mercoledì 6 febbraio 2013

Scrittura Creativa Numero 12

Bene: parla della scrittura!


Vuole che la gente capisca il meno possibile. Paola apre il cassetto verbalmente  insonorizzato a chi le sta attorno, uno di quelli a cui non si dà importanza. Si crede alla chiacchiera, unica robustezza tangibile, tagliente e sadica. Solo. Lui si sente così. Vede la frenesia e si fa invisibile ai passanti ma indivisibile a lei. Quanti vagabondi pensieri racchiusi tra le venature del legno, frasi sconnesse, da metter via, da accantonare per la quiete dopo la tempesta, per non ricevere risposte ed avere la ragione del vincitore. “Richiudilo immediatamente!” sente prepotentemente pulsare dai valori sperimentati. Velocità imposta per non perdere la faccia. Ed è lì che si consuma la lettura furtiva di un frammento passato, creando un puro attimo di non ritorno, usando l’assenza di gravità che genera il mutismo. Capisce che si fa difficile abbandonare la soglia palpabile, servirebbe farsi piccoli in un istante, a misura di scrigno, chiedere a qualcuno di barricarla, un complice, uno che taccia. Nell’indagine spasmodica di ciò che può dare s’intravede una curiosità benevola approntata alla scoperta. Immagina di trovare un medico ferito che ha provato un dolore e può guarire consapevolmente paure e messe a nudo comuni.  Paola arriva dove riconoscono il suo profumo.  S’insinua, sente più intensità e meno proporzione nella sua claustrofobica realtà, nasce come un eroina, reinventa un vuoto scrivendolo, colmandolo di manciate di distacco. Esce. Che una casa su un albero le dia purezza e meno teatralità, che un pigro viaggiatore non la getti in pasto alla banalità , che un gesto la spinga all’ascolto. Armonica coordinazione dove gridare sembra semplicemente parlare, dove arrendersi serve a distendersi solo fino a domani. Le dicerie della strada gettano idee al caso: non si analizza, non si medita. Non libera la solitudine per sentirsi appagata e perfetta. I sogni sono bisogni ancestrali che donano egocentrismo, chi scrive ne è pregno e si fa saturo di verità. Se lo facesse per mestiere, comunicare sulla carta, s’intende, avrebbe un senso obbedire ai commenti, al prossimo affamato, alle richieste annoiate, ma non è così. Paola non gioca a sminuire il fatto che l’interiorità ha dei principi inviolabili, è cosciente che non si lavora a catena facendo il medesimo movimento, non nelle emozioni. Aprire un cassetto, chiudere uno scrigno, essere per sé, sembrare per la calca. Vasta è la ricerca per compiacere la ragione che si va a cercare.  Invisibile ai passanti indivisibile a lei. 


PS: IL LIBRO STA CRESCENDO!...Io lo so che sarà un anno di soddisfazioni piccole e grandi!

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