Figlio unico, figlio di papà,
figlio della società, figlio della prevedibilità.
Provare ad essere diverso fu
l’esperimento riuscito che Rudy si accollò all’età di 30 anni.
Un lavoro ben retribuito gli
bastò per creare una nuova realtà nata alle porte dei campi umidi del nord, tra
le stradine battute e l’erba che strofina le gambe nude.
L’intima grandezza che sentiva
germogliare in lui lo allontanava dalle opinioni della gente e lo avvicinava al
gusto naturale di un giorno lento. Pochi percepiscono la voglia di essere
sfuggendo all’apparenza. C’è chi ci riesce tra palazzi e sveglie e chi
necessità di tutt’altro. Lui rientrava nel secondo gruppo: i coraggiosi.
Da mattina a sera se ne stava con
dei mattoni in mano, per la prima volta, a costruire come un bimbo una casa di
fango, tremolante e insicura ma a compiacersi per la riuscita di un’opera
veramente voluta. Spargeva forza e rabbia sulla legna da ardere, spaccando e
immaginando le facce di chi, con giacca e cravatta, parlava per lui. Creava e
distruggeva traendone beneficio. Respirava le stagioni come fossero un nuovo avvento. Era
così, senza fronzoli, senza pretese, senza abbellimenti. Quel che gli avevano
imposto sin da piccolo divenne, col trascorrere delle ore, la sensazione di
apnea dalla quale fuggire. Trascorreva nella modestia un’esistenza
“verde”: verdura fresca, uova, animali, passeggiate
e bicicletta. Accadeva si sentisse perso, capitavano quelle domande del tipo
“che ci faccio qui?”, “perché?”ma immediatamente la mente rivangava quel che
era: ipnotizzato da un computer, col sedere su 4 ruote…e non parlo di una
macchina per viaggiare.
Prima di dormire sentiva le
cicale, le intuiva tra le siepi di quei fiori che non avevano nome, le voleva vedere
ma poteva solo cercarle. La panca di legno chiaro lo accoglieva prima di andare
a letto, le dita l'accarezzavano e speravano di non dimenticare mai la percezione di
pace di quei frangenti. Solo lui e chissà per quanto tempo. Per pochi mesi o per
la vita intera? Chi poteva sapere il vero grado di resistenza ad uno stravolgimento
simile? Serviva impegno e mollare tutto sarebbe stato da vigliacchi. A lui non interessava comunque! Se solo
fosse arrivata prima quella certezza!! Se solo avesse calpestato prima quel
grano morto dopo la mietitura!! Se solo avesse esplorato ciò che
gli stava attorno fin dall'inizio dell'avventura !! Dall’oro disteso a terra vide un piano a coda, nero. Era
impazzito pensò. (Il caldo della campagna e quegli insetti gli entrarono nel cervello annebbiando ogni logica). Mollò il cappello e riprese l'aria disponibile. I passi si fecero come edera centenaria. Aggrappando le zolle come un ragno padrone si
avvicinò fiero alla melodia che dolcemente faceva danzare i papaveri color rubino. La sentiva non avendola nemmeno creata! Meravigliosa sorpresa! Oh, sublime visione! Lo
sgabello in pelle marrone era lì. Chi poteva conoscere l'amore mai svelato
per quel portatore di note dall'odore di ninfa? Solo lui! Solo lui! Dannazione, solo lui e chi gli stava creando un destino! Anulare e scossa, indice e tonfo,
pollice e passione, mignolo e testa cullante, medio e cantilena. I capelli
ondeggiarono come un soffio e non pensò al resto. Picchiettò i tasti del destino:
il nero della fatica che si sedimenta in ciò che vogliono per noi e
il bianco della libertà. DO- RE-MI-FA-SOL-LA-SI DO e anticipò la primavera
anche dentro sé. Silente tra i lontani fili rossastri di vigna, tra le sagre e le pesche, tra la materia della natura e una particella di vanità. "Un dono" pensò "capita a tutti". In remoti respiri rivangava i disegni della libertà e rivedeva i fogli e la condesazione di rigogliosi pentagrammi.
Distese vaporose coloravano l'orizzonte amato tanto quanto una madre. Nella pozza lucente il volto di chi era. La quiete divenne solievo.
Qualcuno gli regalò un ramo solitario da cui interrogare il cielo e le sue nuvole.
"Canterò e suonerò anche per voi".
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