martedì 29 gennaio 2013

Scrittura Creativa Numero 9

TEMA-Qualcosa di grottesco con un pizzico di Hemingway-



EMISSIONE SONORA.

Il campeggio è da sfigati. Diciamoci la verità, i comfort dell’hotel sono per gente d’elite: vieni accolto col soft drink, mentre qui si inizia con uno spiazzo di terra fradicia che sembra dirti: “Sei pronto? E’ da 5 notti che piove! Sei nella MELMA!” . Ti avvilisci, pensi ad una stanza con il letto rassettato come la giusta paga dopo il duro impegno sui libri, fantastichi un venticello artificiale manco fosse uno spaghetto alla carbonara in un giorno di dieta, preghi per la non invasione degli insetti: credetemi, oltre al fattaccio della Bibbia ce ne sono stati altri. Supplichi che la pelle non si ritrovi, oltre che sudaticcia dall’afa, tempestata di punture di zanzare pronte a regalarti l’aspetto  di una pizza al salamino. Mamma sostiene che l’aria aperta ci fa bene e penso al parco sotto casa nostra, tanto comodo e ombreggiante. Mio fratello è bravissimo ad evitare gli altri, alienato in un mondo parallelo ha come amici i personaggi dei libri: non l’ho mai trovato d’aiuto nei miei piani di sabotaggio “vacanze in pineta”. Mi chiedo se vedrò mai un villaggio all-inclusive dove la parola chiave è “farsi servire”. Conoscerei qualche coetaneo e potrei fingere di abitare, che ne so, a Milano o Roma. Qui erano tutti presenti alla mia prima comunione. Dicevo, mio padre dorme, dorme un sacco, come gli orsi in letargo. “Bea, le ferie sono fatte per riposare” dice tra uno sbadiglio e un’alzata di braccio che fa intravedere le caloriche cene dalla nonna. Dorme, lui. Come dargli torto. Riesce a farlo. Uno in famiglia è sufficiente probabilmente. Soffre di roncopatia. Vi starete chiedendo cos’è. Mi sono documentata nel giorno in cui ho urlato all’universo: “Adesso basta!”. C’è che russa tremendamente forte. Sommate un razzo in partenza dalla Base NATO ad un clacson di un tir americano, mescolateli con una vecchia locomotiva a vapore e ad un comizio di femministe e riuscirete ad avere appena il 30% percettivo del rumore che è in grado di produrre. Mi vergogno. A casa non molto, là, più che altro, alterno tenerezza ad incazzatura perché fondamentalmente lui sta facendo molto per me ma è scientificamente impossibile che esista davvero un essere umano in grado di trapassare i muri con la sola e pura potenza della bocca. In campeggio, in mezzo alla gente, mi chiamo fuori da ogni alterazione della ventilazione nasale che derivi da chi porta il mio cognome. Tutti mi ripetono che ho il viso di mia madre. La rassegnazione di questa povera donna iniziò alla fine degli anni 90, l’intensità dei decibel divenne una forma di sfida tra lei e mio padre, “raggiungere l’impossibile”, un record da condividere con le amiche dopo la messa della domenica. Il primo premio è di rito. “Russel”, detto Roberto all’anagrafe, non ammette che la sua è una malattia: di questo si tratta. Non si interessa a cerotti e pozioni magiche di farmacia. Respirare è basilare, serve rifornire ossigeno all’organismo ma qui si tratta di privare almeno 10 persone della loro porzione notturna per abusarne. Mi sembra di vederle le tende risucchiate e tremolanti, un vortice che spazza tutto, uno scarico da lavandino: nell’ingorgo c’è la Signora Maselli da Bologna e il figlioletto del Conti incastrato col pallone. Un incubo: se solo riuscissi a chiudere occhio!  Sono le 2 del mattino, eccolo di nuovo, dovreste sentirlo, il Do maggiore della comitiva d’agosto, l’unico Pavarotti senza Friends! Fuma e il vizio incrementa l’ingrossamento della tonsilla linguale, ha 56 anni e il fisico da nuotatore l’ha lasciato ai primi corsi coi braccioli e tavoletta. Le apnee mi fanno sorridere, ironizzano l’irritabilità. Non sai cosa ti aspetta. Se il trombone va in calando mi rilasso, oserei dire, ma se parliamo del crescendo, vi assicuro che il concerto a Vienna del primo gennaio sembra una canzoncina suonata col flauto. Boccheggiamenti  a mò di oboe, fischi irritanti, un po’ di tutto insomma. Giò è sul tronco tagliato, quello da 134 anni, sta leggendo un testo dove si parla del mare: dice che è in tema con la settimana!  Mi fa un cenno e mi dice che scende alla piadineria… La mamma è in tenuta antisommossa: cuffie per le orecchie, cuscini ripara onde sonore, avvolta come una mummia nelle lenzuola. Sembra pacifica. Ammirevole.

“Ehi ma cos’è questa confusione!” dissi un po’ scossa e intontita. La luce mi era penetrata tra le palpebre mentre la vecchia ringhiava come se le avessero preso un osso dalla cuccia. Poi si rilassò e pianse.

“Bea, meno male che hai preso sonno in macchina!! E’ successa una coooosa! C’è solo da ringraziare papà. Alle 5 meno un quarto dei loschi individui hanno cercato di entrare nella tenda della Signorina Ines, il cagnolino era stato avvelenato e non avrebbe potuto avvisarla di quel che stava accadendo ma A D  U N  C EE R T O  P U N T O  il mio caro Russel ha avuto un’assenza di ventilazione più prolungata del solito e quando ha lasciato uscire l’aria ha fatto la fine del palloncino svuotato!! E’ rotolato nella tenda fino a farla rovesciare, una slavina inaspettata: ci siamo trovati davanti al tappetino d’erba di Ines a gambe in sù.  Che ridere!  In quel momento i ladri sono fuggiti dallo spavento. Gli ho visti benissimo: terrorizzati!”

“E’ una patologia seria la roncopatia, sono curiosa di sentire il dottore appena arrivati a casa. Sembra il caso delle oche al Campidoglio: che imbarazzo!” brontolai squillante.

“Ehi papà, senti qua, uno dei personaggi è un vecchio che vive al mare per l’intera esistenza e dice che l’aria qui fa bene. Cito: “tra l’ondeggiare delle onde e il sale scompare la resistenza nasale”.

“Chi è che ha scritto queste baggianate?”

“Hemingway papà”

“Dì al signorino che tra spiagge e conchiglie non è che si respiri aria migliore: si è solo più rilassati! Guarda me!  Non avrei fatto quel che ho fatto se non fossi stremato dalla sveglia alle 5 di mattina per andare a mungere le vacche 360 giorni all’anno. Relax: io me lo godo fino infondo! Gli sarebbe restato un lettore dalla campagna sulla coscienza. Che razza di consigli! Butta quel coso e torna dentro che schiacciamo un pisolino: è stata una notte difficile.”

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