martedì 8 luglio 2014

Menage

"Non mi interessa quel che dice il mondo. Chi sta nel mondo mi fa schifo". Sbatte' la scatola di latta e mi guardo' fissa negli occhi. Facevo parte di un menage assurdo: io, lui e l'indignazione. Mi preoccupava la sete di vendetta, focalizzavo l'attenzione sui pochi minuti crescenti che mi concedeva, dove la scalata era leggera, dove la salita finiva, dove annaspava e c'era uno spicchio di sole ad aspettarlo. Felice lo era ma soppravviveva solo per me. Ero un esperimento all'inizio, un diversivo, una parvenza di strada piana. Scopri' che ero pazza, che non mi si poteva considerare in una sola visione. Si e' deciso senza accordi di essere in simbiosi ma quali sono i limiti di un rapporto cosi? Non so chi sono ma ci sono. Abbiamo un passato, un adesso e una vita che ci riflette di una luce intrigante, un orgoglio diretto che ci rovesciamo addosso. "Non puoi metterti una camicia qualche volta? Sembreresti serio." " Mi prendi per il culo?" "Si". Era energia. Mi pregava di essere una domanda del genere. Ho modo, occhi brillanti e invasivi. Potevo improvvisarmi sorpresa, sorda, vicina, veloce, incurante, brava a letto, semplice, chiunque. Lui no. E' un discorso di prospettive. "Vaghi" e' un cesto di parole con uguale significato ma il tono arrabbiato lo si percepisce diverso dal tono soffocato. Lo amavo per quei tagli. In termini sinceri e' questo il punto, la tiepida possibilita' che credi di avere costringe a non fare. Obbedire, paralizzarsi e vagare in un tepore interiore che va da qui a li, da dentro una scatola fino ad una donna che ti sta per baciare.

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