Mi manca quello di cui avrei bisogno IO in quel preciso momento.
Non necessito sempre delle solite cose. Le mie esigenze cambiano e si alternano ai soliti denominatori comuni che già conosco.
E' frustrante ritrovarsi con un sacco di cose da buttar fuori e non poterlo fare, o meglio, non potendolo fare con un confronto.
Credo di "soffrire" di questa forzatura che trovo dall'altra parte.
Non concepisco il non dialogare.
Ho sempre odiato in maniera viscerale quegli atteggiamenti di taciturna superficialità.
Ebbene sì, si parla di questo, non di altre mille puttanate..solo di superficialità e non voglia di confrontarsi e soprattutto di ASCOLTARE.
Una volta che qualcuno ti chiede di parlare è perchè ha bisogno di farlo, altrimenti non sprecherebbe fiato!
Il mio modo Umano di interpretare un rapporto tra 2 persone!
Qual'è il problema? Credo che un dialogo nasca sincero in mancanza di fattori come ansia, vergogna, imbarazzo..dovrebbe essere una spinta per una libertà che ti fa dire "questo è un posto mio".
Sentirsi a casa è un buon inizio per permettere alle parole di uscire serene e senza freni.
Guardo davanti a me e vedo solo strisciate sulla strada, di quelle che fa un fuoristrada grosso come una casa non accorgendosi del motorino che ha davanti.
Frena.
Sbanda.
Lascia un segno e va via.
E io lo guardo senza sapere il perchè della distrazione, senza accorgermi di chi era alla guida, senza un'emozione.
C'è chi si disabitua a parlare con la sottoscritta e non mi dò la spiegazione a tale scelta.
Vedo concentrazione al proprio interno e non verso l'esterno. Mi rende triste.
Mentre scrivo la mia testa dice che probabilmente l'unica soluzione è stare sulle palle, evitare, ecc ecc ma il mio cuore mi costringere a non mollare l'idea che è solo paura.
Paura di me, di se stessi, di dire cose sbagliate, di un semplice sorriso.
Sono attimi come questo che mi spiazzano, che mandano affanculo quella sorta di "durezza" che impongo di avere senza sapere nemmeno cos'è.
Vorrei solo che l'abitudine al distacco non esistesse se si tratta di me.
Qual'è il problema? Credo che un dialogo nasca sincero in mancanza di fattori come ansia, vergogna, imbarazzo..dovrebbe essere una spinta per una libertà che ti fa dire "questo è un posto mio".
Sentirsi a casa è un buon inizio per permettere alle parole di uscire serene e senza freni.
Guardo davanti a me e vedo solo strisciate sulla strada, di quelle che fa un fuoristrada grosso come una casa non accorgendosi del motorino che ha davanti.
Frena.
Sbanda.
Lascia un segno e va via.
E io lo guardo senza sapere il perchè della distrazione, senza accorgermi di chi era alla guida, senza un'emozione.
C'è chi si disabitua a parlare con la sottoscritta e non mi dò la spiegazione a tale scelta.
Vedo concentrazione al proprio interno e non verso l'esterno. Mi rende triste.
Mentre scrivo la mia testa dice che probabilmente l'unica soluzione è stare sulle palle, evitare, ecc ecc ma il mio cuore mi costringere a non mollare l'idea che è solo paura.
Paura di me, di se stessi, di dire cose sbagliate, di un semplice sorriso.
Sono attimi come questo che mi spiazzano, che mandano affanculo quella sorta di "durezza" che impongo di avere senza sapere nemmeno cos'è.
Vorrei solo che l'abitudine al distacco non esistesse se si tratta di me.
Nessun commento:
Posta un commento