"Sei personaggi in cerca d'autore" L.Pirandello Vs L.Tesini
MONOLOGO FIGLIASTRA
Guardatemi: comando i corpi coi capricci. La mano accarezza i
fianchi scolpiti da giornate di fili dentro aghi, da tessuti grezzi su pelle
morbida, da manichini arresi e bottoni oscillanti da busti ostili. Sono immersa
in un capitolo destinato a non durare troppo a lungo. Serve dedizione per
saldare un debito e per dimenticare un momento dov’ero incisa nella vita di
un’altra me che è stata sì appartenenza ma un’appartenenza innocente come
quando indossi i tacchi alti di una madre piacendo ad uno specchio. Sto
scegliendo. Ne ho tutto il diritto. La miseria mi guarda, mi invita, mi odio.
Mi ripeto “Puttana” eppur mi sento orgogliosa, non ho paura di esperienze colpevoli
perché ho la giusta distanza da me stessa, mi identifico con un alterego
esterno. Non mi percepiscono. Cammino, abbandono tra i passi l’innocente
passione e schiaccio insetti come fossero responsabilità costrette al mio
piccolo mondo. Non vedono le spade qui dentro, tagliano il cuore e non ho scudi
e l’aria mi schiaffeggia e il viso non mi somiglia. Figlia di un padre al mio
cospetto radioso, la più grande di 2 fanciullini vestiti di scuro come la notte
che abbandona la luce, abituata a rinunciare alle costanti che non portano
volti cresciuti. Girano, mi danneggiano, mi sfiniscono poi mi vogliono. Sono
attraente, indicibilmente invocata, osservata anche dal fratellastro che,
spianato dal mio esser figlia gradita, mi vorrebbe nel suo letto perché gli
atteggiamenti illusori mi permettono d’essere addobbata, qualcosa di nuovo, un
pensiero malato da non voler risanare. Lo sfido! Imprevedibile: io più di lui.
Dico a voi spettatori che, a quell’epoca, non ero più la piccina con le treccine
sulle spalle e le mutandine più lunghe della gonna, non volevo mi
accarezzassero con attenzione, non aspettavo tradimenti mascherati da buona famiglia,
non sentivo, non ideavo, non temevo, è facile, è una bacchetta che punisce, è riemergere,
è evocarmi, non cerco consuetudine eppur l’ingannatrice Madama Pace mi
trattiene. Sono addomesticata per una camera, alcuni soldi e nessuna
importanza. “Arriva un cliente abituale” mi dissero e, se solo sapeste, mi
trovo davanti lui, “il padre sbagliato” che scaccia dall’animo i demoni, le
figure inattese, le voglie bramose, che viene stretto al collo dal braccio
della vergogna, che si accorge della perfidia, che non si sa scrollare di dosso
il disprezzo. Ero vittima, prima che la donna che mi portò in grembo, tra la
collera, decise di spalancare la porta per dire la verità che dovreste già
conoscere. Sono rea da questo preciso istante. Non è possibile esser tutti e 3
sullo stesso pavimento macchiato di irrealtà. Sto osservando un fatto che sento
mio oggi ma domani? O ieri? Da sotto il cappellino velato mi nascondo
lentamente, se qualcuno si accorgerà di me sarà troppo tardi per mortificarsi e
vi chiedo: chi farà una brutta impressione a chi? “Madre, esci!” mi vien da inveire. Tutto è
già vissuto, ho avvertito lo strazio e il grido che bastona. Un tempo vivevo
così signori, pertanto non mi trattengo ancora in esaltati e tragici distanze
tra voi e me. E’ chiaro che assecondo la naturale strategia di timori e sfacciate
menzogne. Sono in veste di basso rango
ma l’ho affermato una sola volta, sono desiderio e ci credete, sono pronta a
ricompormi per non tormentarmi e per non infliggere il disonore di chi mi sta
attorno e banalmente afferma di conoscermi.
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Mi sono bastate delle lacrime di commozione alla fine della lettura :)
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