa storgere il naso diventiamo quasi lisci, tutto ci scivola via.
L'esagerazione di volere per sè e la distrazione si alternano. E' voglia di appartenere portata all'estremo.Tanti fattori dipendono da questi comportamenti. In primis credo si parta da una mancanza di stima personale, bassa e poco concreta che ci fa sperare di essere visti di buon occhio, che ci spinge a cercare negli altri (chi individuiamo OK appunto) una fonte di sostegno. Dare importanza ad altro essere umano è un'arma a doppio taglio. Anche in questo serve la giusta misura. Si rischia di inculcare prospettive rosee alla nostra mente e rimanere delusi al primo "sgarro". Che poi, chi ammette mai una delusione? Appena accade intendo...Io no!Solo col tempo, con l'obiettività che nasce quanto ci si disintossica.
Pensiamo troppo, costruiamo castelli, lavoriamo di cervello anche se non servirebbe.
Mi accorgo che tutti, chi più e chi meno, ricadiamo in questa trappola. Servirebbe un pò di distacco, un pizzico in più, quel tanto che ti permette di giudicare con occhi critici e costruttivi e non in base ad un cuore o ad una voglia di piacere.
Alla fine, negli sbagli, abitiamo tutti nello stesso palazzo!
Nessun commento:
Posta un commento