mercoledì 18 novembre 2009

§ Labirinto §


Cerco di capirne la grandezza da lontano.
Dalla collina più alta.
In punta dei piedi col collo all'insù.
Incuriosita decido di avvicinarmi.
Non so dire se ne sono spaventata.
Sicuramente allettata.
Sono sulla soglia.
Ecco il mio primo passo in quel labirinto.
Groviglio di indefiniti percorsi.
Proprio come me.
Come i miei pensieri ogni giorno.
Troverò presto la soluzione?
Vagherò senza risultato alcuno?
Dovrei appoggiare la mano destra alla parete destra di quei muri.
Sarà l'unico percorso che mi imporrà di non staccare mai la mia mano dalla parete stessa.
Dicono sia l'unico metodo per uscirne vivi.
E' un gioco che un pò spaventa.
Non so se adotterò questo stratagemma.
Rischio?
Meglio di no?
Calma e sola.
Alzo lo sguardo come una bimba che ammira il suo papà.
Scopro incredula che mi tengono per mano sacrificio e forza di combattere.
Le pene che attraverso.
La volontà in cui credo.
Sostenuta dal loro silenzio assenso mi addentro in vicoli sconosciuti.
Non conosco mete.
Non vedo spiragli per me.
Non esigo sapere.
In balìa di insensate figure che crea la mia mente.
Ci sono muri intorno a me?
Foglie verdi e brillanti?
Non capisco.
Si alterna il buio alla luce.
Ora più ansiosa.
Ora intrappolata.
Lo sono quando non vedo, non sento, non percepisco sensazioni.
Gelide le mura dove sbatto il mio corpo.
Corro e cado.
Mi rialzo ferita ma con la rabbia di trovare qualcosa.
Devo scappare.
Il respiro si fa affannoso.
Lo sento che sto male.
Dannata me e le mie paure.
Dovrei solo capire.
Mille occhi intrepidi puntati su di me.
C'è chi ride e si prende gioco del mio farmi male.
Mi affievolisco.
Divento sottile, quasi impercettibile.
Scervello ogni dettaglio e ricerco la strada che mi riconduce all'inzio di questo percorso.
Riassetto ciò che sono.
Alzo piano piano la mano destra.
Accarezzo quel muro...
Non è freddo, non è umido.
Non è roccia.
Ora sono foglie.
Le sento soffici.
Le vedo colorate di vaga speranza.
Le accarezzo come fossero un viso amico.
Senza paura.
Le sento piene.
Non le lascio mai e seguo la loro linea.
Serena e beata rallento dalla già iniziata frenesia.
E' sempre così.
Cose nuove è sinonimo di miglioramento.
E' doveroso per me intraprendere un passo di marcia.
Subito frenato dalla logica che comanda.
Cautela e respiro profondo.
Laggiù si avvicina pian piano un raggio.
Come a chiamarmi.
Sembra una favola.
Io come Alice nel Paese delle Meraviglie.
Spietati scorci che si trasformano in prati verdi di libertà.
Ma la mia vita è davvero una fiaba?
La mia vita forse è un labirinto?
Delirio che spicca il volo?
Silenzi immani tra mura indefinite?
Moltitudine di emozioni.
Sono troppe e non ne riconosco nessuna.
Sempre a metà.
Come nel labirinto anche nella vita.
Al centro di ogni cosa.
Circondata da prigioni e da liane per fuggire ovunque io voglia.
Non so davvero cosa ci sia di buono in tutto ciò.
Il labirinto è più parti di me.
La frenesia nell'arrivare.
Il timore per le sfide.
La voglia di essere.
Il freno nella mia mente.
La sfrontatezza nell'irreale.
L'imperterrita corsa.
L'illusione che so creare.
La via giusta che non mi fa mollare.
Entro per non uscire.
Lo sapevo già dall'inizio.
Era inevitabile andasse a finire così.
Non ve l'ho detto.
Io lo sapevo.
Quando entri poi non esci.
Io non esco.
Io non voglio uscire.
Io qui ci vivo.
Costuisco rifugi.
Respiro all'aria aperta.
Piove su di me.
Lavo via ciò che non voglio più per me.
Asciugo questi vestiti.
Saranno di nuovo belli per il mio prossimo incontro con un'altra me.


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