sabato 6 febbraio 2010

Maledetta


Lei era fantasia,
l'irrinunciabile amica,
l'inconcepibile compagna,
l'improbabile madre.
Impossibile non respirarla.
Lui ne pretendeva l'assoluto potere.


L'amava ma scompariva quand'era giorno.
Era quella che immaginava ma non era.
Quella che occupava i teneri sogni,
quella che non riusciva più a toccare,
quella che lo abbandonava e non lo consolava.


Nella città rumorosa e caotica lui era solo,
lei catturava gli sguardi per distrarsi,
si prendeva gioco del sentimento per vivere un nuovo solo momento.


Aria frizzante di fuga.
Nuovo vento tra i palazzi.

Abiti di donna che sventolavano dai negozi come invito all'errore.
Lei catturava il vizio altrui.
Lei lo rendeva suo.


Donna protagonista di storie impensate,
sorseggiava cognac tra le futili risate.
Era ciò che nessuno sa.
Circondata di amici in quegli anonimi bar.

Si presentava poi come per la prima volta,
era lì al cospetto di lui.
Faceva paura.
Gelo.
Tensione.
Finestre sbattute dal forte vento.
Si tolse il frastuono.
Divenne la pace.


Ancora lei.
Così dannata e bella
Nulla all'infuori della perfetta musa.
Si cancellarono gli sbagli
si accettarono le condizioni ostili.
Ecco! Il ritorno alle stagioni passate.


Lei era profumo che sapeva di unione,
arrivava alle sue labbra e sapeva di buono.
Un uomo ora la voleva.
La chiedeva.
La raccoglieva.
Lei non sapeva le risposte.


Fermarono il tempo.
Nessun cambiamento.


Immaginava la presunta finzione.
Sapeva quando amava davvero.
Era suo.
Subito dopo non ne conosceva neppure il nome.
Lo portava nel fondo del delirio.
Lui impazziva nell 'incertezza.
Seduto aspettava la donna dei preconcetti.
Lei ritornava nonostante i suoi difetti.

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