sabato 11 febbraio 2012

Cassetto.

Ho aperto un cassetto a tutti sconosciuto, uno di quelli che è in casa da una vita ma a cui non si dà importanza. E' solo, si sente così. Vede la frenesia e si fa invisibile ai passanti ma indivisibile a me, l'unica pronta a custodirlo.
Quanti vagabondi pensieri racchiusi in sè, frasi sconnesse, da mettere via...da richiudere in fretta.
Velocità imposta per non perdere la faccia e si consuma la lettura creando un puro attimo di non ritorno usando l'assenza di gravità che dà conforto per trarne il massimo per ciò che incontrerò.
Diventa difficile abbandonare la soglia virtualmente presente, servirebbe farsi piccoli, a misura di cassetto e chiedere a qualcuno di aiutarci a chiuderlo da fuori, un complice, uno che taccia.
Una sorta di Cronache di Narnia dove s'intravede una curiosità quasi benevola e si tenta la scoperta.
Immagino di trovare quel medico ferito che ha provato un dolore e può guarire davvero. Sarà sostegno alla messa in scena d'una favola.
E arrivo dove loro conoscono il mio profumo, intendo chi abita qua, i sentimenti, è come se mi aspettassero ma ero io a tardare.
M'innamoro e mi chiedo cosa pensi quando parli con me? Io che non mi stanco di guardarti e più ci penso e più diventa difficile, sento più intensità e meno proporzione, nella mia claustrofobia scatola nasco come un eroe ma la mia vincità dipende da chi ho attorno.
Affondo in te, mi unisco al dare per scontato chi si ama, mi concedo gli sbagli umani e mi giro e mi rigiro in cerca di chi sparisce lasciandomi prima di addormentarmi. 
Che una casa su un albero mi dia più distacco e meno teatralità, che un pigro non mi faccia scrivere poesie, che un bacio mi insegua!!
E l'ora della partenza, quella che ti impone d'esser strana, di percepire una mancanza che non definisci ma ci provi. L'esagerazione spaventa ma vuoi mettere sentirla trasformarsi in un gesto d'amore? Ne chiedi ancora e ancora ma smettila di guardarmi così perchè non sò cos'è.


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