mercoledì 30 novembre 2011

La mia arte la pago con la mia vita.

Stavo pensando tra i conti di fine anno e una carta intestata che la "mia arte" la pago con la "mia vita".
Questo per dire che se ripenso a tutto ciò che scrivo lo vedo direttamente proporzionale alla mia condizione normale di esistenza.
Io devo stare male anche se sto bene. E' questo che probabilmente mi frega o mi aiuta.
Non potrei esporre dei concetti o stilare un discorso se non fosse così.
La sofferenza è la mia arma vincente. Nonostante io sia portatrice sana di positività e predichi bene...io razzolo male...perchè per me "malinconia/solitudine "è una condizione e una convinzione vitale!
Credo non troverò mai pace in niente, io sono sempre di corsa (forse) per il semplice motivo che "cerco".
Cerco di scappare per vivere correttamente per poi ritornare e scoprire che sono nel posto giusto per poi fuggire e andare avanti così all'infinito.
E' uno stato che fatico a spiegare e leggendo si potrebbe intuire che sono solamente una con paradossi infondati e senza risposta, una che non sta bene da nessuna parte, una che non conosce la parola "gioia".
Per me non è così ma è capibile. Comunque non mi sto a giustificare più di tanto, sarebbe senza arrivo.
Io amo all'estremo. Cose e persone. Frasi e momenti.
Io cancello.
Io abbatto lentamente la mia persona.
Mi alimento di quello che mi scorre dentro al primo istante di vita. Il resto non mi serve.
Ho la necessità di morire per purificarmi e ritornare.

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