lunedì 11 giugno 2012

Storie di Roma

Com'erano quella notte a Roma?
Il clima era violento e il caldo portava l'odore acre della tensione che giustificava la paura, una specie di barriera che truccava l'innocenza.
31 anni, capelli rossi, elegante, odia le fragole. Giulia.
33 anni crede nelle rovesciate di Boninba, fisico mai visto asciutto, ama il cioccolato. Fede.
Non vivevano insieme ma in un certo senso sì. Casa periferica di lui ma con ampio giardino scelto per poterci mettere il tavolo per le cene con gli amici che tanto si faranno meno di quello che si era pensato. Il colore del bagno era viola chiaro e non gli era mai piaciuto ma ad un'amica non si può dire di no. Mani nel fai-da-te e bella da vedere. Lui sul divano, lei di schiena alla finestra, guardava il gatto che giocava e distruggeva i fiori, lui studiava un corpo e non il solito carattere.
Non ci aveva mai pensato, quando gli sistemava i capelli con l'acqua del bagno del bar prima di andare a ballare al sabato sera, la vedeva come una mamma rompicoglioni ma alla quale vuoi bene. Per forza.
La capitale è bella perchè tanta gente la viene a vedere ma solo se ci vivi conosci gli angoli nascosti. Come in tutte le cose. Come con le persone.
C'è sempre un posto che se ritorni ti si ferma il cuore.
Ora che passeggio con la schiena curva e lo sguardo sul vialetto sento che mi avveleno di qualcosa che avevo, mi piaceva ma era dannoso. Come tutte le cose buone che fanno male. La legge del trattenersi se vuoi avere pancia piatta e cuore aposto.
Si, ci sto bene ma al diavolo! Il solito putrido pensiero che mi faceva vivere quel che bastava.
Nella discesa per il Campidoglio è scivolata 3 volte! Con il sedere in sù perchè quel rigolo d'acqua lasciata aperta dalla fontanella le si infilava sotto le suole dei sandali, quelli beige e marroni, sempre quelli, possibile? sembrava se li mettesse di proposito. Camminavamo contando quei quadratini scuri per terra e alla fine ognuno aveva in testa un numero diverso. 320! No 336! 10 minuti di silenzio dove sentivo il suo braccio nudo sfregarsi col mio. Fai cose che sono talmente stupide che ci ridi su per la semplice soddisfazione di aver una spalla che asseconda quel che sei. Perfetti. Vecchio, ora mi sento così. Probabilmente lo sono e chiudo le porte in cerca di pace. Lascio fuori specialmente Giulia. 
Follemente sono cambiato oppure dovevo esser quel che non sono mai stato. Un pò noioso. La gente non me lo dice ma glielo leggo. Mi son sempre sentito così tranne con lei. Finchè guardavo il Tevere dagli scalini a 1 cm dall'acqua piena di batteri pensavo a cosa pensasse lei quando le parlavo tutti il giorno di schemi di calcio, di motorini di avviamento, di camper per l'Oktoberfest ma ci mettevo entusiamo...forse piaceva l'enfasi. Forse era sorda. Ora che la immagino solamente mi vengono in mente le cose belle. Ma il tempo è davvero la cura? Se uno non è malato non gli serve l'aspirina...vero anche questo.
Il sole col cemento crea un mix micidiale, ti senti una sauna umana e fai talmente schifo che pensi che staresti bene solo in casa col clima sparato in faccia. Ma sei lì. Probabilmente più impresentabile di così non lo sei mai stato ma non puoi andare perchè c'è lei che estrae dalla borsa del cioccolato ormai completamente sciolto. Ma è per me. Un rischio che ha corso, del quale conosci il finale. Ma lo fai. E' un segno in una notte. A Roma.

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