Vuole che la gente capisca il
meno possibile. Paola apre il cassetto verbalmente insonorizzato a chi le sta attorno, uno di
quelli a cui non si dà importanza. Si crede alla chiacchiera, unica robustezza
tangibile, tagliente e sadica. Solo. Lui si sente così. Vede la frenesia e si
fa invisibile ai passanti ma indivisibile a lei. Quanti vagabondi pensieri
racchiusi tra le venature del legno, frasi sconnesse, da metter via, da
accantonare per la quiete dopo la tempesta, per non ricevere risposte ed avere
la ragione del vincitore. “Richiudilo immediatamente!” sente prepotentemente
pulsare dai valori sperimentati. Velocità imposta per non perdere la faccia. Ed
è lì che si consuma la lettura furtiva di un frammento passato, creando un puro
attimo di non ritorno, usando l’assenza di gravità che genera il mutismo.
Capisce che si fa difficile abbandonare la soglia palpabile, servirebbe farsi
piccoli in un istante, a misura di scrigno, chiedere a qualcuno di barricarla,
un complice, uno che taccia. Nell’indagine spasmodica di ciò che può dare
s’intravede una curiosità benevola approntata alla scoperta. Immagina di
trovare un medico ferito che ha provato un dolore e può guarire consapevolmente
paure e messe a nudo comuni. Paola arriva
dove riconoscono il suo profumo. S’insinua,
sente più intensità e meno proporzione nella sua claustrofobica realtà, nasce
come un eroina, reinventa un vuoto scrivendolo, colmandolo di manciate di
distacco. Esce. Che una casa su un albero le dia purezza e meno teatralità, che
un pigro viaggiatore non la getti in pasto alla banalità , che un gesto la
spinga all’ascolto. Armonica coordinazione dove gridare sembra semplicemente
parlare, dove arrendersi serve a distendersi solo fino a domani. Le dicerie
della strada gettano idee al caso: non si analizza, non si medita. Non libera
la solitudine per sentirsi appagata e perfetta. I sogni sono bisogni ancestrali
che donano egocentrismo, chi scrive ne è pregno e si fa saturo di verità. Se lo
facesse per mestiere, comunicare sulla carta, s’intende, avrebbe un senso
obbedire ai commenti, al prossimo affamato, alle richieste annoiate, ma non è
così. Paola non gioca a sminuire il fatto che l’interiorità ha dei principi
inviolabili, è cosciente che non si lavora a catena facendo il medesimo
movimento, non nelle emozioni. Aprire un cassetto, chiudere uno scrigno, essere
per sé, sembrare per la calca. Vasta è la ricerca per compiacere la ragione che
si va a cercare. Invisibile ai passanti
indivisibile a lei.
PS: IL LIBRO STA CRESCENDO!...Io lo so che sarà un anno di soddisfazioni piccole e grandi!
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